Molise: quale futuro?
Altro che piattaforme e trivelle, è il territorio lavoro e cibo!
20 aprile 2016
Questa foto che, da questa mattina, circola su facebook postata da Cinzia Mattera mostra un oliveto secolare con tutti i suoi olivi tornati a germogliare dopo un anno di cure tradizionali e bio. Anche questa foto mi fa capire sempre più che ” a pensare male” (vedi il mio di due numeri fa su Teatro Naturale e che è riportato su questo mio blog) a volte s’indovina.
La Xilella è la punta di diamante di un progetto già partito da tempo che ha come obiettivo il furto di territorio del nostro Mezzogiorno e dell’Appennino per opere (inceneritori, biomasse, parchi eolici, oleodotti e metanodotti, trivellazioni e altro ancora, asfalto e cemento) dannose all’ambiente, al paesaggio alla risorsa delle risorse, l’agricoltura. Opere, o come usano chiamarle per enfatizzare una loro importanza, “Grandi Opere”, che, nonostante la loro grandezza, non danno occupazione ai giovani e a quella massa di persone, gli operai, che il presidente del Consiglio, nominato da Napolitano l’ex presidente della Repubblica che da oltre sessant’anni, e non a caso, siede su poltrone del nostro Parlamento, non ama.
Un paese, l’Italia, che al Nord registra il 18% del suo territorio occupato da cemento e asfalto, da nitrati nel terreno e azoto nell’aria e un Sud da distruggere per mantenere alti i profitti di quella compagnia di brava gente (la trilateral) che l’altro giorno Mattarella ha salutato e ringraziato.
Questioni enormi difficili da spiegare e, comunque, lontane dai bisogni dei cittadini che hanno solo il tempo di leccarsi le ferite. Ecco perché io insisto nel dire che è il territorio, maltrattato sempre più, anche nel Molise, da una classe dirigente e politica che lo considera solo merce di scambio. Ieri, ad eccezione del Presidente del Consiglio regionale, Mario Pietracupa, del consigliere Michele Petraroia e dei sindacalisti della Cisl e Cgil regionali, totalmente assente a un importante incontro, promosso dall’Associazione degli ex consiglieri, che ha parlato del Molise e del suo futuro.
Una classe politica e dirigente forte di quella cultura che non ha mai spiegato il vero significato del territorio, e, proprio per questa mancanza grave, esso ha urgente bisogno di essere posto al centro del discorso. Soprattutto di chi deve sapere che, solo bloccando la distruzione di questo bene comune a partire da quello che uno raccoglie in uno sguardo, dà senso a una lotta contro un sistema fallito e, come tale, pericoloso, con il risultato di un cambiamento che permette di guardare al domani.
Un Molise città-campagna e un’Italia dei primati, nel campo del cibo, sono la più bella rappresentazione del territorio, che vale la pena salvare, salvaguardare, promuovere, valorizzare perché fonte dell’energia primaria, la più preziosa, il cibo; dei paesaggi che danno le emozioni più belle; delle tradizioni che ci appassionano; del ricco patrimonio di storia e di cultura.
Altro che piattaforme o trivelle, fonti di occupazione! E’ il territorio, che “Sblocca Italia” sta rubando, dietro i consigli e i progetti dei potenti affamati di profiti, la grande miniera d’oro, la ricchezza della biodiversità, cioè la fonte del lavoro e la possibilità di vita, il domani.