Perché la politica vuole abolire i Sindaci
Nel Paese al contrario che è diventata l’Italia sembra che i Sindaci (meglio se di Piccoli Comuni) ed i Comuni siano diventati davvero un problema. Così accade che un onorevole deputato proponga di introdurre nel nostro ordinamento un istituto, molto particolare, conosciuto nei paesi anglosassoni con il termine “recall”
di Gianfilippo Mignogna
18 marzo 2016
Il firmatario della proposta di legge (la n. 3660) è Pino Pisicchio, con alle spalle 6 legislature (una al Parlamento Europeo) ed almeno 5 o 6 partiti e partitini. Non un novellino, dunque. Secondo il nostro eroe, gli elettori che vogliono “licenziare” il loro Primo Cittadino (dopo almeno 18 mesi di mandato) devono poter provvedere celermente attraverso un referendum ad hoc senza aspettare questa cosa inutile che sono diventate le elezioni. È sufficiente che ne faccia richiesta almeno il 15% dei votanti della precedente tornata elettorale. Ed il gioco è fatto. Per rendere il tutto ancor più elettrizzante, la proposta prevede l’assenza di qualsiasi quorum: se le firme sono sufficienti a mettere in moto la macchina referendaria, si va alle urne. Punto e basta.
“E’ un principio di sana democrazia diretta” – ha pontificato Pisicchio – che serve ad evitare “che la logica di autoconservazione delle assemblee eviti il ricorso alle elezioni anticipate anche nei casi in cui il rapporto con il corpo elettorale si fosse incrinato”. La logica di autoconservazione delle assemblee. Capito da che pulpito? Questi hanno davvero la faccia di bronzo.
Ovviamente, il buon Pino, sciolinando articoli e principi giurisprudenziali e illustrando ai poveri sudditi i rudimenti del Diritto, si è anche affrettato a spiegare che questa cosa del recall (purtroppo) non si può applicare ai parlamentari ed ai consiglieri regionali. Ma va?! Non avevamo dubbi …
Ora, dando per assodato che i Sindaci (quelli bravi) si confrontano quotidianamente con la loro gente e sono sottoposti ad un referendum continuo e costante e che quindi non possono temere affatto corbellerie del genere, fa riflettere che in questo particolare momento politico dal Parlamento possa venir fuori un’altra iniziativa legislativa del genere. Un proposta che, indipendentemente dalla reale possibilità di diventare legge, rappresenta un’ulteriore conferma della scarsa considerazione (se non proprio avversione) che la politica professionista della Casta e dei Vitalizi ha dei Sindaci e delle comunità locali. Una proposta che invero sembra essere finalizzata soltanto ad indebolire ulteriormente uno dei ruoli istituzionali più delicati ed esposti.
Pensare che appena il 15% del corpo elettorale (dunque ancor meno di una minoranza generalmente venuta fuori dalle urne) possa rimettere in discussione un mandato elettorale quinquennale significa – di fatto – condizionare ancor di più i Primi Cittadini, aumentare la forza di potenziali veti e ricatti da parte di piccoli gruppi di interesse e lasciare le comunità locali in una campagna elettorale permanente. Nel caos, appunto. Non ci vuole un genio, insomma, per capire che questa cosa, in Italia, non ha alcuna possibilità di funzionare e che non potrebbe portare a nessun miglioramento concreto della condizione delle persone. Al contrario, l’esperienza insegna che i Comuni, grazie anche all’elezione diretta del Sindaco, sono al tempo stesso gli Enti più stabili e controllati dagli elettori e, probabilmente, rappresentano ad oggi l’unico luogo istituzionale dove esiste ancora un briciolo di responsabilità politica.
Eppure il Palazzo continua a puntare il suo mirino contro i Primi Cittadini, negandogli qualsiasi dignità istituzionale, complicandogli la vita e considerandoli alla stregua di un problema anziché di una risorsa. Ed allora mi sa che ha ragione il mio amico Donato Altobelli da Montefalcone: “I Piccoli Comuni vanno eliminati, i sindaci sono dei rompicoglioni, fanno troppo l’interesse dei cittadini…. i Sindaci rappresentano una sorta di “concorrenza” locale che ha credito, fiducia, controllo popolare, referenza politica non controllabile; e quindi vanno “normalizzati”.
di Gianfilippo Mignogna (Sindaco Dauno – da ilfossodihelm.com)