Molisani!
La situazione che viviamo richiede il dovere per tutti di un impegno che deve prevedere la partecipazione diretta dei cittadini
di Umberto Berardo
11 aprile 2016
La situazione che viviamo richiede il dovere per tutti di un impegno che deve prevedere la partecipazione diretta dei cittadini
Dal 1963, anno in cui è nata la regione Molise, il numero degli abitanti di questa terra continua a diminuire e le previsioni dell’ISTAT ci dicono che nel 2050 a stento saremo in 250.000.
Molti sono andati via a costruirsi il futuro in differenti regioni italiane, in Europa o in altri continenti; taluni sono rimasti cercando un lavoro dipendente o autonomo purtroppo non sempre sicuro e stabile; altri vivono da sempre in tranquillità sul territorio dove sono nati o perché legati alla sicurezza economica della propria famiglia ed alla capacità imprenditoriale oppure perché sono entrati nel giro del cosiddetto “posto fisso” legandosi, tramite il feudo elettorale ed il voto di scambio, al circuito delle raccomandazioni che solo ora finalmente qualcuno comincia a denunciare in modo chiaro come un sistema discriminante e lesivo del merito e delle pari opportunità.
I dati ISTAT sul piano economico sono davvero sconsolanti.
Nel 2015 il reddito pro capite da noi, con 19.722 euro, è stato il più basso d’Italia
La lieve crescita nel 2015 degli occupati, che nella stragrande maggioranza lavorano nei servizi, ha visto un incremento di appena un punto e mezzo percentuale, che tra l’altro interessa i maschi in fascia di età superiore ai cinquant’anni, mentre per le donne l’occupazione scende del 3% ; tutto questo non può lasciarci ottimisti se consideriamo che dal 2008 al 2014 abbiamo perso quasi undicimila posti di lavoro.
La situazione è tragica soprattutto per i giovani in cerca di occupazione.
Le cause di tale grave contesto economico sono molteplici, ma riteniamo vadano ricercate soprattutto, come abbiamo più volte sottolineato, nella carenza di spirito imprenditoriale, di programmazione economica nei diversi settori, di efficienza della ricerca scientifica e culturale, di infrastrutture adeguate.
Cosa hanno fatto in merito le classi dirigenti in tutti questi anni?
Il Molise è una terra a vocazione sostanzialmente agricola, zootecnica, turistica, ma chi ha amministrato questa regione ha immaginato i poli di sviluppo industriale già dagli anni ’70, relegando le aree interne ad una condizione di deserto economico e demografico; poi si è cercato di devastare il territorio con i progetti delle industrie chimiche, delle “gran manze”, delle centrali a biomasse, degli inceneritori, delle pale eoliche.
Da un po’ la crisi di tante aziende è stata appena messa tra parentesi con la panacea della cassa integrazione in deroga ed ora si dice dovrebbe essere risolta con i fondi per “l’area di crisi complessa” interessante 65 Comuni su 136, come se la crisi non riguardasse l’intera regione; tra l’altro dopo due anni ancora non riusciamo a sapere quale sia la reale disponibilità che il governo intende stanziare al riguardo.
La razionalizzazione della rete scolastica fa fatica a strutturarsi, perché anche i poli scolastici già avviati sembrano solo istituti più grandi, ma senza un legame di ricerca storica, scientifica e culturale con la zona e le comunità su cui insistono.
Della rete stradale, soprattutto nelle arterie provinciali, è meglio non parlare perché è letteralmente abbandonata a se stessa ed è piena di seri pericoli per l’incolumità di chi la percorre.
Si è fatto un gran parlare della banda larga che avrebbe dovuto coprire l’intera regione nelle comunicazioni telematiche, ma come al solito soprattutto le aree interne non sono state coperte dalla fibra ottica, mentre continua anche qui la solita politica degli annunci.
Da mesi ormai sembra entrare in discussione perfino uno dei servizi fondamentali quale quello della garanzia piena del diritto alla salute per i cittadini.
Il commissario ad acta Paolo Di Laura Frattura sta gestendo tale questione con l’idea assurda di poter garantire i Livelli Essenziali di Assistenza spostando taluni servizi dal pubblico al privato, pur sapendo che quest’ultimo può decidere in ogni momento di abbandonare la regione spostando altrove le proprie strutture.
Tra l’altro è grave a nostro avviso come egli fin qui si confronti a livello di elaborazione dei Piani Sanitari Regionali solo con taluni parlamentari, mentre non abbia avuto confronti in merito con organi istituzionali, chiamati solo eventualmente ad aggiornare l’attuale legge sanitaria regionale, né abbia convocato ancora i diversi comitati di cittadini che si sono costituiti democraticamente ed hanno presentato in merito proprie proposte.
Venerdì Frattura, Ruta e Leva hanno tenuto una conferenza stampa cercando di tirar fuori dal cilindro un nuovo coniglio, ma, come in un circo da fantapolitica demagogica, ne hanno fatto vedere solo la testa con la stessa tecnica finora tenuta per evitare che l’opinione pubblica conosca in tutti gli aspetti la nuova operazione studiata per spostare i servizi sanitari dal pubblico al privato e denominata ospedale unico a governance pubblica con la “regionalizzazione” della Fondazione Giovanni Paolo II attraverso un consiglio di amministrazione a nomina politica del presidente della giunta per quattro quinti.
Dunque Frattura, dopo aver dichiarato ai quattro venti che la regione sarebbe uscita dalle aziende partecipate, adesso vuole costituirne una nuova di zecca per la sanità?
Il problema è che, considerata la complessità della questione sanitaria, chi ha gli occhi aperti non vuole giochi di prestigio, ma documenti scritti, visto che pare nessuno ne abbia fin qui uno da leggere.
Non sappiamo se stiano giocando al gatto e al topo, ma perfino l’Università Cattolica del Sacro Cuore sembra dichiarare di non aver ricevuto finora alcun documento da parte del commissario ad acta.
La fotografia sopra delineata di una regione in affanno non è funzionale, come qualcuno potrebbe pensare, ad una logica stupidamente distruttiva.
In tutti gli anni in cui abbiamo vissuto in Molise ci siamo sforzati, in umiltà e nei limiti delle nostre possibilità, di essere cittadini dotati di spirito di osservazione, di senso civico, di responsabilità e di proposte operative tanto che su alcune delle questioni sopra delineate abbiamo presentato, come singoli o inseriti in gruppi di volontariato, dei progetti alquanto articolati.
La situazione che viviamo richiede il dovere per tutti di un impegno che deve prevedere la partecipazione diretta dei cittadini.
I molisani allora, come soggetti e come appartenenti a qualsiasi gruppo organizzato, devono essere coscienti che il disinteresse è colpevole eticamente rispetto alla mancanza di soluzioni ai problemi ed al degenerare della democrazia partecipativa.
La presenza attiva e l’assunzione di responsabilità dei cittadini è l’unico atteggiamento che può dare un futuro al Molise.
Ogni altro atteggiamento porterà al baratro!
di Umberto Berardo