Da Teleiorio a Telebarbie
Apostolato, trascendenza e glamour di un’emittente TV
di Giuseppe Tabasso (da ilbenecomune.it)
28 febbraio 2018
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Pare che molti decidano per chi (o contro chi) votare pochi giorni prima di andare alle urne e che la loro unica fonte d’informazione sia – vien da piangere – la televisione. Ho tentato perciò di vedere come si muove nella mia regione una delle più note emittenti commerciali: Telemolise.
Seguire i suoi TG è un’esperienza mediatica da segnalare a studiosi di metodologie propagandistiche e a cultori di deontologia giornalistica. L’emittente molisana ha infatti un format introduttivo e seduttivo che ruota principalmente intorno al glamour fashonista di una sgargiante Barbie, anchorwoman che si rivolge all’audience come se la invitasse a una sfilata di moda. Sia chiaro, a scanso di accuse sessiste, che essere Barbie è solo una notazione estetica che non toglie nulla, anzi esalta quell’appeal da piazzista di notizie che manca agli anchormen (il collega Di Tota non me ne voglia). Un appeal che a lei consente di bucare lo schermo conferendo luccicori mondani su ciò che accade tra il Trigno e il Fortore. Il problema è che per Sua Emittenza su quel che accade prevale ciò che lei vorrebbe vi accadesse.
Che, deontologicamente parlando, non è come fare il “cane da guardia della pubblica opinione”. “Telebarbie” svolge infatti questa mission in due tempi: nel primo viene appunto spiegato cosa non accade per realizzare il Barbie-pensiero, compito affidato ai suoi bravi commentatori; in subordine si fa poi sapere cosa accade davvero in Molise grazie ai suoi bravi cronisti. Il tutto ispirato a una filosofia che postula la Trascendenza e il Primato del Desiderio sulla banalità del Presente (cioè della cronaca). Siamo dunque dinanzi a una forma apostolica di giornalismo che ribalta la cosiddetta “agenda setting”, classico metodo che gerarchizza notizie e servizi secondo parametri d’importanza. Fin dai tempi in cui era volgarmente, ma non impropriamente, chiamata Teleiorio, l’emittente fa di questo parametro un apostolato: essere sempre e comunque nemica dei nemici dei suoi amici (e familiari).
Conclusione: non si può escludere che questa mission in tacco 12 possa fare da piffero al demenziale nazional-populismo e alla grullaggine salvinista che avvelena il Molise. Lo sapremo lunedì prossimo. E sai che risate se, dopo Razzi e Scilipoti, al Parlamento della Repubblica – non al Consiglio comunale di un paesello – andrà tale Aida Romagnuolo.
Postilla. In questi giorni fiocca su Telebarbie una benedetta manna pubblicitaria a base di “spot elettorali a pagamento”. Spot pagati anche da candidati nemici degli amici di Barbie. I quali non devono essersi posto il famoso dilemma di Nanni Moretti (“mi si nota di più se ci vado o se non ci vado?”). Di sicuro il non andarci era una decisione a costo zero e perfino più saggia, ma se poi s’incappa in rappresaglie mediatiche? Le Barbie non sono tutto glamour.
di Giuseppe Tabasso (da ilbenecomune.it)