L’olio molisano, i produttori
Grandi passi avanti, ma servono sinergie e comunicazione
di Umberto Di Giacomo
13 luglio 2016
L’olio extravergine di oliva molisano sembra aver compiuto, negli ultimi tempi, il salto di qualità. Naturalmente i traguardi raggiunti sono tappe intermedie di un percorso lungo che ha ancora ampi margini di miglioramento. A che punto siamo? Qual è la strada per continuare a migliorarsi?
Abbiamo posto questa domanda ad alcuni produttori molisani. Il quadro che emerge parte dalla consapevolezza che sono stati fatti grandi passi avanti, ma che mancano alcuni elementi fondamentali per il definitivo salto di qualità. Tra questi la mancanza di strategie di comunicazione adeguate, soprattutto sul web, la mancanza di sinergie fra i produttori e uno scarso sostegno da parte degli Enti istituzionali.
Questo articolo segue due approfondimenti, già pubblicati su questo sito:
Il Molise e l’extravergine: a che punto siamo? Il parere di 10 autorevoli “addetti ai lavori”
Territorio, modernità e tecnologia: il salto di qualità degli oli autentici molisani
GIORGIO TAMARO
COLLE D’ANGIO’ (COLLETORTO)
Indubbiamente il salto di qualità dell’extravergine molisano c’è stato ed è continuo. Purtroppo, bisogna dirlo, sono ancora pochi gli attori della filiera che credono nelle potenzialità dell’Evo locale, composto da 18 varietà riconosciute e altre minori. Parte della responsabilità è nostra: abbiamo un potenziale ancora inespresso. Molti sono ancora alla finestra a guardare, a criticare, a compiangersi o a proporre soluzioni faraoniche. Questo perché manca ancora quel guizzo di convinzione: credere, cioè, che un percorso complessivo di crescita sia possibile ed alla portata se non di tutti, di molti. Il Molise è un piccolo scrigno, che aspetta solo di aprirsi a chi apprezza i sapori unici, indimenticabili. Qualcosa è stato fatto, nel settore dell’olio, ma la strada da percorrere è ancora lunga, la strada maestra, secondo me, è raccontare soprattutto dove viene prodotto; mostrare il territorio. A livello di numeri non possiamo competere con gli altri produttori, però possiamo fare una cosa: spiegare al mondo che nel piccolo scrigno c’è qualcosa di prezioso, unico, un’esperienza non per tutti. Sapori unici, produttori e territorio veri, autentici. La tecnologia moderna ci può dare una grossa mano se ben veicolata , molti segnali ci dicono che nel mondo sono in continua crescita i consumatori consapevoli e desiderosi di prodotti unici di qualità. Il vero Made in Italy, nonostante gli ultimi scandali è sempre più ricercato. Quindi bisogna crederci fino in fondo, non fermandosi ad aspettare che siano gli altri a fare qualcosa per noi, sfruttando tutte le possibilità offerte dal web, dalle guide, dai concorsi, dalle manifestazioni e dai corsi di degustazioni. È necessario mettersi in gioco in prima persona, metterci la faccia, essere autentici , raccontarsi, coinvolgere il consumatore. Questo è ciò che ci viene chiesto.
