Il Manifesto della Cultura per il futuro del Molise
Sintesi del Manifesto in 12 punti per una più facile lettura. La presentazione al Dopolavoro ferroviario di Campobasso venerdì 23 dalle ore 16
di ilbenecomune.it
21 febbraio 2018
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In vista della presentazione, il prossimo 23 febbraio alle ore 16, al Dopolavoro ferroviario di Campobasso, ai candidati alle elezioni politiche e ai sindaci, del ponderoso “Manifesto della cultura per il futuro del Molise” ne abbiamo fatto una sintesi di più facile lettura. Sottolineiamo ancora che consideriamo questo lavoro affatto ultimato, ma uno stimolo per approfondire ed articolare un dibattito sul futuro della nostra comunità, che dal nostro punto di vista sembra languire.
MANIFESTO DELLA CULTURA PER IL FUTURO DEL MOLISE
In 12 PUNTI
1. URBANISTICA
Recupero del patrimonio abitativo esistente
Quello abitativo storico è un patrimonio che va messo a reddito con un’accorta politica di incentivi all’acquisizione anche da parte di non residenti nel territorio regionale, ottenendo così un duplice obiettivo: il recupero delle abitazioni e l’acquisizione di residenzialità ancorché temporanea che possa, però, portare a un ulteriore incremento delle potenzialità economiche regionali.
Governo del territorio come ricostruzione di una filiera procedurale che investendo tutte le Istituzioni con un’azione comune, parta da una programmazione regionale che sviluppi piani specifici e quindi progetti mirati.
Piano delle acque per questa risorsa come bene comune.
Legge urbanistica nella quale il territorio, l’ambiente il paesaggio ritrovino riconsciute le loro peculiarità che abbia alla base una cultura alta della urbanistica che la politica deve far lievitare. Attraverso la semplificazione semplificata e razionalizzata.
2. AREE INTERNE
La deriva, la marginalizzazione, delle aree interne è la conseguenza di un preciso modello di sviluppo creatore di squilibri e che oggi è entrato in crisi e che va dunque superato. In un’ottica tesa alla territorializzazione delle politiche, cioè verso una politica meno astratta e più rivolta ai “luoghi”, si indicano quindi quattro assi principali sui quali appare possibile muoversi per una rinascita delle aree interne:
1) tutelare il territorio e la sicurezza degli abitanti affidandogliene la cura;
2) promuovere la diversità naturale e culturale e il policentrismo;
3) rilanciare il lavoro attraverso l’uso di risorse potenziali male utilizzate;
4) portare i servizi e rafforzare la rete istituzionale rappresentata dai piccoli comuni e dalle istituzioni di base per realizzare così un “progetto locale” non come localismo triste e rassegnato, ma come rinnovato protagonismo delle comunità locali per uno sviluppo locale autosostenibile.
A questo fine è necessario rivitalizzare l’articolazione istituzionale di base, costituita in primo luogo dai Comuni. Le convenzioni, le unioni intercomunali, i consorzi, gli accordi di programma possono costituire strumenti efficaci, previsti dalla normativa, per adottare forme di collaborazione e di gestione associata di funzioni senza perdere autonomia e rappresentanza, secondo il concetto: “Autonomi e insieme”.
La Strategia Nazionale per le Aree Interne (SNAI), nella quale sono coinvolte quattro aree del Molise (oltre la metà dei Comuni) – cioè Matese, Fortore, Alto-Medo Sannio, Mainarde – può essere la prima occasione, anche se non l’unica, per sperimentare una pianificazione partecipata di rinascita territoriale secondo un approccio bottom-up (che emerga dal basso). In questa prospettiva diviene importante la sinergia politico-culturale con ArIA, il Centro di Ricerca Per le Aree Interne e gli Appennini istituito presso l’Università del Molise e inaugurato due anni fa alla presenza del capo dello Stato.
