Comunista, molisano, aspirante sindaco di Roma a 26 anni
Intervista ad Alessandro Mustillo, giovane candidato alla fascia tricolore nella città eterna per il Partito Comunista con genitori di Morrone del Sannio e Campobasso
di Fare Verde Campobasso
08 febbraio 2016
È nato nell’anno in cui il Muro di Berlino venne giù, frantumato da decenni di guerra fredda e dalla voglia matta dei tedeschi dell’Est di riabbracciare i fratelli dell’Ovest. Oggi, che l’ideologia comunista è lontana anni luce dai fasti di un tempo, si candida a governare Roma, la Città Eterna, a soli 26 anni. Lo fa restando fedele alle sue radici, quelle molisane. Lui è Alessandro Mustillo, candidato sindaco del Partito Comunista (senza la I di italiano per ragioni di diritti del marchio). Papà di Morrone del Sannio, mamma di Campobasso, idee che difficilmente ci si aspetterebbe da uno della generazione smartphone.
Un molisano candidato sindaco di Roma. Ci racconti le tue origini?
«Mia madre è di Campobasso, mio padre di Morrone del Sannio. Si conobbero durante l’università, a Roma. Poi decisero di rimanere nella Capitale, dove sono nato io».
Che rapporto hai con la nostra regione?
«Vengo spesso in Molise. Ho un esercito di zii e cugini sia a Morrone che a Campobasso. Tutte le estati trascorro almeno una settimana o due a Campomarino, dove i miei nonni comprarono casa quando nacqui. Ho un rapporto forte col Molise, è un pezzo importante di me».
Come si arriva a essere candidato sindaco della città più importante d’Italia alla tua età?
«La mia candidatura nasce da un appello fatto nel 2012 dal Collettivo Senza Tregua, nel quale militavo, che chiese di mettere insieme i giovani comunisti per un’azione unitaria nella città di Roma. Il Fronte della Gioventù Comunista, del quale sono cofondatore, è abbastanza radicato a Roma. Abbiamo ottenuto il 18 per cento dei consensi delle scuole superiori. Aderiamo inoltre alla Federazione mondiale della Gioventù Democratica e all’Organizzazione delle gioventù comuniste e anti imperialiste».
Da quando fai politica?
«Da quando avevo 14 anni. Sono stati rappresentante d’istituto al Liceo Giulio Cesare di Roma e presidente della Consulta del Movimento scolastico. Ho iniziato organizzando proteste contro la riforma della scuola firmata da Letizia Moratti e contro la guerra in Iraq».
E nella vita, oltre alla politica, ti dedichi ad altro?
«Sono laureando in Giurisprudenza, questione di settimane. E come gran parte della mia generazione ho svolto qualche lavoretto saltuario».
Ma oggi chi è un giovane comunista?
«È un giovane che vede il suo futuro compromesso. Qualcuno vissuto in questi anni in cui ci avevano raccontato che il capitalismo portava pace e progresso e invece si ritrova senza futuro, prendendo coscienza del fatto che i diritti sono diventati un privilegio».
Ritieni che al giorno d’oggi gli ideali del Comunismo siano attuali o superati?
«Pochi giorni fa è emersa una statistica secondo cui 62 persone al mondo posseggono la ricchezza dei restanti 7 miliardi di persone (in realtà lo studio dice la metà, 3,6 miliardi di persone, ndr). Per questo, a 25 anni dalla caduta del Muro, quegli ideali sono più attuali che mai. Di fronte alla disoccupazione, alla precarietà, alla cancellazione sistematica di tutti i diritti dei lavoratori, la questione del socialismo si ripropone».
Qual è l’opinione dei “vecchi compagni”, i comunisti di una volta, riguardo la scelta del Partito comunista di correre da solo?
