• 24 Ottobre 2016

La Cattolica minaccia di chiudere

Senza sanità pubblica nessuna garanzia per le cure fondamentali

di Redazione de ilbenecomune.it

13 dicembre 2016

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La Cattolica (ancora una volta) minaccia di chiudere. Attraverso una conferenza-stampa tenuta qualche giorno fa presso la Curia arcivescovile di Campobasso, introdotta immancabilmente da Mons. Giancarlo Bregantini, i vertici della struttura confessionale hanno annunciato di non essere più in grado di far fronte ai tagli operati dalla Regione Molise nei confronti della Fondazione GPII.  

La goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso è il Decreto n° 63 del 23 novembre 2016 emanato dal Commissario ad acta Paolo di Laura Frattura, che riduce di circa 2,6 mln di euro il budget per l’anno 2016 destinato alla Fondazione.  

Stamattina il Forum in difesa della sanità pubblica è intervenuto sulla questione convocando a sua volta una conferenza-stampa presso la Sala “Mancini” del Comune di Campobasso. Il presidente Italo Testa, dopo una breve introduzione, e dopo aver espresso solidarietà ai lavoratori della Cattolica, è entrato nel merito della questione rispondendo alle domande dei giornalisti presenti.  

Innanzitutto Testa ha voluto sottolineare le differenze di fondo tra le strutture private e quelle pubbliche. Il privato (seppur accreditato) può in qualsiasi momento (come minacciato in questo caso e in passato) scegliere di abbandonare il territorio in cui opera, lasciandolo così sguarnito di servizi di cura fondamentali. Lo stesso non potrebbe accadere in una struttura sanitaria pubblica che deve garantire per obbligo costituzionale le cure necessarie ai pazienti. Ciò, peraltro, induce a un’ulteriore riflessione. Realizzandosi il piano operativo di Frattura che prevede l’integrazione fra le due principali strutture presenti nel capoluogo, di cui una pubblica e l’altra privata, il Cardarelli e la FGPII, ed assumendo quest’ultima l’esclusività di alcune discipline come la cardiologia e l’oncologia, cosa accadrebbe nel caso in cui la Cattolica decidesse di sospendere i propri servizi? 

E poi, in questa vicenda, vi sarebbero dei punti di difficile comprensione. In primo luogo, il decreto emanato dalla Regione sarebbe stato già impugnato dal ricorso della Cattolica (preparato in tempi repentini) e sembrerebbe destinato al fallimento. In secundis, appare poco credibile anche il fatto che un ammanco di poco più di due milioni di euro, a fronte di quasi 40 mln – sulla cui esigibilità per l’anno in corso non si sa nemmeno quanto contasse la Fondazione – possa aver determinato uno squilibrio di bilancio così importante da indurre la Cattolica alla chiusura.  

E allora, cosa c’è dietro? Perché questa improvvisa contrapposizione tra la Regione e la Cattolica?  

Il nodo, probabilmente, sta proprio nel processo di integrazione tra le due strutture di natura differente.  

Intanto, va chiarito che il piano operativo di Frattura, in cui è compresa anche l’integrazione, è stato impostato dal Ministero della salute per rilanciare la Cattolica, così come dichiarato dallo stesso ufficio stampa dell’Ateneo: “l’Università Cattolica intendeva e intende attenersi all’intesa, scaturita dalla trattativa promossa dal Ministero della salute, relativa al futuro assetto dell’attività della Fondazione nell’ambito del sistema sanitario regionale, che ha posto le basi per la sostenibilità e il rilancio della Fondazione”.  

La rottura di questo equilibrio è dovuto – secondo il Forum – al crescente scetticismo da parte del tavolo tecnico nei confronti delle modalità previste dal Commissario ad acta per attuare l’integrazione.  

Frattura, infatti, sconfessando ciò che era contenuto nel suo stesso piano operativo, da un po’ di tempo a questa parte ha cominciato a manifestare la volontà di non concedere l’esclusività delle prestazioni di oncologia e cardiologia alla Cattolica. Dunque, più che integrazione, quella prevista da Frattura sarebbe una semplice coabitazione che significherebbe, per la struttura privata, una probabile ristrutturazione, il che, nella maggior parte di casi analoghi comporta una serie di misure antisociali fino agli esuberi di personale.

di Redazione de ilbenecomune.it