3. SVILUPPO
Pur nella difesa di quanto di industriale resiste nella regione, un motore di sviluppo efficace in termini di autonomia e autopropulsione nonché più consono alle vocazioni storiche ed ambientali del Molise, può essere individuato nell’integrazione tra una nuova agricoltura, sostenibile e multifunzionale, piccola e media impresa agroalimentare, turismo lento e responsabile, nella direzione dell’integrazione territoriale tra le aree interne e quelle litoranee. Quali ostacoli rimuovere per il raggiungimento di questi obiettivi pure formalmente e trasversalmente così condivisi ma ancora non certo realizzati? Due cose essenzialmente a nostro avviso:
la potente forza inerziale di un meccanismo clientelare antico e persistente che da troppo tempo irretisce politici, amministratori, burocrati e cittadini addetti al settore nel circolo vizioso del finanziamento pubblico come strumento assistenzialistico di sostegno al reddito in cambio di consenso politico e potere burocratico e non come mezzo di vero e autonomo sviluppo produttivo e civile;
un deleterio retaggio culturale che, non facilitando l’acquisizione da parte degli operatori di più aggiornate competenze tecniche, di adeguata sensibilità ambientale, li induce ad individuare erroneamente “valore” pressoché unicamente in edifici e grandi macchine agricole, invece che in innovazioni colturali e comunque di processo adatte alle vocazioni agricole e ambientali dei singoli territori.
Un diverso atteggiamento politico e culturale di amministratori e addetti ai settori produttivi agricolo, agro alimentare e turistico potrebbe consentire l’effettiva realizzazione di piani di sviluppo per questi settori e non solo la loro formale , e spesso pedissequa in quanto ripresa da altre Regioni, elaborazione, tanto innovativa sulla carta quanto disattesa nella pratica, ancora troppo spesso incline al clientelare supporto al reddito degli operatori piuttosto che agli incentivi alla v era innovazione.
Gli strumenti:
Formazione e aggiornamento delle burocrazie locali per un più efficace e innovativa gestione delle procedure di finanziamento pubblico all’imprenditoria, in particolare per la realizzazione di azioni e misure di bandi europei di competenza regionale;
Formazione professionale per gli addetti ai settori produttivi coinvolti;
Sforzo per un complessivo cambiamento culturale che renda consapevoli gli addetti ai settori interessati, in quanto lavoratori e cittadini, della necessità di abbandonare la inutile rincorsa al sostegno assistenzialistico al reddito per perseguire invece innovazione e valorizzazione ambientale.
Coraggio politico degli amministratori locali nel voler uscire dall’esiziale meccanismo del clientelismo elettoralistico, fondamento del tradizionale modello di sviluppo assistenzialistico, oltreché deleterio, ormai storicamente superato dalla realtà della competizione globalizzata. Loro impegno nell’efficace monitoraggio degli iter di applicazione della legislazione e delle azioni messe in atto a livello locale.
4. VIABILITA’, TRASPORTI E RETI
Miglioramento (indispensabile ed irrimandabile) della viabilità regionale, del trasporto pubblico locale con multi modalità vettoriale, sistemi integrati e della rete informatica. Strumenti indispensabili per la valorizzazione dei territori regionali nella direzione della ripartenza di territori oggi spopolati e di terre abbandonate
RETE STRADALE: il ritardo più evidente è quello della manutenzione della rete stradale esistente.
RETE FERROVIARIA: riapertura delle linee chiuse all’esercizio nell’ultimo decennio, la Campobasso-Benevento, la Carpinone-Sulmona e la Campobasso-Termoli. A Benevento (sulla Napoli-Bari) e a Termoli (sull’Adriatica), a breve passerà l’alta velocità. Le potenzialità della CampobassoàTermoli e della Campobasso-Benevento, non sono più quelle dei tempi in cui si chiusero (frettolosamente) all’esercizio. I 70 chilometri mancanti tra Campobasso e Lucera-
5. L’APPORTO DEI MIGRANTI ALLA TENUTA E ALLA RIPRESA DELLA SOCIETA’ REGIONALE
La questione demografica in Molise è da tempo un elemento dirimente rispetto alle possibilità di tenuta della società molisana e alle sue prospettive di ripresa e sviluppo. Ma è evidente che una politica di sostegno demografico è strettamente legata a iniziative e interventi territoriali di sviluppo produttivo e sociale. Sotto questo diverso profilo, il Molise ha potenzialità tanto importanti quanto sottovalutate, se non addirittura trascurate. Il riferimento è prima di tutto al notevole retroterra emigratorio che con la società regionale conserva legami di diversa intensità, che potrebbero comunque essere estesi e rafforzati con politiche adeguate e specifiche.
