La città non ci sta!
Comunicato stampa sulla disastrosa situazione del Paleolitico di Isernia
di Emilio Izzo
27 settembre 2017
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A TUTTI GLI ORGANI DI INFORMAZIONE
LORO SEDI
LA CITTÀ NON CI STA!…
….e chiede un intervento deciso e decisivo da parte del sindaco e del consiglio comunale nei confronti della politica provinciale e regionale e, soprattutto, nei confronti dell’apparato regionale e ministeriale dei Beni Culturali. Questo in estrema sintesi quanto emerso dall’incontro – protesta messa in atto ieri 26 settembre da diversi cittadini di Isernia. Come si ricorderà, l’iniziativa era stata promossa dal Cartello Cultura per parlare e far conoscere all’opinione pubblica della disastrosa situazione del Paleolitico di Isernia e l’assurda decisione di far esporre il reperto del dentino rinvenuto nello scavo del sito paleontologico di Isernia nel castello di Venafro.
È stata ripercorsa l’avversata e avventurosa costruzione del museo del paleolitico, oggetto negli anni di ruberie, errata costruzione, pesanti infiltrazioni di acqua sul paleosuolo, presenza di colonie di roditori, mancanza di imponenti porzioni di attrezzature, tecnologie ed apparati informatici già programmate e mai realizzate, la totale scomparsa di diorami ricostruttivi delle maggiori scene di vita degli uomini preistorici (oggi vergognosamente sostituiti da banali fotografie che coprono decine di ambienti camuffati per la vergogna!), presenza di ricostruzioni di capanne che al cospetto di quelle realizzate in piazza per la natività arrossiscono e, soprattutto, la mai realizzata costruzione, per quanto prevista e finanziata, di un’intera ala architettonica che doveva essere destinata ai laboratori di ricerca e restauro!
Ma questo è solo un breve elenco! Si è anche ricordata la nefasta cancellazione dell’università cittadina che, oltre al notevole danno di immagine e di economia, non ha permesso negli anni di far approdare nel capoluogo pentro quella tanto attesa e fisiologicamente agognata, facoltà di paleontologia, da tutti nel tempo dichiarata come naturale operazione in funzione di un ritrovamento prestigioso e di un imponente museo. Niente di tutto questo. Ed è proprio alla luce di questo ripercorrere tappe da dimenticare, si è puntato pesantemente il dito su quanti si sono occupati negli anni di amministrazione, siano esse politiche che tecniche, dei Beni culturali ed universitarie e sulle loro inqualificabili incapacità di gestire un così straordinario apparato scientifico – economico.
La rabbia sfocia proprio in funzione delle enormi potenzialità dell’apparato culturale cittadino e del mancato approdo ad una economia di ritorno che doveva evidentemente ed immancabilmente esserci proprio perché la miniera ce l’avevamo noi e nessun altro. Ed invece siamo oggi qui a piangerci addosso e ad assistere al totale abbrutimento di tutte le attività commerciali e all’abbandono della nostra terra delle migliori menti e dei nostri figli. Figli della disonestà, dell’impreparazione e dell’arroganza politica, tecnica, amministrativa! E la rabbia monta proprio perché, a differenza di altre realtà, noi e solo noi avevamo avuto una fortuna insperata e, alla luce dei fatti, immeritata, quella miniera a cielo aperta che poteva dare lustro, lavoro ed economia ad un’intera regione! Ma, i non pochi cittadini arrabbiati, ma anche coraggiosi, che si sono dati appuntamento in piazza stazione, hanno in coro detto con determinazione che a tutto questo non ci stanno ed insieme inizieranno un nuovo percorso per dare vita a quella rinascita cittadina tanto sperata. Rinascita che deve, per forza, passare attraverso la rivendicazione (e non a chiacchiere) della costruzione del museo mancante, quella dei laboratori di ricerca e restauro e dell’approdo di un corso di laurea il Paleontologia, aspetti che dovrà con forza fare propri il primo cittadino, la sua maggioranza e l’intero consiglio, cioè battersi con veemenza ed orgoglio per l’ottenimento di quanto giustamente è nelle logiche aspettative di quanti sognano una città da vivere.
