Il grembiule di mia nonna
Le vecchie di una volta il grembiule non se lo levavano mai, dalla mattina alla sera, così non si sporcava il vestito
di Flora Delli Quadri
13 luglio 2016
Un giorno, sopra ad un giornale, ho letto che i microbi che stanno dentro casa, se non stiamo attenti, ci si mangiano. Il giornale diceva pure che gli strofinacci sono pericolosi perché “sono un concentrato di germi”! “Uh Gesù, e adesso come devo fare!” e ho guardato lo strofinaccio appeso alla sedia. Dopo ho guardato il grembiule che avevo davanti che stavo facendo i servizi e ho avuto paura assai perché era un po’ sporco. Mi è preso un tocco!
Ma poi ho pensato “Beh, l’ho messo per fare i servizi, poi però me lo tolgo, mica lo tengo davanti tutto il giorno come faceva mia nonna!”.
Le vecchie di una volta il grembiule non se lo levavano mai, dalla mattina alla sera, così non si sporcava il vestito, che quello uno solo era! I grembiuli, invece, si sprecavano perché li facevano con le pezze vecchie, o con i sacchi del consorzio che era di cotone massiccio.
Con quello strumento ci facevano tutto, servizi sporchi e puliti: per esempio, se cuocevano le patate sotto la cenere, poi se le mettevano in grembo con tutta la cenere per farle raffreddare; con un angolo alzato tiravano il tegame da sopra al fuoco così non si scottavano; quando andavano alle galline, facevano il fagotto e ci mettevano le uova. Una volta mi ricordo che mia nonna ci portò pure i pulcini e li posò per terra e quelli gridavano pi pi pi e pi pi pi, e noi ragazzi facevamo pi pi pi pure noi come matti. Un’altra volta rientrò con le uova mezze aperte perché la gallina sfaticata non le voleva covare, allora le mise vicino la stufa e quelle piano piano si aprirono e uscirono i pulcini.
Quando tornavano dall’orto, dentro il fagotto ci tenevano sempre o le fascine e i legnetti per accendere il fuoco, o i piselli e le zucchine dell’orto. E come andavano le noci! Poggiavano il fagottino su tavolo e i ragazzi con una pietra le schiacciavano una dopo l’altra, una a te, una a me, una alla figlia del re. Lo stesso facevano con le castagne quando era il tempo.
E le mele? Quelle brutte e ammaccate che cadevano per terra se le mettevano nel grembo e le riportavano a casa, che non si doveva buttare niente. Se tenevano le mani sporche, mica se le lavavano! Se le ripulivano con l’angolo del grembiule e poi facevano gli altri servizi. Dentro la tasca ci tenevano sempre un ditale, un rocchetto con l’ago e il filo infilato, il gomitolo per fare la calza e, affianco, il fazzoletto del naso sporco.
Mah! Ora che ci penso, però, mica è vero che tutte le malattie venivano per il grembiule sporco di mia nonna. Certe volte io mi andavo a nascondere lì sotto per non farmi prendere da mia madre che mi voleva picchiare e quella, mia nonna, mi ci strofinava il muso sporco, mi ci soffiava il naso e, se piangevo, mi ci asciugava pure le lacrime.
Non è che per caso i medici che parlano di “germi sugli strofinacci” dicono fesserie?
Ora che ci penso, l’articolo mi ha fatto proprio arrabbiare! Gli devo scrivere a quello scimunito di giornalista e gli devo mandare a dire: “Signor giornalista, non devi fare impaurire i cristiani. A me, se m’è venuta una malattia non è stata per colpa del grembiule di mia nonna. Quella, la malattia, mi è venuta perché mi avete confuso la testa per la troppa igiene. Il grembiule di mia nonna mi ha regalato sicurezza e tenerezza, alla faccia vostra e degli “igienisti del cazzo” che fate impaurire la gente!” (la parola “igienisti” l’ho trovata sopra al giornale, il resto ce l’ho messo io che mi è uscito proprio dal cuore).
di Flora Delli Quadri