ANTONIO VALERIO
OLIO PIGNATELLI (MONTERODUNI)
La rinascita dell’olio molisano è fenomeno abbastanza recente, ma di processo non ancora ultimato. Oggi, non solo i nostri ulivi continuano a trovarsi in un ambiente ideale ma gli extravergini che se ne ricavano sono generalmente di buona qualità. In tanti abbiamo capito d’aver bisogno del sostegno della tecnologia, degli agronomi qualificati, di contadini aggiornati e frantoiani preparati, di assistenza tecnica costante: aggiornarsi, adottare moderne prassi di lavorazione, dotarsi di frantoi d’avanguardia, curare e presidiare i campi quotidianamente, raccogliere precocemente e frangere rapidamente le nostre olive e cosi via. In molti abbiamo compreso che occorre premiare un certo tipo di agricoltura moderna e qualificata contestualmente ad una lettura sana ed evoluta dei nostri territori. Ma c’è ancora da migliorarsi, la strada ancora lunga, la crescita non ancora generalizzata, poiché tanti sono ancora i pregiudizi da scardinare e la cultura dell’olio sano e buono non ancora diffusa capillarmente tra i produttori e la gente comune. L’olio extravergine potrebbe diventare modello della rinascita della nostra regione e, per questo motivo, nel comparto olivicolo del Molise occorre tempestivamente inaugurare nuove esperienze di tipo partecipativo. Mi riferisco all’opportunità di creare un moderno sistema fatto di condivisione tra produttori desiderosi di valorizzare le proprie origini e la grande varietà di identità territoriali. Quella logica condivisa in grado di garantire sia un incremento del livello qualitativo dell’offerta complessiva e sia un incremento della domanda. Noi piccoli produttori d’olio autentico, se uniti, possiamo essere i più forti. E uniti, non solo per definire i programmi di miglioramento qualitativo della produzione ma anche per valorizzare il prodotto agroalimentare di qualità e per incentivare le iniziative di informazione e promozione. Per quest’ultima parte, informazione e promozione, non credo esistano “modelli” vincenti rispetto ad altri. A mio avviso, la migliore comunicazione è quella che passa, da un lato, attraverso la qualità del nostro lavoro, l’eccellenza dei nostri prodotti, l’unicità dei nostri patrimoni e dei frutti della nostra terra, e, dall’altro, attraverso una informazione corretta e affidata prevalentemente agli esperti professionisti del settore (lasciando, tuttavia, liberi i produttori di raccontare – con onestà – le proprie storie ed esperienze).
ALESSANDRO PATUTO
PRODUTTORE “LA RISERVA DI ALESSIA”
PRESIDENTE COOP OLEARIA LARINESE SRL (LARINO)
Dal punto di vista qualitativo, negli ultimi dieci anni sono stati fatti enormi passi in avanti, la qualità è notevolmente migliorata, l’attenzione alla diversità che il territorio molisano ci offre comincia ad essere presa in seria considerazione con la produzione di olii monovarietali di notevole spessore. Lo testimonia la continua domanda, i numerosi premi ricevuti da numerosi nostri produttori che vincono a livello nazionale ed internazionale. Lo evidenzia la continua attenzione alle pratiche agronomiche applicate, in quanto l’olio “si fa in campagna” ed il frantoiano deve avere la maestria e la bravura di preservare la qualità che abbiamo dalle nostre piante. Mi sia consentito lo slogan “l’olio vero è fatto dagli artigiani dell’olio” dove passione e professionalità diventano un connubio di estrema importanza. Ma quale sono i punti deboli su cui lavorare: mancanza di sinergie tra i produttori, e mancanza di voglia di stare insieme; mancanza di sinergie di una politica di vera concertazione delle istituzioni nel fare una forte, costante e caparbia azione di comunicazione del nostro territorio; mancanza di valorizzazione del territorio, con azioni volte ad unire le particolarità della costa con la collina e con l’alto Molise. Servono azioni necessarie perché bisogna dare una identità forte al territorio e bisogna sostenere i produttori sempre più bravi, sempre più appassionati e sempre più caparbi nel promuovere le proprie produzioni. Produttori che per dimensioni e costi di produzione sono spesso costretti a confrontarsi con “sistemi” molto più strutturati ed organizzati. In sostanza, dobbiamo lavorare al fine di preservare le nostre tradizione nell’ottica della qualità per dare redditività alle aziende e questo lo otterremo solo se il territorio viene valorizzato nella sua interezza come paesaggio, ambiente, storia, religione, ospitalità, accoglienza, qualità della vita, bellezze, serenità. etc Quando riceviamo in frantoio visitatori del nord Italia, ma anche francesi o olandesi, restano colpiti non solo dalle qualità dell’olio ma anche dalla storia, dalle tradizioni, dai processi che possiamo raccontare. Restano però colpiti negativamente dalla disorganizzazione che c’è tra noi molisani nel non apprezzare le nostre ricchezze e nellacarenza comunicativa delle produzioni. Dico questo, perché personalmente raccolgo le delusioni di molti operatori, perché quando ci si è uniti per fare qualcosa come, l’ideazione di Extrascape, la collaborazione con la Biosapori, la Carta degli oli presentata a gennaio presso il ristorante Risorta del Castello, i risultati ci sono stati con il solo e semplice impegno sincero ed onesto delle persone.
