Il crowdfunding per salvare un sito archeologico
La salvezza del sito archeologico di Pietrabbondante passa dalla raccolta fondi sul portale Indiegogo.coma
di Nicola Di Turi (da nuvola.corriere.it)
06 luglio 2016
I fondi pubblici che finiscono. Gli scavi che rischiano di arenarsi. La speranza incarnata dalla rete e dal crowdfunding. A meno di un mese dal termine delle raccolta fondi online, il traguardo dei 30 mila euro sembra lontano. Eppure la salvezza del sito archeologico di Pietrabbondante, in Molise, passa proprio dalla raccolta fondi sul portale Indiegogo.com
I fondi europei che in questi anni ci hanno consentito di portare avanti le attività di ricerca sono finiti. Così adesso c’è il rischio che cada in abbandono la parte del sito non ancora aperta al pubblico, e che si cancellino i segni di un lungo lavoro», spiega al Corriere della Sera Roberto Mazzeo.
Laureato in Archeologia alla Sapienza di Roma, Roberto ha trent’anni e lavora a Pietrabbondante (Isernia) già da nove. Assieme al team di archeologi che scava in Molise, Roberto si occupa anche della documentazione fotografica del sito.
Un aspetto importante, se solo si pensa alla furia iconoclasta con cui ISIS polverizza monumenti e statue in Medio Oriente, di cui conserviamo memoria e speranze di ricostruzione esclusivamente grazie al materiale multimediale raccolto.
«Lavoriamo solamente durante il periodo estivo e a titolo gratuito. Ciò che ci spinge a tornare su questo straordinario sito, nonostante molti di noi abbiano terminato il proprio percorso di studi, è la passione e l’alto valore storico-archeologico che ricopre, alla pari della più conosciuta Pompei», ragiona l’archeologo trentenne.
Il sito archeologico di Pietrabbondante fu il centro politico e religioso dei Sanniti, antica popolazione pre-romana. Il sito ha già restituito una Domus publica, un teatro e il suo tempio maggiore.
«La scorsa estate abbiamo ricostruito anche un intero colonnato. Con l’esaurimento dei fondi, però, abbiamo perso l’unico appoggio concreto, il vitto e l’alloggio, nonché la possibilità di poter disporre di una ditta in grado di impiegare operai e mezzi fondamentali per le operazioni di restauro», confessa Roberto.
Contribuendo alla raccolta fondi sul portale Indiegogo, invece, si può sostenere il raggiungimento dei 10 mila euro necessari per lo studio dei materiali in laboratorio e le relative analisi scientifiche. Al raggiungimento dei 30 mila euro, però, sarà possibile proseguire anche l’indagine archeologica sul campo, nei mesi di luglio e agosto. Operai specializzati, mezzi meccanici, assicurazioni, vitto e alloggio dell’équipe di 15 archeologi sono alcune delle spese fondamentali che sarà possibile sostenere.
«Gli scavi archeologici iniziano il 3 ottobre 1857 e riprendono nel 1959, grazie all’intervento del prof. Adriano La Regina, allora ispettore della Soprintendenza alle Antichità di Abruzzo e Molise. In questi anni abbiamo continuato a lavorare, a titolo gratuito, con la consapevolezza che un buon risultato si raggiunge solo con impegno, collaborazione e passione.
Così il sito si è arricchito di un portico monumentale per le offerte, di una domus, di un complesso templare e di almeno altre quattro aree. Eppure per mancanza di fondi e non di volontà, gli scavi potrebbero concludersi senza veder compiuto il lavoro di studio e ricostruzione», conclude Roberto. Insomma, se in Medio Oriente sono i terroristi a distruggere la memoria condivisa del nostro passato, in Italia l’inerzia potrebbe portare a conseguenze analoghe.
di Nicola Di Turi (da nuvola.corriere.it)