Viaggio a Napoli
Partendo alle 7,50 da Venafro si arriva con il treno a Napoli alle 9,30.
Napoli ha una stazione degna di una grande capitale europea e una metropolitana meravigliosamente bella e pulita
di Franco Valente – fb
30 settembre 2016
Ho viaggiato con Alessio, un metro e 95, che va tutte le mattine a Napoli a studiare nella biblioteca dell’Università.
Dalla Stazione Centrale in 15 minuti si sta a piazza Dante e si passa per Port’Alba per andare a piazza Bellini a trovare le tracce di Scipione Pandone che, con i soldi che faceva a Venafro, costruiva un palazzo che aveva in facciata i caratteri ideologici dell’architettura aragonese di cui era devoto servitore.
Suo nipote Enrico per aver tradito Carlo V venne decapitato nel 1528 sull’attuale piazza Municipio e il palazzo, dopo varie peripezie, passò prima ai di Capua di Conca e poi a una marea di soggetti che alla fine lo hanno trasformato in un ignobile condominio.
Ma le tracce di Scipione ancora sopravvivono e le ho fotografate.
Poi con Alessio sono andato in una libreria, forse la più piccola del mondo. Un metro e mezzo di larghezza per 3 metri di profondità.
Davanti a S. Gregorio Armeno, uno dei luoghi più misteriosi e affascinanti di Napoli. E non solo per i presepi.
La libreria si chiama “NEAPOLIS” ed è di Annamaria Cirillo. Ci trovi tutto e tutto quello che ti serve per capire di araldica. Per scoprire il mondo dei blasonati e delle loro storie.
E se il libro non c’è, ti fai un giro e dopo un’oretta Annamaria te lo fa trovare.
Cercavo una rara edizione del Dizionario araldico di Luigi Volpicella. Rara anche se in anastatica. Mi ha detto di ripassare prima di pranzo.
Alessio se ne è andato e io ho approfittato per tentare di entrare a S. Maria agli Incurabili, una delle tante chiese di Napoli che da sola meriterebbe un viaggio da qualsiasi parte del mondo ma che, come tante chiese di Napoli, è chiusa da oltre mezzo secolo e nel frattempo è stata saccheggiata.
Da S. Gregorio ci si arriva in 10 minuti se non ti perdi nei vicoli dell’Anticaglia.
All’interno vi sono due meravigliosi monumenti funebri che, senza averli mai visti, avevo scoperto scrivendo di Andrea e Ferrante di Capua feudatari di Termoli e di gran parte del Molise.
Padre e Figlio che sono sepolti in quella chiesa in due monumenti funebri, tra i più belli di Napoli, realizzati da Giovanni da Nola per volere di Maria Ajerbo, moglie di Andrea, che stabilì di farsi seppellire nella medesima chiesa, ma sotto una lastra marmorea con la sua immagine, appoggiata sul pavimento.
Nella corte di S. Maria degli Incurabili, uno degli ospedali di Napoli, dove qualche ammalato passeggia godendosi il fumo di una sigaretta, ho aspettato Francesco Di Rienzo, capracottese partorito una quarantina di anni fa proprio in quell’ospedale.
La chiesa non è visitabile, ma ho tentato egualmente di entrare chiedendo al museo delle Arti Sanitarie che è tenuto da un’associazione di Volontariato, “Il Faro di Ippocrate”, di cui è presidente il prof. Gennaro Rispoli, primario chirurgo agli Incurabili. In quel museo vi sono anche gli strumenti usati dal molisano Antonio Cardarelli ma il mio obiettivo era la chiesa di S. Maria.
Mi hanno spiegato che bisognava chiedere al prof. Rispoli e che mi avrebbero fatto sapere come e quando.
Con questa speranza Francesco ed io ce ne siamo andati a ritirare i libri dalla signora Annamaria.
Nella minuscola NEAPOLIS ho trovato i libri che avevo chiesto. Ho pagato ringraziando e siamo andati via dimenticando la mia Nikon.
Francesco mi ha portato a mangiare una pizza da Tutino, dalle parti di Porta Nolana. Qui non credo sia necessario mettere cartelli per far sapere che si tratti di aree interdette alle automobili. Qui i banchi della frutta, del pesce, dei panni, delle scarpe, del pane a un euro la pagnotta, sono monumenti della napoletanità più autentica.
Credo che Tutino faccia una delle pizze più buone del Regno. La Margherita costa 4 euro. Un altro euro se vuoi doppia mozzarella.
Alle 13,30 stavo alla Stazione Centrale. Alle 14,10, dal binario 4 (che, come quello di Roma, sta a 500 metri dalla testata) sono salito sul treno. Ho benedetto l’utilità del cellulare perché ho ritrovato Alessio che è andato a recuperare la macchina fotografica, ho ricevuto la telefonata per concordare la visita a S. Maria agli Incurabili, ho potuto ringraziare Annamaria Cirillo che aveva messo da parte la mia Nikon.
Alle 15,30 sono sceso alla stazione di Venafro, dove il treno passa dal 1886 e spero continui a passare. Se non altro perché è utilissimo per andare a Napoli, capitale del mondo.
di Franco Valente – fb