Naturalmente, non è pensabile una reintegrazione diretta, a seguito di rientri, del tessuto demografico, economico e sociale della regione, ma si deve guardare alla creazione di un sistema di rapporti a rete che consenta di cogliere anche a distanza le opportunità che da tale complessa e articolata situazione possono derivare. La gamma delle possibilità è ampia e realistica: dallo scouting di disponibilità a investire in regione tra i tanti imprenditori di origine di medio-alta consistenza economica e finanziaria alla veicolazione nei mercati esteri dei prodotti regionali, non solo tipici; alla promozione delle eccellenze ambientali, storiche, culturali, gastronomiche e manifatturiere alla formazione di reti di stakeholder per i beni di cui la regione è dotata. In secondo luogo, è attivo già da alcuni anni un filone di reintegrazione demografica legato alla crescente presenza degli stranieri nella regione, di cui si ha una percezione limitata e una visione ristretta, corrispondente alla collocazione marginale loro assegnata nella configurazione sociale e del lavoro. E’ necessario rafforzare le condizioni di accoglienza e di integrazione dei migranti, in modo che la forza di attrazione della società regionale nel suo complesso si accresca, si attenuino i fattori di espulsione e si consolidino percorsi più visibili e stabili di inclusione. Il secondo è che attraverso progetti regionali e locali di valorizzazione delle risorse e di creazione di occasioni lavorative, combinati con un uso selettivo e mirato dei servizi pubblici, ad esempio nel campo abitativo dell’istruzione e dei trasporti, si rafforzino gli incentivi di allocazione nelle aree interne, anche approfittando delle più fluide opportunità di inclusione che le piccole comunità offrono. Un’altra esigenza, che si manifesta con caratteri di urgenza, è quella di fare in modo che l’attuale diaspora di giovani acculturati e professionalizzati non si traduca in una perdita secca e irreversibile di risorse umane, e questo può avvenire attivando reti telematiche di contatto permanente e di circuitazione di informazioni e di esperienze che, sia pure a distanza, possano trovare nella realtà molisana un punto di raccordo e di riferimento.
6. TURISMO (MITIGATO)
“Molise, Terra di Cammini”
Costruzione di un “Flusso Turistico Mitigato” basato sul cammino nel quale .“Turismo mitigato”, vuol dire turismo adattato alle attuali e reali esigenze delle nostre terre, per rianimare l’auspicato riequilibrio economico-culturale della nostra campagna rispetto alla città.
Turismo fondato sulla “peculiarità alternativa” di poter proporre al turista camminatore di interagire con tutto quello che gli accade intorno in un susseguirsi di avvenimenti da cui viene totalmente preso. Cammina, balla, canta, suona, parla con chi gli si trova a fianco, familiarizza, ascolta ed impara, vede ed ammira, fatica ed infine viene accolto dalla gente del posto ed ha il piacere di gustare il senso genuino dell’ospitalità.
L’indotto che detto flusso potenzialmente potrà attivare in armonia con la salvaguardia dell’ambiente riguarderà i seguenti settori produttivi:
a) Ricettività e Ristorazione.
b) Agroalimentare.
c) Artigianato
d) Tutela del territorio.
e) Cultura legata al territorio.
Nella prospettiva di un piano di sviluppo delle aree interne, le istituzioni regionali devono avere come priorità il compito di favorire il flusso turistico basato sul cammino, mediante un attento piano di legislazione consapevole e competente per:
a) Gestire la sentieristica;
b) Tutelare i tratturi e tutte le vie storiche legate alla pratica del pellegrinaggio;
c) Obbligare i comuni ad integrare i piani di fabbricazione con Piani Regolatori di Tutela dei centri storici;
d) Individuare zone a destinazione per parchi eolici e parchi fotovoltaici,
e) Favorire ogni forma di investimento e finanziamento per far nascere ed irrobustire attività legate alla gestione del flusso turistico.
7. POLITICHE SOCIALI E SANITA’
Invertire la tendenza che con la crisi del welfare a partire dagli anni Ottanta ha ampliato il campo delle le privatizzazioni anche dei servizi fondamentali tra cui la Sanità. Contro il clientelismo delle assunzioni, l’accreditamento deregolato di strutture private, il modello ospedalocentrico che hanno portato ad un deficit di 600 milioni:
Ridefinizione del rapporto pubblico privato nella ripartizione della spesa non superiore al 15%;
Garanzia dei livelli essenziali di assistenza;
Riduzione dei tempi di attesa;
Nuovo programma di assunzioni che elimini il precariato;
Integrazione tra servizi ospedalieri e centri di cura di prossimità, telemedicina e medici di base;
Piano regionale per la non autosufficienza con apposita legge regionale;
Prevenzione.
