• 26 Aprile 2017

Paleolitico, finalmente il dentino

A Isernia anteprima assoluta per il resto umano più antico d’Italia

di isnews.it

22 settembre 2017

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L’evento è stato organizzato in occasione delle Giornate europee del Patrimonio di scena il 23 e 24 settembre prossimi.

Una scoperta senza precedenti che presto potrà essere fruibile, anche se temporaneamente. In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio, presso il Museo Nazionale del Paleolitico di Isernia, sarà esposto il dente di bambino, rinvenuto nel sito archeologico pentro ‘La Pineta’ e considerato, allo stato attuale delle ricerche, uno dei più antichi resti umani d’Italia.

Un’occasione unica, dunque, per poter ammirare da vicino un reperto di eccezionale rilevanza scientifica e culturale. Pertanto, nei giorni 23 e 24 settembre prossimi, il Museo, oltre il consueto orario di apertura (8-19), sarà visitabile fino alle 22 al costo d’ingresso simbolico di 1 euro, nella fascia oraria straordinaria. L’evento rientra in un più ampio programma di attività organizzato dal Polo museale del Molise, in collaborazione con il Segretario regionale del Molise, la Soprintendenza Archeologica, Belle arti e Paesaggio regionale e l’Università di Ferrara. A partire dalle ore 9:30 di sabato si terrà un incontro-dibattito sul tema: ‘Natura e cultura tra filosofia, scienza, arte e luoghi della cultura’, con contributi da parte di relatori di alto profilo sul tema dell’evoluzione biologica e culturale dell’uomo. Seguirà una presentazione delle attività di ricerca condotte dall’equipe dell’Università degli studi di Ferrara sotto la direzione scientifica del professor Caro Peretto, che culminerà – come anticipato – con l’esposizione del dentino. Un evento unico nel suo genere. 

Il dente, ritrovato nella primavera 2014, risale a circa 600mila anni fa. Si tratta del resto umano più antico d’Italia, analizzato scientificamente per mesi, prima dell’ufficialità. Il ritrovamento è frutto degli scavi condotti in collaborazione tra Soprintendenza per i Beni Archeologici del Molise e l’Università di Ferrara, con la direzione scientifica di Carlo Peretto, professore ordinario del Dipartimento di studi umanistici di Unife, tuttora titolare della concessione di scavo rilasciata dal ministero dei Beni e delle Attività culturali e del turismo. Esso mostra caratteristiche particolari che non si ritrovano negli altri reperti rinvenuti in Europa, seppur riconducibili ad un ampio contesto cronologico. Da questi si discosta perché più gracile e meno bombato. Il reperto rinvenuto viene attribuito all’Homo heidelbergensis sulla base delle sue caratteristiche, per le sue dimensioni e per la sua età cronologica. Il ritrovamento umano a La Pineta costituisce un arricchimento notevole al giacimento, già noto per la complessità delle archeosuperficie esplorate in questi anni, per la ricchezza dei reperti faunistici, per l’articolata produzione di reperti in selce e per le evidenze connesse con le strategie di sussistenza in un ambiente di 600.000 anni fa.

di isnews.it

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