“La tragedia di Rigopiano era evitabile”
Parla l’ing. Dino Pignatelli, che ha redatto Il Piano per il Monte Terminillo: ”L’area Hotel non doveva essere edificabile”
di Marco Signori
23 gennaio 2017
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“La Regione Abruzzo non ha mai adottato una Carta delle valanghe, che avrebbe ad esempio potuto scongiurare il dramma dell’hotel Rigopiano di Farindola”.
L’ingegnere Dino Pignatelli, esperto di impianti a fune ed esperto abilitato di valanghe con una formazione anche in Svizzera, non ha dubbi: “Anche da un’osservazione superficiale del posto si capisce che non è immune dal rischio valanghe, è sicuramente una zona esposta a valanghe, che poi negli ultimi anni non ce ne siano state non significa nulla”.
Mentre i soccorritori scavano ancora, nella speranza di trovare qualche sopravvissuto tra la trentina di persone che dovrebbero essere sepolte da neve e macerie, Pignatelli spiega ad AbruzzoWeb che “non c’è un serio Piano regionale valanghe, che si trasforma nella Carta che deve essere adottata dai Piani regolatori fatti dai Comuni”.
“Sul monte Terminillo abbiamo fatto esattamente questo, un paio d’anni fa: mappa del rischio che stabilisce le zone pericolose”, racconta.
“C’è tutto un sistema attraverso il quale si studiano le valanghe – spiega – Abbiamo metodologie di calcolo molto raffinate, riusciamo ad individuare con una certa precisione sia l’entità, sia l’altezza della neve accumulata, la pressione che esercita su quello che incontra e la velocità che raggiunge la neve”.
“Lo studio delle valanghe è oggi assolutamente puntuale e precisa nelle determinazioni”, aggiunge, spiegando come “ci riferiamo alla normativa svizzera che è la più aggiornata”.
Tra le soluzioni che si possono adottare per difendersi, ci sono le protezioni attive e quelle passive.
“Le prime vengono messe a monte – dice Pignatelli – ed impediscono la formazione di una valanga. Le seconde più a valle e sono dei deviatori, ma si tratta di opere importanti anche perché per deviare quella massa servono infrastrutture di un certo impatto”.
All’hotel Rigopiano di Farindola, insomma, interventi di questo tipo magari non sarebbero stati possibili, ma semmai ci fosse stata una Carta regionale delle valanghe, ragiona Pignatelli, “il Comune di Farindola avrebbe sicuramente messo quell’area tra quelle non edificabili”.
E la Carta delle valanghe “è sovraordinata rispetto al Piano regolatore, che deve recepirla altrimenti l’applicazione viene imposta per legge”.
Certo, un intervento edilizio preesistente “a livello urbanistico può essere sanato, ma possono essere imposte precauzioni e fatto un progetto per queste”, come Pignatelli ha ad esempio fatto a Campo Staffi, nel comune di Filettino (Frosinone), dove “c’era un impianto che non si poteva aprire perché era stato denunciato un pericolo valanghe che in effetti c’era, e grazie a degli interventi ha potuto riaprire”.
Pignatelli non esclude poi che il distacco possa essere stato scatenato dalle forti scosse di terremoto registrate mercoledì mattina in Alta Valle Aterno, visto che “anche il passaggio di un aereo può produrre una valanga, quindi un elemento di trazione anomalo può senza dubbio esserci stato”.
“È strano che siano passate alcune ore ma anche questa è una cosa possibile”, aggiunge.
Non ha aiutato, nel ridurre l’impatto sull’albergo, neppure il bosco: “È troppo a valle, può aver prodotto il ritardo nell’arrivo della valanga, ma la massa di neve è un insieme compatto che tende a spingere”.
L’attenzione torna dunque ora sulla Carta delle valanghe che si attende dalla Regione Abruzzo: “È stato pubblicato un bando un paio d’anni fa per la sua redazione, ma è stata assegnata al massimo ribasso senza tener conto delle esperienze e dell’importanza di utilizzare metodologie di calcolo innovative”, è l’amara considerazione dell’ingegnere.
di Marco Signori (da abruzzoweb.it)