GIOVANNI PASSARELLI
OLEIFICIO M.OLI (MIRABELLO SANNITICO)
Servirebbe una strategia di valorizzazione fatta con criterio, soprattutto con il sostegno degli Enti istituzionali, per far conoscere il territorio ed il prodotto a livello nazionale. Da soli, i produttori, non hanno la forza di valorizzare. Certo è che passi avanti si son fatti per quanto riguardo la qualità dell’olio Evo molisano. Devo però sottolineare come la strada intrapresa per confrontarci tra noi produttori, a livello regionale, non è stata costante e ciò ci ha penalizzato.
GIUSEPPE STORTO
AZIENDA ANTONIETTA MASTROMONACO (MORRONE DEL SANNIO)
Serve una adeguata strategia di marketing per farci conoscere. Noi facciamo prodotti di qualità che non sono noti. Ultimamente siamo stati con la Scuola del gusto e Slow food in Toscana. Lì abbiamo avuto la conferma che abbiamo tanto da insegnare ai toscani, anche dal punto di vista oleicolo, però nessuno ci conosce. Oltre a queste problematiche di comunicazione ci sono tantissimi frantoi obsoleti che dovrebbero essere eliminati, questo è un problema di qualità che ancora dobbiamo superare.
PASQUALE DI LENA
LA CASA DEL VENTO – OLIO DI FLORA (LARINO)
I risultati, positivi e importanti, che l’olivicoltura molisana sta ottenendo sono il frutto di scelte che vengono da lontano, fatte nella metà degli anni ’90, quando la Regione Molise, con il suo Ente di sviluppo, ha fatto proprio un programma di qualità del Governo nazionale che ha dato vita (la seconda in Italia dopo quella di Siena aperta all’Enoteca Italiana) della Sala Panel a Larino; ai corsi di formazione degli assaggiatori di olio e, qualche anno dopo, al Concorso “Goccia d’Oro”. Il Concorso che, mi ripeto, è il polso dell’olivicoltura molisana e, prim’ancora, quello che ha portato ai risultati positivi che oggi abbiamo la possibilità di registrare. Basta vedere la crescita del numero dei campioni inviati (oltre sessanta valutati nella scorsa edizione) e il numero degli oli premiati che coinvolgono produttori e territori insieme. Fondamentale per la qualità è anche il Concorso regionale di potatura, anch’esso promosso dall’Ente regionale, che ha sfornato campioni nazionali. Chi non tiene conto o, peggio, dimentica tutto questo non può capire il cammino fatto e i traguardi raggiunti che, personalmente, trovo positivi e utili per nuovi importanti traguardi da raggiungere, essenziali per affermare l’immagine della qualità degli oli molisani. Per la verità, il Molise non è nato oggi e così pure la sua olivicoltura con i suoi preziosi oli, tant’è che una delle iniziative nazionali più importanti nel campo dell’olio, l’Associazione Nazionale Città dell’Olio, che, negli ultimi vent’anni, ha contribuito a dare il via al Rinascimento in atto dell’olio italiano, soprattutto sotto l’aspetto della crescita della cultura dell’olio, è una stupenda avventura partita dal Molise, con la partecipazione di oltre venti comuni soci fondatori dei trentatre che hanno partecipato, a Larino (1994), alla sua costituzione. Sempre a Larino la nascita dell’Associazione Molisextra, che, a mio parere, non ancora ha espresso le sue non poche potenzialità e, credo, per la mancanza di una strategia di marketing e di un piano olivicolo che spetta alla Regione mettere in campo. Un piano olivicolo capace di far esprimere, all’olivicoltura contadina molisana e ai territori che ne originano la qualità, i caratteri e i valori necessari per conquistare il consumatore del mondo. Se spetta alla Regione definire il piano e la