• 7 Aprile 2017

La sinistra ha perso la sfida del cambiamento

“Anziche’ analizzare le ragioni storiche del cambiamento, la sinistra si e’ polverizzata lasciando campo libero alle destre!”

di Michele Petraroia

13 aprile 2017

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Crollato il Muro di Berlino, la sinistra riformista e democratica,  nella seconda metà degli anni novanta,  provò a costruire una terza via con Clinton, Blair e Prodi, ma a furia di inseguire il mercato e la globalizzazione, perse i tratti distintivi essenziali, e finì col confondersi sul piano programmatico con le forze conservatrici, salvo rare e lodevoli eccezioni che non ne frenarono il mutamento. 

Le formazioni radicali della sinistra più combattiva dopo la stagione dei Forum Mondiali per i diritti, la pace e l’ambiente, persero il legame storico col mondo del lavoro e si frantumarono in una miriade di movimenti, partitini e associazioni, in perenne lotta tra di loro e raramente in grado di promuovere processi sociali di cambiamento reali. Le divaricazioni tra una sinistra di governo e una sinistra antagonista non sono mai state ricomposte col risultato disastroso di non essere stati in grado  di governare senza l’apporto dell’Udeur di Mastella o alcuni parlamentari vicini a Cossiga nel 1998, fino a giungere all’apporto determinante di Alfano e Verdini nel Governo Renzi. 

I partiti più radicali spinti all’opposizione non sono riusciti a costruire una nuova alleanza sociale per un progetto di cambiamento incardinato sulle proposte programmatiche, culturali e ideali della sinistra, e sono finiti a scegliere, tra Scilla e Cariddi, o di intrupparsi in listoni governativi abiurando alle proprie posizioni, o di ritrovarsi espunti dal quadro politico della rappresentanza democratica per le proprie divisioni che ne minano la credibilità. A poco serve prendere atto della scomparsa sostanziale della cultura di sinistra nel Partito di Matteo Renzi, che nel giro di poche settimane ripartirà come Napoleone al rientro dall’isola d’Elba per una nuova campagna di conquiste di potere senza mutare di una virgola il proprio programma politico. E ancor meno interessa alla causa sostanziale della sinistra, che è solo questione di tempo, ma già si profila una Waterloo per il grumo di forze che ieri addensavano le anticamere di Arcore e oggi issano al vento le bandiere di Renzi. Quando il potere, a Bruxelles, a Roma o a Campobasso, raggiunge i propri scopi, scarica i cavalli perdenti e si riorganizza sotto nuove insegne.  

Nulla muta se a prevalere saranno le destre movimentiste, le destre populiste anziché le destre sovraniste o sistemiche. Le loro politiche sono sostanzialmente simili, accentueranno lo smantellamento del welfare-state, ridurranno i diritti del mondo del lavoro, e daranno una cornice programmatica all’egoismo individualista del si salvi chi può, fomentando le paure e alzando mura e barriere. Il Presidente dell’ANPI parla apertamente del pericolo di una deriva autoritaria e di un rischio per la democrazia italiana per come l’abbiamo sperimentata dal dopoguerra in poi. 

Ciò che manca in questo quadro è la consapevolezza politica dei mille frammenti della sinistra sociale e politica di unire le energie, confrontarsi, riconoscere ciascuno i propri errori e riavviare dal basso un progetto capace di essere percepito dai cittadini come una valida alternativa alle diverse aggregazioni conservatrici, moderate, centriste e reazionarie che con sfumature diverse prospettano politiche di destra per il futuro dell’Italia, a Roma, nelle regioni e nei comuni.

di Michele Petraroia (consigliere regionale SI)

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