• 20 Aprile 2018

AUGURI

25 anni fa, nel maggio del 1994, usciva il n° 0 de “la vianova”, mensile molisano di informazione fondato a Duronia. Per ricordare l’evento pubblichiamo l’articolo a firma di Giovanni Germano uscito sull’ultimo numero stampato nel giugno del 2003 per festeggiare i dieci anni del giornale

di Giovanni Germano

3 maggio 2018

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E’ importante questo numero de “la vianova”, perché ci porta dritto nel decimo anno di vita. Eh, sì! Il tempo passa per tutti e per tutto, ed anche la via_nova sta diventando vecchia. Chi l’avrebbe mai detto in quell’ormai lontano maggio del 1994 che saremmo durati dieci anni. Che avventura! Mi chiedo, guardandomi alle spalle, ma come abbiamo fatto!? Ed ancora mi chiedo se è servito a qualcosa tutto questo lavoro.

Non voglio qui incensare il nostro giornale ricorrendo il suo decimo anniversario, voglio più modestamente provare a capire a che punto del percorso siamo arrivati e se è il caso di proseguire il cammino e come. 

La vianova non è stata certo una intrapresa editoriale volta ad acquisire lettori per fini commerciali, ma di lettori ce ne sono stati e tanti, abbiamo stampato sempre 2.000/2.500 copie per numero, tante, tantissime per un giornale nato in un paese con trecento persone che abitualmente lo abitano. Se è vero quello che dicono le statistiche, ogni numero de la vianova, essendo un periodico, viene letto da un numero minimo di cinque persone che moltiplicate per 2.500 fanno 10.000. Quindi diecimila persone, qualche centinaio in più o in meno, che leggono il nostro giornale, numero dopo numero, a Duronia come in tanti altri paesi molisani, a Roma come in tante altre città italiane o straniere. 

E questi sono numeri, eh sì! sono numeri. I numeri però non sempre fanno quadrare il cerchio. 

Progetti come quelli de la vianova nascono e si realizzano quando c’è passione, motivazione, entusiasmo sia da parte di coloro che danno vita all’iniziativa sia da parte di coloro poi che dell’iniziativa sono fruitori; ma se la passione, la motivazione e l’entusiasmo si affievoliscono, inevitabilmente anche l’iniziativa ne risente ed essa finirà quando passione, motivazione ed entusiasmo verranno meno.

Il binomio che ha costituito le fondamenta su cui ha poggiato l’iniziativa strutturale de la vianova è stato il forte impegno di chi ha portato avanti il progetto ed il sostegno finanziario dei lettori. Se si affievolisce la passione, la motivazione e l’entusiasmo viene a scemare quindi anche l’impegno ed il sostegno finanziario. In questo modo le fondamenta rischiano di corrodersi facendo traballare la struttura.

Non c’è dubbio, ancora guardandomi alle spalle ed intorno, è inesorabilmente scemata la passione nutrita dentro fino al profondo del cuore, con le motivazioni eccelse di far rinascere i nostri piccoli paesi nel rispetto della loro cultura e della loro storia, salvaguardando il loro territorio e recuperando “le pietre” delle loro case, educando ad una nuova coscienza politica e civile e prospettando progetti legati a tutto questo; ed è scemato l’entusiasmo del dire e del fare.

Perché?

Si potrebbe banalizzare, dicendo che questo tipo di esperienze storicamente finiscono tutte allo stesso modo, non essendoci il risvolto del profitto economico ed essendoci, per contro, rimessa in soldi e tempo tolto alla famiglia, al lavoro, allo svago. Per la vianova  l’analisi è anche questa, spicciola quanto si vuole, ma realistica, solo che la nostra esperienza presenta alcune caratteristiche peculiari che qui val bene ricordare, per interpretare meglio le impronte del nostro cammino.

Le motivazioni sopra ricordate sono caratterizzate per lo più dall’esplosione su di una scala più vasta di un accoramento particolare di individui o di gruppi legato alla micro realtà dei paesi, da una parte, e dall’altra dal difficile compito delle associazioni di base di operare nelle realtà dell’entroterra. Questa corrispondenza di motivazioni ha dato corpo e spirito al giornale. 

