E’ ora di tutelare i diritti del mondo agricolo
Mentre stanno per terminare in Molise e nel Meridione le operazioni di mietitrebbiatura del grano duro, si accentuano in modo preoccupante i segnali negativi in merito alla caduta libera del relativo prezzo di mercato.
di Giorgio Scarlato
07 luglio 2016
Per la verità una campagna iniziata già sotto una cattiva stella con segnali per nulla positivi visti il prezzo che oscillava intorno ai 22 euro/ql; ora si attesta sui 17-19 euro. Una debacle. Di questo passo non si possono che avere pensieri negativi per il futuro. Il prezzo potrà ancora scendere visti i continui arrivi di grosse navi cariche di grano estero che costantemente riforniscono i nostri molini.
Il settore agricolo ancora sotto scacco, e questo da anni, per una politica nazionale e regionale che non fa molto per tutelarne gli interessi, per di più affossato da un mercato globalizzato che poco ha che vedere con la leale concorrenza. Un’agricoltura avviata verso una pericolosa deriva politico-economica a danno di una categoria da sempre svenduta: quella dei “cafoni”. Non si può restare inerme ed accettare in modo impassibile tali decisioni astruse ed aggressive nei confronti delle imprese agricole. C’è preoccupazione perché quello che si sta prefigurando. Il rischio è quello di creare danni irreparabili alle aree tradizionalmente vocate alla cerealicoltura. Gli scenari ipotizzabili sono infatti anche quelli di un definitivo abbandono di questa coltivazione visto che, prendendo ad esempio il Molise, dopo l’abbandono della coltivazione delle barbabietole da zucchero, le riduzioni di superfici quali quelle di pomodoro da industria, di orticole e frutticole non ci sono alternative agronomicamente praticabili; il conseguente degrado ambientale, sociale ed economico è vicino.
Proprio mercoledì 29 giugno u.s. si è tenuto davanti alla Camera di Commercio di Foggia un sit-in di protesta contro il continuo ribasso del prezzo del grano ( in Molise, come al solito non si è saputo nulla) e come all’indomani della Brexit con il crollo di tutte le borse mondiali, anche il borsino nazionale del grano duro ha presentato un andamento in forte calo al punto che nella piazza della città dauna, la più importante a livello nazionale, è stato deciso di sospendere le quotazioni. Non è possibile che il nostro grano venga svalutato e nel contempo veder continuare in modo inarrestabile l’import di grano dall’estero.
Il mondo agricolo si trova in una situazione peggiore rispetto a quella dello scorso anno, inimmaginabile, con valori ben al di sotto dei costi di produzione.
La famiglia agricola non può vivere con una redditività inesistente! Sempre la scorsa settimana, presso l’Assessorato all’Agricoltura della Regione Puglia si è tenuto un vertice tra l’assessore Di Gioia, le Organizzazioni di categoria e della trasformazione per cercare di trovare un punto d’incontro.
Come pure l’On Colomba Mongiello, vicepresidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla contraffazione da precisato: ” I pastai affermano che è necessario importare grano a causa del basso tasso proteico di quello italiano, assumendosi la responsabilità di deprimere il prezzo della materia prima molto al di sotto dei costi di produzione. Però non vogliono dichiarare in etichetta il Paese d’origine del grano per non perdere appeal commerciale. La drammatica crisi di questi giorni impone l’urgenza del confronto tra gli attori economici ed istituzionali sul Piano Cerealicolo Nazionale per condividere le misure più idonee a valorizzare la cerealicoltura italiana e dei prodotti della filiera 100% Made in Italy. Sono in evidente crescita i produttori di pasta ottenuta dalla trasformazione di solo grano nazionale, segno che c’è un valore aggiunto commerciale e che è possibile ottenere prodotti di alta qualità.”
Vista la grave situazione, è ora che le varie regioni, Molise compreso, si siedano ad un tavolo per cercare in modo concreto soluzioni al grave problema che da anni si trascina. Il malcontento dei produttori è evidente, anche nell’ “ovattato” Molise. Non è più concepibile veder fare il solito scarica barile delle responsabilità fra tutti gli attori della filiera senza giungere, così come sempre avvenuto in passato, al nulla. Non è più concepibile assistere a tavoli interprofessionali simili ad una “torre di Babele” dove ciascuna componente parla una lingua diversa, incomprensibile per le altre e dove, sempre, si tende a minimizzare o peggio disconoscere addirittura il ruolo fondamentale della produzione della materia prima. E’ ora che il governo regionale unito ai nostri onorevoli e senatori regionali, con le altre regioni, si preparino a tutelare ed a rivendicare i sacrosanti diritti del mondo agricolo.
Basta alle accettazioni passive calate dall’alto!
Il mondo agricolo ha diritto alla sua dignità che non può essere più calpestata.
di Giorgio Scarlato