Campobasso: ‘Salviamo il Cinema Teatro Ariston’
L’appello del gruppo su facebook e dell’attore Michele Manocchio
di Maria Cristina Giovannitti
14 settembre 2016
L’abbattimento del Cinema Teatro Ariston in via Cardarelli ha avuto il via libera del Tribunale di Campobasso, con la sentenza numero 030 del 17 agosto 2016. Al suo posto sorgerà un’area commerciale con annesso parcheggio.
Un rospo troppo grande da ingoiare per le tante generazione che sono passate per il cinema Ariston, un boccone troppo amaro che decreta il fallimento di un già fragile settore, come quello della cultura.
L’ultimo tentativo per salvare l’ex Ariston è questa petizione lanciata sul sito change.org: una lettera a cuore aperto rivolta al Presidente della Repubblica Mattarella, al premier Renzi e al governatore Frattura: “Non demolite l’Ariston”. Una lotta per salvare un teatro nato nel 1950 e che, con i suoi 1.200 posti, andrebbe custodito, anziché demolito.
Si legge nella petizione: “Il Teatro rischia l’abbattimento che segnerà il fallimento di tutta la classe dirigente politica regionale degli ultimi anni. Si richiede pertanto un intervento immediato per risolvere la questione. Il Teatro deve essere custodito e valorizzato come un prezioso simbolo di identità culturale di un’intera nazione”.
A lanciare la raccolta firme, il gruppo TeatroSocial Ariston, che da tempo si oppone alla demolizione del teatro. A capo di questa lotta, c’è l’attore campobassano Michele Manocchio, il quale ci ha spiegato il perché di questa sua accesa voglia di salvare l’ex Ariston:
“Qualche mese prima di formare il gruppo sentivo che dovevo fare qualcosa perché continuavo a sognarlo. Un sogno in particolare mi è rimasto in mente. Io camminavo nella sala vuota mentre sul palco c’erano le prove di uno spettacolo di danza quando, ad un certo punto mi si apre una voragine sotto i piedi. Riesco a rimanere fuori, ma la voragine scura di 3-4 metri di diametro ingoia un po’ di sedie e mi sveglio. È nato così il gruppo TeatroSocial Ariston e in meno di dieci giorni siamo arrivati ad oltre 14mila. Due settimane dopo, un sogno identico. Cammino nella sala, cerco di stare attento a non calpestare i cartoni, perché sono convinto di cadere nel buco, mi avvicino pian piano, alzo un cartone e scopro che la voragine era stata completamente chiusa con del cemento”.
Insomma quasi un segno premonitore, quello del giovane attore Michele che continua: “Tra i tanti curriculum che mando in giro, vengo selezionato dal Teatro ‘Gesualdo’ di Avellino per partecipare a un corso di 4 settimane su varietà e lì incontro il maestro Ernesto Lama, il quale guarda caso sta portando in scena uno spettacolo con Giovanni Esposito dal titolo ‘Signori in Carrozza’. In breve nello spettacolo il protagonista cerca di fare qualcosa per rimettere in piedi il teatro di Barletta distrutto dalla guerra. Una casualità incredibile: Giovanni Esposito era nella compagnia di Francesco Paolantoni, l’ultimo spettacolo teatrale che è andato in scena all’Ariston. Insomma è come se tanti piccoli segnali fossero stati seminati qua e là nella mia vita nel giro di pochi mesi e allora qualcosa dovevo fare per forza. Sono cresciuto all’Ariston con i saggi di danza e ricordo esattamente l’odore dei camerini, l’odore della sala e del palco e attraverso il gruppo facebook ho scoperto di non essere il solo”.
“L’Ariston – prosegue Manocchio – ha fatto la storia di Campobasso. Tra pochi mesi saranno settanta anni e trovo ingiusto perdere per sempre la possibilità dei recuperare il teatro più grande che abbiamo, perché la politica non è stata capace in undici anni dalla chiusura di trovare il giusto finanziamento per trovare un accordo con la proprietà. Mi preme ricordare che l’auditorium di Isernia è costato la bellezza di 58 milioni di euro. È incompleto e ha solo 770 posti a sedere. L’Ariston ne ha 1.200 e lo stiamo perdendo non perché non interessa alle persone ma perché non interessa alla politica”.
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di Maria Cristina Giovannitti