Detto questo, è opportuno fare una sottolineatura. La vianova è nata a Duronia, uno dei paesi più piccoli e più “interni” del Molise, per reazione ad una sconfitta alle elezioni amministrative locali con l’intento di non disperdere le energie che si erano raccolte intorno al Gruppo politico “Insieme per Duronia”. Una micro realtà, Duronia, è vero, ma che presto, attraverso lo strumento del giornale, è diventato il fulcro di un attivismo culturale, sociale e politico, che ha coinvolto dapprima il Capoluogo ed i paesi più vicini, Torella, Castropignano, Fossalto, Salcito ed anche Civitanova, Frosolone, Molise, ed ancora altri più lontani come Portocannone, Roccapipirozzi, Casacalenda, Matrice, Schiavi d’Abruzzo, etc e poi è entrata in sinergia, con alti e bassi, con esperienze ambientaliste di varie Associazioni come “la Farfalla” di Larino-Termoli (si ricorderà l’esperienza dell’inserto “Il Mediterraneo”), ed in seguito, in maniera più costruttiva, l’AIIG Molise, Italia Nostra di Isernia, i Verdi di Castropignano, I Cavalieri del Tratturo di Agnone, I Cavalieri Triventini, l’A.G. Punto e Accapo di Fossalto e tante altre. 

Nella piccola realtà duroniese, quindi, energie soffocate rinascono attraverso l’esperienza del giornale e riescono a coinvolgere altre energie di altre realtà sociali e culturali, sopite esse stesse, per risvegliarle e mettersi in cammino insieme.

Il progetto all’inizio funziona e molto bene anche. 

Si dà voce a quanti altrimenti non sarebbero stati mai ascoltati. 

Si fa politica nelle pagine dei paesi, Duronia in testa: il linguaggio spesso è duro, ma c’è la consapevolezza che si sta sperimentando un nuovo modo di confrontarsi che spesso però cede agli eccessi, ma che comunque esplora e denuncia i fatti, di frequente anche gravi, commessi ai danni dei cittadini. La pagina degli emigranti diventa un punto di riferimento per quanti all’estero vogliono raccontare la loro vita di sacrifici o ritrovare i collegamenti con la terra abbandonata. Scrivere dei ricordi ed indagarli, pubblicare foto d’epoca, esprimersi in dialetto dedicando spazio ai nostri poeti vernacolari, piccoli e grandi, facendo rivivere una lingua parlata e mai scritta, raccontare delle tradizioni contadine e artigianali dei nostri padri per il giornale diventa un modo per riproporre la cultura di chi ha vissuto per secoli nelle nostre terre, per non dimenticare ed essendo consapevoli che la riflessione sul passato ed il sapersi rapportare alle proprie radici sono le basi per potersi impegnare nel costruire il domani. Il giornale si occupa  di storia e di archeologia, mantenendo il riferimento sempre alle piccole realtà dove gli avvenimenti o i ritrovamenti risultavano ai più sconosciuti. Le rubriche di cultura scovano energie insospettabili nei nostri paesi nella musica come nella poesia e nella scrittura, nel teatro come nella fotografia e nella scultura e pittura. Le associazioni  di base, presenti nel territorio ed operanti per lo pìù nella tutela dell’ambiente, hanno fruito del nostro strumento per elaborare studi, confronti, riflessioni, proposte sulle varie tematiche legate al territorio: turismo eco-compatibile, energie alternative e monitoraggio del territorio, tratturi, recupero edilizio, culturale e sociale dei nostri piccoli centri e così via fino alle ultime tragiche riflessioni sul terremoto che ha sconvolto le nostre terre lo scorso anno.

La vianova, orgogliosamente, è stato tutto questo. Una testimonianza che lascerà il segno, perché espressione libera venuta dal basso, una volta tanto, a raccontare la realtà senza i condizionamenti dei potenti manovratori di coscienza locali. Spesso, torno a sottolineare, attraverso il giornale sono state condotte battaglie dure, con la lucidità dei pazzi che hanno al posto giusto la loro testa. E’ servito anche questo per tentare di rompere il muro dell’omertà e del servilismo, affinché la coscienza dei tanti si preparasse ad un nuovo modo di pensare: all’interno del giornale tutti hanno assunto le loro responsabilità, consapevoli dell’atto di demolizione che si voleva creare.

Nonostante le asperità abbiamo quindi camminato bene su la vianova in tutti questi anni, ma ora non è più così, purtroppo.