E non dovrebbe nemmeno essere difficile in considerazione del fatto che sono stati indicati dai cittadini proprio per ottenere il meglio per la città e, aspetto ancora più pregnante, perché i cittadini li sosterranno con sentimento in questa battaglia di civiltà. E mentre si lavorerà in questa ottica, altro nell’immediato si può e si deve fare. Quell’altro che, in campagna elettorale è stato condiviso da tutte le forze in competizione, quel passaggio che, proprio in funzione del meraviglioso apparato archeologico di Isernia La Pineta, passa attraverso la connotazione della città in “Isernia, la città della preistoria”, logica rappresentazione tangibile e comunicativa che rivendica un riconoscimento che altri non possono chiedere in quanto l’unicum è in nostro possesso, straordinariamente in nostro possesso! E se si pensa che la premessa a questo percorso e in questa ottica è stato intrapreso proprio dai cittadini con l’approdo al Cartello Cultura “PREISTORIS”, il gioco è fatto! PREISTORIS, un progetto innovativo di comunicazione di massa, quella massa volenterosa di identificarsi nel bene più prezioso che ha e che intende veicolarlo verso nuove frontiere dalle quali riceverne, senza ombra di dubbi, quel ritorno economico proveniente da fuori regione ed oltre i confini nazionali.
E non certamente dall’esporre il dentino al castello di Venafro! Proprio su quest’ultimo punto si sono soffermati i manifestanti i quali, fermo restando il rispetto dei cugini venafrani ed ammirati dal loro meraviglioso apparato architettonico ed archeologico, niente potrebbero aggiungere a quanto in loro possesso dall’esposizione di un gigantesco reperto, quale il dentino che, diversamente, deve trovare immediatamente collocazione nel museo del Paleolitico di Isernia a disposizione della ricerca internazionale e dei fruitori provenienti da ogni luogo. Dispiace far notare come la comunicazione e la valorizzazione, scienze già abbondantemente esplorate, trovino inconcepibili e ottuse scelte da parte dei detentori degli organi preposti, immaginando di valorizzare uno straordinario apparato archeologico a venti chilometri di distanza dal luogo preposto e deputato!
Dispiace, a detta dei presenti, far notare infine, che aldilà di un elegante comunicato dell’assessore alla cultura di Isernia sull’argomento, una presa di posizione decisa ed avversa a tale sciocca scelta, non sia stata presa dall’amministrazione che, tra l’altro, ha ritenuto (forse per impegni concomitanti) di non essere presente alla protesta. Ma adesso il tempo c’è per arrestare questo ennesimo tentativo di blocco alle aspettative di valorizzazione del nostro patrimonio che, certamente, potrebbe passare anche dall’esposizione di alcuni nostri reparti in altre realtà come avvenuto già nel passato (Venezia, Torino, Roma, Parigi) ma che dovrà avvenire puntando su ambientazioni appetibili come quelle europee ed internazionali. Questa è comunicazione e valorizzazione, tutto il resto è politica, non del territorio, politica e basta.
Alla luce del resoconto e di quanto stabilito dai presenti, se in queste ore non giungeranno notizie confortanti in tale auspicata direzione, domani, giovedì 28 settembre alle ore 16.00, ci ritroveremo al Castello di Venafro per visitarlo e per gustare delle sue bellezze, sperando di non trovare il dentino di Isernia, perché potrebbe essere motivo di indignazione e di protesta.
Diversamente invece si spera che gli illustri ospiti provenienti da altre regioni, dopo i loro lavori e dopo la visita alla bella città di Venafro, facciano un’escursione al Museo del Paleolitico di Isernia (costato oltre trenta miliardi per essere visitato!), dove noi stessi saremo felici di accoglierli e di guidarli sapientemente ed amorevolmente, così come si conviene a chi ama la propria terra e rispetta il patrimonio dell’umanità!
di Emilio Izzo