8. SALUTE, AMBIENTE E TERRITORIO
La risposta alla crisi ambientale richiede un’alleanza tra società civile, comunità scientifica e politica che si ponga l’obiettivo di immaginare un paradigma alternativo di sviluppo e di dotarsi degli strumenti per realizzarlo.
Modello energetico
– Implementare l’uscita totale dalle fonti fossili mediante l’eliminazione dei sussidi pubblici alle fonti fossili e introduzione su scala regionale di un sistema di fiscalità ambientale con la previsione di una carbon tax.
– Sostenere interventi di efficientamento energetico nell’agricoltura, nell’edilizia, nei trasporti e nel settore manifatturiero, ecc., attraverso risorse pubbliche ed incisive politiche di defiscalizzazione
– Legare l’utilizzo dell’energia da biomasse nella transizione energetica a rigidi criteri di sostenibilità ambientale e sociale, limitandosi alle sole biomasse di scarto e di piccole dimensioni e solo ad usi complementari a quelli ottenibili con altre rinnovabili.
– Promuovere un modello di produzione distribuito dell’energia, attraverso l’adeguamento e la completa digitalizzazione delle reti di distribuzione dell’energia e politiche di incentivazione ai cittadini (cd prosumer)
Modello produttivo: un sistema produttivo sostenibile. un’economia in grado di produrre (meno) beni e (più) servizi con modalità che rispettino l’ambiente e la salute. Gli elementi necessari a questa transizione sono il passaggio dal gigantismo delle strutture proprie dell’economia fossile alla diffusione, differenziazione e interconnessione delle attività produttive ed alla diminuzione dell’orario di lavoro.
Affinché tale cambiamento sia possibile è necessario agire in queste direzioni
– Promuovere il riavvicinamento sia fisico (“Km0”) sia organizzativo tra produzione e consumo
– Sottrarre ai vincoli del patto di stabilità gli investimenti destinati al welfare municipale e alle conversioni produttive e ridurre il debito pregresso nell’ambito dei servizi locali in misura sufficiente a non essere di ostacolo a questi processi
– Economia Circolare promuovendo distretti produttivi simbiotici e rendendo obbligatorio l’uso razionale e il riuso delle materie prime e delle risorse tramite eco-progettazione (a monte), filiere sostenibili e corretto trattamento degli scarti (a valle);
9. POLITICHE PER LA CULTURA MOLISANA
Al fine di ristabilire una governance istituzionale, pubblica e democratica, trasparente e partecipata della cultura si ritiene necessario:
Restituire all’Assessorato Regionale alla Cultura la pienezza di ruolo nella programmazione e amministrazione delle politiche culturali e nel coordinamento dei soggetti pubblici e privati impegnati nell’esercizio di iniziative e attività culturali.
Tenuto conto anche delle prevedibili osservazioni volte ad evidenziare esigenze di contenimento della spesa pubblica oltre che della sempre più stretta relazione tra turismo e cultura, tale assessorato potrebbe inglobare quello del turismo in una sorta di iper assessorato che anche simbolicamente costituirebbe il segnale della volontà concreta di mettere al centro del dibattito e della pratica politica il tema della salvaguardia, della promozione e della valorizzazione, anche in termini di sviluppo turistico, del patrimonio culturale regionale
Sopprimere la Fondazione Molise Cultura, organo strumentale della Regione a dir poco controverso, costoso e inadeguato, interamente finanziato con fondi pubblici mediante, tra l’altro, il drenaggio degli stanziamenti previsti dalla normativa vigente in favore di associazioni ed enti locali. In sua vece, sulla scorta di positive esperienze risultanti da altri contesti in cui tale formula è stata sperimentata, si può ipotizzare la creazione di una fondazione del tipo detto “di partecipazione”, aperta a soggetti pubblici e privati, con il compito di attrarre nuove risorse finanziare e di fungere da interfaccia tra l’ente regione e il variegato mondo della cultura molisana.