strategia, ai produttori ed ai trasformatori spetta il compito di aggiornarsi, informarsi e partecipare in forma associata alle scelte e al raggiungimento dei traguardi. Serve dare più spazio alla Dop Molise e ciò è possibile se c’è un Consorzio di tutela e di promozione partecipato dai produttori. Serve allargare le basi del biologico per dare più risposte alla domanda che viene dal mercato, in particolare quello globale. Serve dare ancora più forza all’immagine dei nostri oli – sto pensando anche al contributo della ristorazione, delle scuole alberghiere, dell’Università, degli assaggiatori – per dare una risposta di reddito a chi produce e una, altrettanto importante, al Molise, con la nascita di nuove iniziative, soprattutto nel campo del turismo, che vogliono dire più immagine del territorio regionale e più occupazione. È importante, anche, la cultura che riusciamo a produrre e a diffondere, sapendo che essa è il pass par tout, la chiave universale capace di aprire non solo le porte, ma anche, i portoni che introducono ai mercati.
MENA ALOIA
AZIENDA AGRICOLA ALOIA (COLLETORTO)
Il salto di qualità, fatto negli ultimi tempi dall’olio extravergine molisano, ritengo sia dovuto a un processo evolutivo, concettuale e tecnologico, degli operatori del settore, che va costantemente alimentato e ulteriormente sviluppato, convinta come sono che il cibo è soprattutto cultura e che i risultati produttivi siano frutto, oltre che della vocata natura inviolata, del patrimonio di conoscenza ed esperienza dei produttori. Alla base vi è stata la presa di coscienza di avere, in Molise, un magnifico e antico patrimonio, costituito da microclima e territorio vocato, con un’eccellente ricchezza e qualità di cultivar. A ciò si è aggiunta la consapevolezza che le alte potenzialità, date dalla vocazione all’olivicoltura del territorio molisano, vanno catalizzate dalla professionalità, degli olivicoltori e dei frantoiani, nel saper assecondare, con la migliore competenza e tecnologia, i processi naturali che portano all’extravergine di alta qualità, avendo il culto di preservare i profumi freschi, con sentori vegetali, e le sostanze salutistiche che la natura di questa regione sa racchiudere nelle olive, amorevolmente coltivate secondo le migliori e naturali tecniche agronomiche. Ora occorre patrimonializzare la bontà dei risultati qualitativi dell’extravergine molisano, riuscendo a farlo maggiormente conoscere e, soprattutto, riconoscere dal consumatore e dal mondo dell’alta gastronomia. Certo il non essere dei giganti nelle quantità ed essere caratterizzati dalle non sconfinate estensioni aziendali, se tutela la genuinità, non aiuta nel marketing commerciale, che richiede grande potenza d’investimento per essere adeguatamente efficace. Risulta, pertanto, necessario, particolarmente in una piccola realtà regionale come il Molise, la capacità di creare sinergia e fare sistema tra tutti gli operatori della filiera olivicola, insieme alle istituzioni, il mondo accademico e delle professionalità tecniche. E’ vero che nel centrosud d’Italia non siamo particolarmente allenati ad aggregarci e socializzare con il piglio sistemico al risultato e alla produttività, ma, ritengo, sia fondamentale fare di necessità virtù. Per me è stata un’esperienza molto gratificante sul piano della crescita professionale e su quello della consapevolezza del valore del lavoro in team multidisciplinare nel campo dell’extravergine di qualità, oltre che per l’orgoglio di essere molisana, la realizzazione