“Il Sogno Di Francesco”
Ovvero l’utopia possibile nell’’nterpretazione Di Elio Germano
di Maria Stella Rossi (da aise.it)
17 ottobre 2016
Due i protagonisti principali del film “Il sogno di Francesco”: Elio Germano e la Natura (o paesaggio naturale e umano).
In questo inno all’essenzialità, che scava fino alla radice dell’essere, abbracciando uomo, creature animali, vegetali, pietre, aria – in una sintonica unione di vita e di morte, di terreno e di spirituale – l’utopia diviene possibilità, atto che prelude a un reale raggiungibile. La scelta tematica del film, per la regia di Renaud Fely e Arnaud Louvet, impone e cerca un’altra possibile lettura su San Francesco, un santo totale in ogni gesto, in ogni parola lasciataci, nella vita così come nella formulazione, stesura e approvazione della Regola che nel film dà l’avvio alla storia e ne diventa il filo conduttore.
Ma, per questo film, la trama è solo un pretesto, un incipit necessario per il vero racconto che si cela nella scelta dei personaggi – i frati che vissero con Francesco -, nei testi e nei dialoghi, nella fotografia dei luoghi eletti a presenze ineludibili, nei tempi lenti, necessari al pensiero che se ne nutre, negli ampi panorami parlanti di un misterioso arcano esistere da com-prendere dentro di sè.
Già da subito con le prime inquadrature su San Francesco/Elio Germano, in un dialogo silenzioso, semplice, naturale con piccoli pennuti, pone l’accento sulla complessa semplicità del Santo d’Assisi che proprio in questa commistione necessaria tra uomo/corpo/spirito/natura trova la chiarezza e la risoluzione interiore per cogliere il Divino e portarlo nel quotidiano esistere in un continuo impegno di affermazione di Regole che non nascono come imposizione ma come scoperta del vero e quindi necessaria condivisione con l’altro a cui sono dedicati i pensieri, i gesti, la vita stessa.
L’interpretazione di Germano va oltre la personale capacità interpretativa – che è un suo tratto distintivo e di stile – e si pone fra consapevolezza del valore storico e universale di un personaggio di levatura eccezionale (riconosciuta da laici e religiosi), approfondimento e studio, rielaborazione personale e pathos, indispensabili a dare corpo e voce al Santo che unico nella Storia dei tempi avvolgeva nei suoi pensieri e nel suo fare il tutto del Creato.
Se poi si vogliono fare confronti con altri film, raffronti con il reale storico, ricerca di messaggi da elargire a noi contemporanei, letture del periodo, la lotta impari tra chi ha troppo e chi niente che in questo nostro tribolato attuale è amaro pane quotidiano, tutto questo è presente e chiaro ne “Il sogno di Francesco”.
San Francesco sapeva che le sopraffazioni, le privazioni, le guerre, le privazioni accompagnano da sempre il cammino umano, e sapeva che anche nei secoli che sarebbero seguiti alla sua scomparsa queste stesse cose avrebbero segnato l’esistere per cui il suo sogno, la sua necessaria ricerca di un senso lieto della vita era un atto di speranza, un indicare la possibile strada della gioia che prendeva la sua forma concreta nella capacità di essere poveri, nel senso alto e ideale del termine, e umili- nella sua accezione di essere vicini e legati alla terra e a tutte le sue creature.
Il film, inoltre, si pone nei modi e nei tempi di ripresa, nella scelta dei personaggi/attori in maniera singolare in questo baillame continuo di sensazionalità e spettacolarità ad ogni costo e ripone l’attenzione sul senso della comunicazione, della visione e dell’audizione soppesate e pensate in contemporanea anche dallo spettatore che ha la possibilità della riflessione, della condivisine, del pensiero interiore.
di Maria Stella Rossi (da aise.it)