Approvare un Testo Unico sulla Cultura – A distanza di 18 anni dall’approvazione della legge regionale n.5 del 12 gennaio 2000 contenente “Nuove norme in materia di promozione culturale”, si avverte più che mai l’esigenza di dotare la regione di un testo normativo adeguato ai tempi e in grado di accompagnare e supportare le nuove politiche culturali. La formula del Testo Unico in luogo di una nuova legge che lasci inalterata la disciplina separata dei singoli settori di intervento ci pare la più appropriata e idonea a fronteggiare, sul piano dell’operatività e dell’efficacia, la sfida che il Molise dovrà affrontare se davvero vuole mettere mano alla promozione e alla valorizzazione del suo patrimonio culturale. Ciò non esclude che talune tematiche possano essere disciplinate con provvedimenti legislativi ad hoc in virtù della loro specificità.
Promuovere la partecipazione delle comunità, delle associazioni e singoli individui all’attività di salvaguardia e gestione del patrimonio culturale. Uno strumento attraverso cui rendere possibile tale partecipazione riteniamo possa essere individuato in un Forum permanente di elaborazione, proposta e verifica delle politiche culturali.
Coinvolgere e valorizzare le altre istanze e competenze istituzionali – Una particolare attenzione dovrà essere posta nei confronti dell’Università, come anche delle altre importanti istituzioni culturali presenti in regione quali il Conservatorio e la Soprintendenza per beni culturali, storici, artistici e del paesaggio. Importante anche un sistema concertativo dell’Assessorato regionale alla Cultura con gli altri Enti locali (Comuni e Province).
10 ISTRUZIONE E FORMAZIONE
Fare del Molise un laboratorio di saperi, ponendo grande attenzione al fenomeno della dispersione scolastica determinata essenzialmente da fattori demografici, che interessa circa 1000 studenti di anno in anno, i decisori politici locali devono avere chiaro cosa significa DIMENSIONAMENTO SCOLASTICO, magari sostenibile nel tempo, partendo anche da un’ analisi attenta dei flussi demografici e presupponendo un sistema integrato dei servizi a partire da quello del trasporto pubblico. Non è più rinviabile, quindi, una programmazione seria per un’edilizia scolastica sostenibile. Consideriamo inoltre prioritario anche il ruolo che nella nostra dimensione può assumere l’Università. Essa può creare un ponte tra il sapere, le tecnologie, il territorio.
utilizzare tutti gli strumenti, non ultimi quelli programmatori e di sostegno, per attivare politiche che ne garantiscano la sua permanenza e il suo rafforzamento. la cosiddetta terza missione dell’Università, va implementato, indirizzato ed eventualmente integrato con le scelte operate nel sistema scolastico prima richiamate. Lo stesso discorso di presidio culturale va attribuito al Conservatorio Statale Lorenzo Perosi, unico punto di eccellenza e di riferimento culturale per i settori dell’alta formazione artistica e musicale.
Un’altra rete ampia e strutturata di concertazione andrebbe creata per azioni riferite al Diritto allo Studio per garantire il libero accesso all’istruzione provando a prevedere anche, in ambito locale, strumenti reali per superare eventuali ostacoli e discriminazioni a garanzia dell’intero percorso formativo degli individui.
In definitiva, Istruzione, Formazione e conoscenza come cassetta degli attrezzi utili per mettere in campo le potenzialità di un territorio che veda nel rilancio culturale una speranza per un nuovo orizzonte possibile.
11 TUTELA E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO CULTURALE
Un nuovo, grande e ambizioso programma per la valorizzazione e la conservazione dei giacimenti culturali del Molise e delle nuove espressività che si vanno muovendo all’interno degli spazi giovanili e non solo presenti nella regione. I patrimoni culturali, tangibili e intangibili, sono la vera colonna portante della comunità regionale.
Per la valorizzazione del patrimonio materiale, bio-culturale e immateriale della regione è necessaria una nuova, feconda sintesi tra competenze e politica, tra saperi e governance dei processi culturali e di promozione turistica di questa regione. Ripartendo da un coerente impegno a favore di una cultura della legalità, che è essa stessa baluardo culturale contro il degrado, pensiamo a una gestione condivisa tra gruppi informali, associazionismo, riviste, università, sistema diffuso della ricerca, su un rigido e rigoroso controllo dell’uso della finanza pubblica in cooperazione con le risorse recuperate attraverso il crowfunding e la piccola impresa privata o le attività no-profit; su poche, essenziali, innovative e condivise campagne di rilancio della vita culturale di questa regione in cui vengano sovvertite le logiche di sudditanza culturale e di appalto che hanno tragicamente ridotto deprivato la cultura regionale. Rivendichiamo con forza un ruolo propulsore, innovativo delle tradizioni mediante rielaborazioni, in una disseminazione che usi con competenza e capacità creativa i mezzi messi a disposizione dalle nuove tecnologie digitali che portino a esperienze nuove, partecipate di progettazione ecomuseale.