di un prototipo per la molitura delle olive con l’ausilio degli ultrasuoni realizzato attraverso il progetto “Ultra Dop Olive Oil”. Con tale progetto hanno lavorato in sinergia, proprio qui in Molise, aziende agricole e frantoiane regionali, una società leader mondiale d’impianti per frantoi, l’Università di Bari, la referente scientifica Professoressa molisana Maria Lisa Clodoveo, avvalendosi anche del panel test dell’ARSARP, coordinato dal dott. Maurizio Corbo. Ritengo che questo possa essere uno dei tanti esempi positivi, della capacità di aprirsi alle moderne tecnologie, nel rispetto delle migliori tradizioni agricole, che i Molisani e gli olivicoltori molisani sanno interpretare, garantendo un prodotto che merita di essere ulteriormente apprezzato e valorizzato economicamente. I premi che sempre più spesso conseguiamo come olivicoltori molisani, sono grandi iniezioni di fiducia a tutto il settore regionale, che devono spingerci a continuare con perseveranza verso la giusta direzione intrapresa, con modestia ma anche con giusta consapevolezza.
ANTONIETTA PIETROPAOLO
MASSERIA CASOLANI (CASACALENDA)
L’olio extravergine di oliva molisano ha indubbiamente intrapreso una crescita e il salto di qualità è stato fatto. Da bacino di ottimo olio da acquistare e portare via, per poi essere confezionato sotto altri marchi, sta diventando, grazie alla tenacia ai sacrifici di produttori che ci hanno creduto, un prodotto di altissima qualità con un’identità, un territorio alle spalle. Importanti sono stati i riconoscimenti, i premi ricevuti, il fare in modo che se ne parli con le pubblicazioni, gli eventi, le degustazioni. Tutto ciò ha suscitato una certa curiosità e interesse nei consumatori, negli estimatori e negli esperti. È la conferma che l’intuizione che hanno avuto alcuni produttori di mettersi in gioco era giusta e che l’ottimo materiale di base c’è. Molto aiuta anche il mondo digitalizzato in cui viviamo, internet soprattutto, che annulla le distanze e permette di veicolare messaggi in brevissimo tempo. È sul particolare che se la deve giocare l’olio extravergine di oliva molisano: il Molise è uno scrigno di particolarità che devono solo essere valorizzate e promosse. Noi non siamo una Regione da grandi numeri. Possiamo e dobbiamo essere una realtà fatta di gente e produttori che ci mettono la faccia e si aprono al consumatore. È stato intrapreso un cammino, ma le tappe sono ancora molte e non agevoli da raggiungere. Ci vuole più gente che lavora in sinergia per un obiettivo comune, superando l’atavica diffidenza del molisano a mettersi in rete insieme ad altri. Serve razionalizzazione della produzione olivicola, miglioramento delle coltivazioni e abbattimento dei costi. Dobbiamo avere più sostegno mirato e coordinato delle istituzioni ad una promozione che mostri la bellezza, la bontà e il valore delle produzioni molisane. Insomma io immagino un futuro dove l’ottima qualità, tutelata e riconoscibile, non solo dell’olio ma anche di tutti gli altri splendidi prodotti autentici molisani, generi reddito e flussi turistici. Un turismo del gusto e della bellezza che il Molise può supportare facilmente. Si genererebbe un indotto che porterebbe lavoro e benessere per i tanti giovani che sono costretti ad andare. Con i miei colleghi dell’associazione Molisextra mi sto rendendo conto che tanti piccoli insieme qualcosa di buono fanno. Abbiamo sempre da imparare dall’altro, se si ascolta con umiltà e voglia di fare.
di Umberto Di Giacomo (da molisanissimo.it)