Un fiume in piena
L’incontro di Agnone (IS) di giovedì 26 maggio sul tema “Dar da mangiare agli affamati” è stato aperto dal saluto del vescovo, S.E. Mons. Domenico Angelo Scotti, e da don Alberto Conti, direttore della Caritas diocesana di Trivento e della Scuola di Formazione all’Impegno Sociale e Politico “P. Borsellino”, il quale, salutando e ringraziando il relatore, don Luigi Ciotti, fondatore e presidente del Gruppo Abele e di Libera, ha introdotto l’argomento della serata sostenendo con chiarezza che, se non c’è giustizia, occuparsi dei poveri è un inganno alla propria coscienza ed a chi, come in questo momento sul nostro territorio, ha bisogno di lavoro, di cultura e di una sanità efficace, pubblica e prossima al territorio.
di Umberto Berardo
30 maggio 2016
Don Luigi Ciotti davanti ad un pubblico numeroso ed attento, che lo ha seguito per ben due ore, è partito dal tema proposto per allargarlo alla sua maniera con analisi di carattere teologico, sociale, culturale e politico e, come un fiume in piena, è riuscito a coinvolgere la platea soprattutto con l’enorme umanità sprigionata dalla sua parola e dal suo vissuto.
In una sintesi che non sia troppo schematica cerchiamo di condividere il suo pensiero facendolo arrivare anche a chi non ha potuto partecipare all’incontro culturale.
“Io non sono un teologo e mi sento un uomo piccolo con mille fragilità, ma certamente sono molto innamorato di Dio che chiama tutti noi a sciogliere i tanti nodi delle contraddizioni della nostra vita”.
Così ha esordito don Ciotti; poi ha affrontato il tema delle relazioni tra gli esseri umani snocciolando, con passione e con continui riferimenti alla sua esperienza di vita, le tesi che di seguito riferiamo ed evidenziamo.
La misericordia si deve sentire, come sostiene papa Francesco, ma contestualmente va vissuta nei diversi ambienti sociali spesso in mezzo ad un mare d’indifferenza.
Il cibo da dare a chi non ne ha è chiaramente una soglia simbolica che deve spingere a creare condizioni per un incontro appunto tra cibo e persone perché tutti siano in grado di usarlo senza però abusarne.
La “Populorum Progressio” invita a costruire un mondo dove la libertà non sia una parola vana e Lazzaro possa sedersi alla mensa come un suo diritto.
Nel pensiero di Benedetto XVI si trova con chiarezza il concetto che il diritto all’alimentazione è un ideale etico e papa Francesco nella “Laudato sì” dice che oggi si parla poco e male dei poveri, spesso da posizioni dalle quali non si può conoscere il loro disagio; allora la solidarietà rischia di diventare un mestiere se non siamo capaci di entrare nel concetto evangelico della condivisione.
Occorre sicuramente un patto per la Terra, la quale ha un’anima etica, come dice papa Francesco, che dobbiamo saper riconoscere e rispettare per farla fruttificare e dar da mangiare e bere a tutti, rompendo le strutture di una società con la ricchezza nelle mani di pochi e con le sole briciole elargite agli altri.
Il Vangelo in merito ci graffia e ci dice che i diritti non possono essere in balia dei profitti economici.
Se in Italia abbiamo milioni di persone nella povertà assoluta o in quella relativa, che non è solo di carattere economico, ma anche culturale e relazionale, se l’Istat ci dice che il futuro è grigio ed incerto, se l’80% dei semi in agricoltura nel mondo è nelle sole mani di cinque multinazionali, se molti contadini rischiano di sparire nella libertà produttiva spazzati via dai poteri forti, se si nega a tanti un bene come l’acqua e si privatizza perfino la sanità, se, come già sosteneva Carlo Maria Martini, la violenza, la corruzione e la solitudine dilagano come una peste, è chiaro che il rischio, come sostiene papa Francesco, è quello della terza guerra mondiale.
La libertà e l’inclusione sono le basi della democrazia di un paese.
Non è libero chi ha bisogni primari insoddisfatti.
Sull’immigrazione molti oggi si commuovono, ma pochi hanno memoria storica delle tante navi italiane colate a picco nell’Atlantico nei due secoli scorsi e sono capaci di muoversi alla ricerca di soluzioni accettabili sul problema aperto nel Mediterraneo.
Nonostante il male che gli esseri umani portano a causa del peccato, il perdono di Dio non conosce confini, ma Gesù chiede di perdonare e di donare condividendo perché nessuno può fare da padrone.
L'”Evangelii Gaudium” ci chiede di essere strumenti di promozione dei poveri, ma un’accoglienza precaria ed una solidarietà logorata come atto sporadico di generosità non sono sufficienti, perché ognuno va riconosciuto nella dignità di persona in un pianeta che è per tutta l’umanità.
Il presidente della Corte dei Conti ci dice che crisi economica e corruzione procedono di pari passo e sono ognuna causa dell’altra.
Anche l’evasione e l’elusione fiscale ci impoveriscono tutti.
Oggi esiste una finanza opaca saldata a strumenti di accumulazione mafiosa che sono lontani anni luce dai bisogni di tutti.
Qui il denaro è frutto di violenza, d’illegalità, di soprusi.
Se siamo capaci di costruire barriere di separazione tra quartieri delle città e chilometri di muri o filo spinato ai confini degli Stati come in Messico o in Paesi europei che si definiscono cattolicissimi, noi diventiamo disumani e siamo inadeguati nel dare speranza a chi l’ha persa.
L’indifferenza è l’ostacolo più grande al cammino della pace e della giustizia sociale, perché anestetizza il cuore.
Se aumentano gli armamenti e manca il cibo, la politica deve darsi orientamenti diversi dagli attuali, ma c’è una quota di responsabilità che appartiene a tutti noi per esprimere segni concreti in grado di opporsi alla disumanità nelle relazioni.
I segni si danno con un’educazione alimentare alla sobrietà nell’uso del cibo e con un’equa distribuzione delle ricchezze che la Terra ci mette a disposizione attraverso sistemi economici funzionali a garantire diritti fondamentali a tutti e ad ognuno.
Non era davvero facile sintetizzare una relazione tanto corposa come quella di don Luigi Ciotti che ancora una volta ci ha gratificato della sua presenza nelle aree interne del Molise per un evento culturale grazie all’impegno della Caritas diocesana di Trivento e della Scuola di Formazione all’Impegno Sociale e Politico “P. Borsellino”.
di Umberto Berardo