La disaffezione dei lettori si fa sentire in maniera marcata, tant’è che il numero degli abbonati è drasticamente diminuito del 50%, rispetto allo scorso anno. Ed è una linea che scende a picco verso il basso, anno dopo anno. E’ pur vero che durante gli ultimi anni le pubblicazioni si sono ridotte fino ad arrivare a quattro, solo quattro, nell’anno appena passato e questo disincentiva in modo tangibile e giustificato chi è intenzionato a rinnovare l’abbonamento. Non è sufficiente ripetere “non ci sono soldi e quindi il giornale non può essere pubblicato”, è senz’altro vero anche questo ma per la vianova non è affatto giustificato. Se fosse marcata la volontà di andare avanti i soldi si troverebbero, come del resto li abbiamo trovati all’inizio, la mancata rimessa da parte dei lettori  quindi è solo uno dei problemi. 

Credo invece, e la convinzione aumenta di mese in mese, che è molto probabile che si stia esaurendo, come suol dirsi, la “spinta propulsiva” che ha caratterizzato il giornale in tutti questi anni. 

Nell’analisi del successo del giornale abbiamo rilevato che le motivazioni legate alle piccole realtà locali e al lavoro delle associazioni di base costituivano l’ossatura dell’iniziativa. Se osserviamo con occhio attento quello che è successo in alcune delle redazioni di paesi che hanno collaborato dall’inizio,  ci accorgiamo che il sostegno al giornale è venuto a mancare non appena, ad esempio, alcuni collaboratori de la vianova risultano vincitori di elezioni amministrative locali, avendo per tale obiettivo usato a piene mani, e giustamente, il nostro giornale: questo lungi dall’essere un biasimo costituisce comunque un dato di fatto, vuol dire che o è venuta a mancare la motivazione principale per andare avanti o, cosa più verosimile, non si ha più il tempo materiale per occuparsi anche del giornale.

Le associazioni poi, per motivi diametralmente opposti, hanno constatato che le battaglie condotte, anche sul nostro giornale, apparivano sempre più dei classici combattimenti contro i mulini a vento, dato il par terre culturale e politico molisano. Una per tutte: pensiamo alla manifestazione, il cammina, Molise! proposta dal nostro giornale. Ma da quanti anni andiamo promuovendo le nostre terre in sinergia con le altre associazioni e tante amministrazioni locali. Ebbene in dieci anni, nonostante che ogni anno puntualmente venga depositato regolare progetto e richiesta d’aiuto agli organi competenti, mai, e dico mai, nessun presidente di Giunta, nessun assessore regionale, alla cultura ed al turismo in particolare perché preposti, hanno avuto l’accortezza di rispondere, almeno rispondere, alle nostre istanze. Il Patrocinio si, quello l’hanno sempre dato, una firma, un fax …e via. 

Il giornale, è vero, continua ad essere stampato in 2500 copie e viene spedito gratuitamente a scuole, parrocchie, sindaci, enti provinciali e regionali, partiti, media: da questi, che pure si lamentano quando il giornale non arriva,  le sottoscrizioni che pervengono si possono contare sulle dita di una mano. Una vergogna mi verrebbe da dire, ben sapendo quanti rivoli prendono i soldi pubblici, ma non lo dico perché l’elemosina la vianova non l’ha mai chiesta.

Tutto questo non mi meraviglia, ma traccia dentro di me un solco profondo che incide in maniera sanguinolenta una esperienza eccezionale. Come per i tanti altri che in questa impresa sono stati in varie circostanze coinvolti, anche per me incomincia a marcarsi la linea della disaffezione. Chi mi conosce sa che sto usando termini che non si addicono al mio modo di pensare e di fare ed ha ragione. Però il silenzio della solitudine incombe ed il lavoro è tanto, troppo. Sono pronto a ripartire solo se ci saranno le condizioni giuste: dovranno rinascere passione, motivazioni e impegno, ma in un assetto completamente diverso. Sono necessarie garanzie di obiettivi chiari, di percorrenze comuni, di referenze giuste e di solidità economica. 

E allora se c’è ancora qualcuno disposto a riconoscersi nel vianovismo si metta da subito a disposizione perché in queste nostre terre c’è ancora tanto da fare, ed uno strumento come la vianova può ancora rivelarsi indispensabile.

Intanto auguri a la vianova e grazie a tutti coloro che in questi dieci lunghi anni hanno avuto il coraggio di collaborare con essa o semplicemente di leggerla!

Ultimo numero de “la vianova”

di Giovanni Germano

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