• 18 Ottobre 2016

Turismo archeologico

Alla scoperta di Altilia, una piccola città romana nel Molise

di Alessandra Capocefalo

24 febbraio 2017

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Il Molise ha tanto da offrire ai suoi visitatori, non solo per quanto riguarda tradizioni e piatti tipici, ma anche per quanto riguarda i luoghi di interesse storico, artistico e culturale. Avete mai sentito parlare ad esempio di Altilia? Sono sicura di si!

Si tratta di una piccola città romana incastonata lungo le pendici del Matese ed uno dei siti archeologici più importanti della nostra regione. Ecco perché vogliamo parlarvene, in modo da anticiparvi le sensazioni e le suggestioni che proverete, una volta giunti in questo luogo fermatosi nel tempo.

In una lettera del 14 marzo 1846 si parla di Altilia- Saepinum in questi termini: “Tutto l’agro è ancora intatto, tutte le porte della città, una di esse ha ancora l’arco intero… Il teatro in Altilia è ben conservato, la strada principale è ancora lastricata da enormi pietre, è completa, ci sono molti mucchi di pietre delle quali è riconoscibile la loro provenienza da edifici e templi e, quanto altro sta nella terra è indescrivibile! Macerie ed iscrizioni sono sparse dovunque… come dappertutto vi sono colonne. È questo un luogo unico!”.

Fortunatamente Altilia è ancora un luogo unico nel Molise e poco è cambiato da quando la vide Theodor Mommsen, autore della lettera. Una piccola città romana, edificata nei primissimi anni del I sec. d.C., perfettamente conservata, seppure non completamente scavata.  La città conservava, agli occhi del più grande classicista del XIX secolo, le caratteristiche tipiche di un luogo di rovina, così caro alla mentalità romantica dell’epoca, un luogo dove il presente lasciava spazio all’antico  dove le abitazioni rurali, costruite appena un secolo prima lungo il decumano e sulla cavea del teatro, si sostenevano grazie alle pietre lavorate dai romani.

Da sempre luogo di passaggio, la città fu edificata a valle di una fortezza sannita che già presidiava il percorso tratturale che da Pescasseroli, in Abruzzo, arrivava al pugliese Candela. Le mura e le torri della città, fatte costruire dai figli adottivi di Augusto, Tiberio e Druso, delimitano un’area quadrangolare di circa 12 ettari, costituita dal cuore della vita pubblica: il foro, i resti della basilica, il tribunale, il comitium, la curia, il tempio e un’aula per il culto imperiale. Ma il fascino della città è racchiuso dai segni della vita quotidiana del passato: le fontane, la fullonica (a metà tra una lavanderia e una tintoria), il macellum (mercato della carne e del pesce), le terme, il teatro, le botteghe e le abitazioni.

Entrando da porta Bovianum, l’unica che ancora conserva il suo apparato monumentale, con i due prigionieri germanici in catene, si percorre il decumano ancora dotato di basoli pedonali rialzati per non bagnarsi i piedi, proprio come a Pompei e si arriva nella piazza del foro da dove si può attendere, nei pomeriggi d’estate, il passaggio delle mucche che, come in una nuova transumanza, escono dalla città dopo aver pascolato sui prati che ricoprono le aree non scavate.

Meta odierna di picnic e veloci scampagnate, il sito è invece una moderna macchina del tempo, all’interno della quale il visitatore attento può scoprirsi un cittadino del vasto e, proprio in quegli anni, potentissimo Impero romano. Non rimane quindi che procurarsi un’automobile e mettersi in viaggio lungo la Strada Statale 87, la più diretta per raggiungere l’area archeologica.

Se l’idea di visitare Altilia vi ha incuriositi e vi piacerebbe prendere parte ad un itinerario archeologico in questa terra meravigliosa e suggestiva, potete contattare la proloco di Sepino al 338.8976223.

L’ingresso all’area archeologica è libero e gratuito!  

memosepino@gmail.com – 3294593123

di Alessandra Capocefalo (da molisiamo.it)

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