“Piazze in piazza”
Il nuovo libro di Giampiero Castellotti affronta il tema della piazza, bacino di umanità
di Valerio Mancini
04 maggio 2016
La “piazza”, centro nevralgico di ogni comunità, è davvero entrata in crisi? Una crisi più materiale o spirituale? E quali “ricette” è possibile mettere in campo per rilanciare questi preziosi spazi di aggregazione? All’affascinante tema tenta di assicurare alcune risposte il nuovo libro di Giampiero Castellotti, “Piazze in piazza”, apparso in questi giorni nelle librerie. Si tratta di una corposa indagine, in trenta capitoli, che oltre a ricostruire il lungo cammino storico della piazza italiana – dal foro romano passando per l’urbanistica medievale e per i fasti rinascimentali e barocchi per approdare alla contemporaneità – affronta la materia con letture architettoniche, urbanistiche e soprattutto sociologiche. Infatti l’approdo è allo svilimento della piazza odierna, soprattutto a quella delle grandi città, la cui identità (e monumentalità) ha ceduto il posto alle esigenze del traffico, ora rotatoria, ora spartitraffico, ora capolinea di autobus, ora maxiparcheggio, ora cantiere per box privati interrati attraverso concessioni comunali utili per fare cassa.
Dal blog collegato al libro (piazzein.altervista.org) apprendiamo persino che a Tolentino l’attuale amministrazione ha firmato una delibera per vendere una parte di una piazza per incamerare risorse utili a risistemarne l’altra porzione. Cronache dalla crisi di questi anni. Un altro fattore di decadimento è costituito dall’alternativa incarnata dal web quale luogo (“non luogo”) di relazioni (virtuali). La Rete, con i suoi social, offre “piazze” più immediate e tecnologiche, ma certamente senza fisicità, simbolismi e quell’importante carico di memorie. Analogamente si potrebbe dire per i centri commerciali, ribattezzati “nuovi piazze”, o per gli outlet, che tentano spesso di ricostruire anche fisicamente la struttura della piazza tradizionale, scivolando nell’artificiosità del kitch. Eppure il recupero della relazionalità assicurata dalla piazza, tanto del paese quanto della grande città, potrebbe rappresentare una via d’uscita alla crisi della rappresentanza e la rinascita di una nuova socialità in grado di recuperare antichi valori umani. Questo, in sostanza, è il parere del sociologo Giuseppe De Rita, che nella prefazione del volume di Castellotti – con il quale condivide l’origine molisana – denuncia come l’individualismo “abbia il fiato corto” dopo stagioni trionfali e questo elemento potrebbe davvero rilanciare l’esigenza di “stare in piazza”. Tornare a prendersi cura delle piazze dei nostri centri abitati è l’augurio dell’autore. Ciò costituisce un dovere per la politica e un’opportunità per i cittadini attraverso azioni “dal basso”: in molte città, ad esempio, sempre più comitati locali lanciano iniziative in compartecipazione, come la gestione di servizi o di spazi verdi in queste aree vitali per la naturale dimensione collettiva.
La piazza costituisce, in fondo, l’estensione pubblica della sfera individuale e in questo bene comune e “spazio aperto” possono tornare a germogliare i valori di responsabilità, di solidarietà e di integrazione. Citando Bobbio, in fondo lo stesso nostro linguaggio non può fare a meno di questo luogo: la lingua italiana è ricca di riferimenti alla piazza (mettere in piazza, scendere in piazza, movimenti di piazza, fare piazza pulita, contrapporre la piazza) quasi a certificare che la nostra storia è fatta di una dialettica fra potere e contropotere.
Titolo: Piazze in piazza
Autore: Giampiero Castellotti
Prefazione: Giuseppe De Rita
Pagine: 208
Anno: 2016
Editore: SPedizioni, via Ugo Bartolomei 18, 00136 Roma
Blog: http://piazzein.altervista.org
Youtube: www.youtube.com/channel/UCGZwMuJO_R8QGUNMezD-02Q
di Valerio Mancini