Castropignano oggi
L’aspetto del paese conserva l’incanto di sempre, ma le case sono vuote come gusci abbandonati
di Angelo Sardella
3 marzo 2017
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Castropignano è un paesino dell’entroterra molisano, a poca distanza dal capoluogo. Si sviluppa sulla cresta di due colline che guardano la valle del Biferno. Conta, nel centro abitato, poco più di 400 persone, sopravvissute all’endemica emigrazione; quella d’oggi, e degli ultimi anni, riguarda soprattutto le nuove generazioni, in particolare quelle dotate di un livello d’istruzione alto. La popolazione, quindi, è prevalentemente anziana, la natalità annuale è ridotta a pochissime unità. L’aspetto del paese conserva l’incanto di sempre, ma le case sono vuote, come gusci abbandonati.
La parte antica del paese racconta con semplicità e chiarezza la sua storia: tante piccole abitazioni in pietra nuda locale, appartenute ad una comunità che viveva prevalentemente di agricoltura. Tra di esse svetta la Torre dell’Orologio, d’origine longobarda, residua dell’antico castello, poi abbandonato e scomparso. Nelle immediate vicinanze ricade l’antico Convento di S.Martino, da tempo di proprietà privata, e la trecentesca chiesa del S.S.Salvatore, con portale di stile romanico; all’interno è conservata una piccola statua in pietra di S.Michele, un tempo venerata nella “Grotta di S. Michele, nel bosco, ad alcune centinaia di metri dal paese, recentemente riconsacrata e raggiungibile attraverso un sentiero riaperto. Altra chiesa trecentesca , dalle imponenti arcate gotiche, è quella di S.Nicola, non più destinata al culto, affiancata da una torre campanaria, originariamente d’avvistamento. Gioiello delle chiese locali è comunque la Chiesa di S. Maria delle Grazie, risalente al ‘500, con portale rinascimentale tra i pochi esistenti nel Molise. Rimaneggiata ed arricchita in epoche successive, era stata edificata, in seguito ad un miracolo, per volere della famiglia baronale dei D’Evoli; si tratta della stessa famiglia, di origine normanna, che nel ‘300 aveva costruito il castello su ruderi di fortezza preesistente, fuori dell’abitato (ed in questo la sua atipicità); restaurato negli ultimi trent’anni, ha seguito vicissitudini per la sua visitabilità.
Contigua all’impianto del castello sorgeva l’antica chiesa di S. Maria dell’Assunta, crollata nel terremoto del 1805 e non ricostruita; di essa rimane una modesta cripta, utilizzata in passato anche come fossa comune a seguito di pestilenze. Intorno al Castello, e più a valle, nei boschi e tra le rocce, tratti imponenti delle doppia cinta muraria risalente al IV A.C., ovvero all’epoca delle guerre sannitiche.
Il Centro Storico ricade sulla collina maggiore del paese, presenta le tipiche viuzze intricate dei borghi medievali, fiancheggiate dalle case addossate le une alle altre; queste sono caratterizzate da un’architettura elementare, semplice e funzionale ai bisogni del contadino del passato: basse, con ambienti piccoli, senza corridoi e balconi, finestre essenziali per la luce, cantine scavate nella roccia, solai di travate in legno, tetti sorretti da fitte tessiture di canne.
Ovviamente gli interni sono stati restaurati e modificati gradualmente nella seconda metà del secolo scorso, corrispondentemente all’affermarsi delle maggiori disponibilità economiche e delle nuove condizioni maturate. I tratti strutturali esterni sono stati nel complesso rispettati per cui è possibile tuttora godere la suggestione che promana dai vicoli, dagli usci, dalle finestrelle, le scalinate, i “gafi” e seguirne l’evoluzione tipologica, specchio dell’economia e della storia locale.
Castropignano, oggi, s’offre al turista alternativo, come borgo sospeso nel silenzio e sorvegliato dai sopravvissuti, ma anche dotato di “Alberghi Diffusi”, “Bad and breakfast”, hotel, ristoranti, trattorie; insomma: un paese in attesa del futuro.
di Angelo Sardella