Imparare facendo
A Como nasce il primo Liceo Artigianale d’Italia
di Laura Pavesi
23 febbraio 2017
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Offrire agli studenti concrete opportunità occupazionali dopo il lavoro e riconquistare il grande patrimonio culturale ed intellettuale della tradizione italiana. Con questi obiettivi nasce a Como il primo Liceo Artigianale d’Italia dove i ragazzi potranno conseguire il diploma di maturità scientifica e, al tempo stesso, imparare un mestiere.
A Como dal prossimo 5 settembre prenderanno il via le lezioni del primo Liceo Artigianale d’Italia. Il nuovo istituto è il primo Liceo Scientifico nel quale i ragazzi potranno conseguire il diploma di maturità scientifica e, al tempo stesso, imparare un mestiere. Al termine del quinto anno, infatti, avranno acquisito competenze lavorative certificate e utili a sostenere gli esami di qualifica professionale in uno di questi 3 settori artigianali: arti della cucina e dell’accoglienza, arti dell’arredo ligneo e arti del tessile.
Il Liceo Artigianale di Como si presenta al pubblico come “liceo scientifico delle scienze applicate con alternanza scuola-lavoro”, uno spazio nel quale “la tradizione liceale italiana incontra l’innovazione e insieme danno vita ad un iter di studio nuovo e all’avanguardia: un luogo dove la formazione in classe viene coniugata con la sapienza artigianale”.
I programmi delle singole materie sono sviluppati in riferimento alle Indicazioni Nazionali per il Liceo scientifico delle scienze applicate e il comitato scientifico del liceo è composto, tra gli altri, dall’architetto Mario Botta e dal critico letterario Carlo Ossola. Verrà utilizzata una didattica per progetti e per problemi e le lezioni si terranno presso la Scuola “Oliver Twist” di Como, la Scuola di Istruzione e Formazione Professionale per ragazzi e adulti gestita da Cometa – associazione no profit fondata nel 1987 – dove i percorsi di diploma professionale sono già organizzati da anni come vere e proprie “botteghe artigianali”.
Erasmo Figini – ideatore del Liceo Artigianale e co-fondatore dell’associazione Cometa – spiega che “il passaggio dalla Scuola Professionale al Liceo Artigianale è stato naturale. L’obiettivo principale del Liceo Artigianale è avvicinare gli studenti alla realtà delle aziende e aiutarli a garantirsi una concreta opportunità occupazionale dopo il diploma, ma senza che debbano per forza rinunciare alla possibilità di proseguire gli studi all’Università. E’ per questo che nasce il liceo scientifico delle scienze applicate con alternanza scuola-lavoro. È una proiezione sul futuro di quello che abbiamo già fatto in passato ed era venuto il momento di fare questo grande passo”.
“Ci siamo resi conto”, sottolinea Alessandro Mele, direttore generale di Cometa, “che la nostra tradizione, la tradizione italiana che ha generato le piazze e le città più belle del mondo, è nata da una cultura che aveva dentro di sé sia la sapienza manuale/artigianale, sia la capacità di creare bellezza. Gli studenti (del Liceo Artigianale) otterranno sia il diploma di liceo scientifico sia la qualifica professionale. La scuola professionale è ancora vista come un ripiego per chi non ha voglia di studiare, una spinta verso il lavoro per ragazzi svogliati e demotivati, ma è un punto di vista ormai superato. Noi la pensiamo diversamente: il lavoro è un luogo educativo, una sorgente culturale.
L’obiettivo è quello di riconquistare il grande patrimonio culturale ed intellettuale della nostra tradizione. Il mio amico architetto Mario Botta mi raccontava che da giovane fece l’apprendistato e solo attraverso il lavoro scoprì la voglia di conoscere. Quindi si iscrisse al liceo artistico e poi, mentre frequentava l’Università di architettura di Venezia, sperimentò quale immensa fortuna fosse la capacità di dare concretezza al sapere – che per i suoi compagni rimaneva astratto e teorico – proprio grazie alla sua originaria esperienza di apprendistato“.
Gli allievi del primo Liceo Artigianale d’Italia, oltre a studiare materie tradizionali (italiano, matematica, informatica, fisica, scienze naturali, storia, geografia, storia dell’arte, filosofia) svolgeranno 240 ore di laboratorio durante il primo anno e 280 ore di alternanza scuola-lavoro dal secondo al quinto anno (che corrispondono ad una settimana al mese di esperienza lavorativa presso un’azienda locale). Il tutto in un’ottica internazionale: particolare attenzione sarà dedicata all’apprendimento della lingua inglese (con insegnanti madrelingua) e al digitale e alle nuove tecnologie: gli allievi utilizzeranno regolarmente lavagne interattive, notebook, piattaforme informatiche, reti Wi-Fi, software specialistici dedicati, laboratori digitali e stampanti 3D.
Un percorso formativo come questo, orientato alle nuove tecnologie ma fondato sul lavoro, sulla manualità e la sapienza artigianale, a prima vista potrebbe sembrare “anacronistico”. Invece è pienamente in linea con le previsioni occupazionali dei paesi ad alto reddito e con recenti studi, internazionali e italiani, secondo i quali l’artigianato e i lavori basati sull’abilità manuale e sul “saper fare con le mani” saranno tra le professioni più ricercate dei prossimi 10 anni.
Non è un caso, infatti, se gli stilisti e le aziende del lusso Made in Italy lanciano sempre più video e promo che ritraggono i maestri artigiani mentre lavorano “con le mani” e se una multinazionale leader nel settore dell’elettronica di consumo ha fondato una “Maestros Academy” con lo scopo dichiarato di mettere in contatto i maestri e i giovani “per far crescere una nuova generazione di artigiani italiani”. Qui i maestri “tradizionali” si affiancano ai maestri “digitali” ed è proprio grazie al valore aggiunto del digitale che stiamo assistendo ad un fenomeno molto interessante: l’immagine dell’artigiano si sta sempre più “svecchiando” e avvicinando a quella dell’artigiano-designer, artigiano-creativo, artigiano-artista.
di Laura Pavesi (da italiachecambia.org)