CINQUE PRIMI PASSI :
– MOLISE ANTICO: il Matese e le altre aree archeologiche, ma anche i siti paletnologici – paleolitici e neolitici
– MOLISE IMMATERIALE: mettere a sistema il calendario annuale degli eventi cerimoniali, delle feste, delle tradizioni, delle pratiche che caratterizzano le tradizioni popolari molisane.
– MOLISE TRANSUMANTE: spina dorsale di un sistema di cammini
– MOLISE SACRO: la rete dei luoghi di culto
– MOLISE, PAROLE E MUSICA
12 UNA NUOVA COMUNICAZIONE PER UN NUOVO MOLISE
Il Molise dovrà disarticolare il blocco sociale conservatore che ha retto la sua modernizzazione e dovrà sostituirlo con un blocco sociale progressista, esito del lavoro di una piccola regione la quale, proprio per le sue dimensioni limitate, potrebbe diventare il laboratorio di sperimentazione di un modello di sviluppo orientato verso la solidarietà sociale e la sostenibilità ambientale, punto di riferimento per l’altro mondo possibile del quale da più parti si avverte la necessità impellente. Per comunicare questa rivoluzione si dovrà puntare sulle infostrutture ( fibra e banda larga) oltre che sulle infrastrutture (strade e ferrovie). C’è insieme bisogno di una nuova legge regionale di sostegno alla comunicazione; una legge concepita con le rappresentanze regionali dei giornalisti (Assostampa e Ordine). Una legge che punti sulla qualità dell’informazione, sulla tutela sindacale e professionale dei lavoratori e che aiuti le imprese ad aggiornarsi dal punto di vista tecnologico ma soprattutto culturale, per fronteggiare le esigenze di un settore e di un mercato in continua evoluzione. Con questi strumenti dovremo metterci in condizione di lavorare a uno storytelling inclusivo e pluralista, basato sulla partecipazione attiva dei cittadini e sulla messa a frutto del loro talento, non come carattere individualista, meritocratico e prevaricatore, ma come disponibilità del singolo a mettersi a disposizione della comunità alla quale appartiene. Il Molise degli anni venturi, antesignanamente, dovrà demistificare la cultura liberista della concorrenza e della competizione, per affermare quella solidaristica della cooperazione. Dobbiamo diventare una comunità competente, in grado di saper leggere le sue vocazioni e le sue potenzialità e di valorizzarle in un progetto al quale i cittadini debbono essere messi in condizione di partecipare attivamente. Abbiamo bisogno di un progetto di comunicazione inclusivo e democratico, aperto alla partecipazione attiva dei cittadini, indipendente da influenze politiche o economiche. Un progetto che rivoluzioni il significato sociale e culturale della “rete” in una prospettiva umanitaria, sceverata da finalità commerciali, anche casomai sapientemente dissimulate. La rete non sono solo macchine in connessione, ma anche gli esseri umani che quelle macchine le usano. La tecnologia digitale, diffusa, accessibile, interattiva e a bassa intensità di costo per l’investimento strutturale, offre una prospettiva inedita all’agibilità di un progetto di comunicazione che per proprietà ed interesse sia nelle mani dei cittadini che gli danno vita. Dovremmo costituire una community di cittadini, chiamati ad essere protagonisti di un progetto di comunicazione rivoluzionario per la metodologia di funzionamento e per gli effetti che vuole sortire; che utilizza le soluzioni tecnologiche più innovative del digitale e quelle più efficaci e gestibili per la produzione dei contenuti, ma il cui cuore pulsante consiste nella partecipazione (dal vivo) attiva, dei cittadini che avranno dato vita alla Community. Si può dar vita a una web TV, indipendente e professionale, che diventi lo strumento di diffusione ma innanzitutto di elaborazione, del progetto di rinascita del quale s’è detto.
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