«In questi giorni stiamo avendo molti consensi e dichiarazioni di sostegno da coloro che in questi anni avevano smesso di fare politica che poi sono la stragrande maggioranza dei vecchi compagni del Pci che si erano distaccati negli ultimi anni, diciamo dalla deriva del Pd. C’è sicuramente una parte consistente di quelli che invece hanno continuato a fare politica e che non stanno con noi. Ma il nostro intento è di riallacciare un legame con quella che pensiamo sia la parte migliore del Pci. Nelle nostre liste, dove gli under 30 sono più della metà, abbiamo anche dei partigiani».
E tu come ti senti a essere in lizza per governare Roma?
«Conosciamo i rapporti di forza attuali ed è ovvio che non pensiamo che fra qualche mese Roma avrà un sindaco comunista. Tuttavia, in questi mesi si è verificato un profondo scollamento fra le gente e la politica. La nostra è una scelta di forte discontinuità. Per noi non sarebbe necessario, visto che non siamo noi ad aver governato la città finora e quindi non dobbiamo rifarci una verginità visto che eravamo fuori dalle istituzioni. Però vogliamo valorizzazione quello che come giovani abbiamo fatto su Roma. Non è una questione di nostalgici, ma è attuale, con i giovani come forza principale».
Un breve quadro dei vostri rapporti o delle opinioni delle altre forze politiche: il Pd?
«Sta dall’altra parte della barricata, con loro non vogliamo alcun accordo. Il Pd è responsabile dell’attuale situazione della città e di quella politica più in generale che vede un attacco alle politiche del lavoro, dell’occupazione e della gioventù».
Qualcuno sta facendo l’alleanza con Sinistra italiana, stanno con Fassina o Civati, in quel calderone. Ma l’unica forza comunista è la nostra».
M5S?
«È una forza politica senza coesione, né un progetto politico alternativo di società. Appoggiamo la loro battaglia per la buona politica ma è parziale. I costi della politica sono una cosa odiosa e noi siamo i primi a volerli eliminare, ma sono una parte minima rispetto ai costi della corruzione. Aggiungo che il M5S fa delle proposte politiche più liberiste di quelle di Pd e centrodestra».
Lega Nord?
«Niente da dire, siamo totalmente distanti. Ci sono posizioni simili, come quella sull’Unione Europea, alla quale siamo contrari, e dell’euro. Rivendichiamo inoltre il fatto che negli Anni Cinquanta l’unica forza politica a votare contro l’unione politica dell’Europa fu il Pci. Tornando alla Lega, sul tema dell’immigrazione soffia sul fuoco di una guerra fra poveri e questo non è funzionale nemmeno a ottenere diritti».
Berlusconi?
«Penso sia finito. Non credo abbia la possibilità di tornare in gioco. Il ruolo di opposizione nel centrodestra è ormai esercitato dalla Lega».
Guardiamo invece alla politica molisana, la segui? Che opinione hai?
«Molto vagamente. So i nomi dei presidenti di Regione e poco altro. Rispetto ai meccanismi attuali, la gestione degli enti locali fatta dal centrodestra e dal centrosinistra si assomiglia un po’ in tutta Italia e il Molise non fa eccezione. Le decisioni vengono imposte altrove, mentre sui territori si decide poco. Le forze principali seguono un binario tracciato a Bruxelles e chiunque faccia parte di quelle forze politiche non può non portarle avanti. Parlo di politiche come l’attacco ai diritti dei lavoratori, la chiusura degli ospedali».
Scherzando per un attimo, ti hanno mai fatto la battuta del Molise che non esiste?
«Certo (ride, ndr). Ma io faccio un’attività seria per far conoscere la vostra regione che è bellissima e meriterebbe di essere conosciuta se ci fosse una politica locale in grado di farla. C’è una carrellata di persone che ho portato in Molise da Roma, visto che ho casa a Morrone e mi diverto ad andare lì. Tanti miei amici venuti in Molise sono rimasti colpiti positivamente dalla bellezza e dalla qualità dalla vita che qui a Roma ci sogniamo».
In bocca al lupo per la tua candidatura e se ti dovesse andar male, puoi sempre ripiegare sul Molise, no?
«(Ride di gusto, poi sta allo scherzo. Ndr). Ma sì, provo a diventare sindaco di Morrone»..
di Fare Verde Campobasso