Unione Carresi
(Chi mi dà una mano?)
di Corrado Sala – f
3 maggio 2018
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La traumatica interruzione della Carrese, ha confermato in me un’idea sulla quale rifletto da tempo. Il 30 aprile 2018 è una data che segna inevitabilmente un confine tra prima e un dopo. Sarebbe un errore imperdonabile considerare quello che è accaduto a San Martino in Pensilis, un semplice atto di polizia. Derubricare alla mera esecuzione coatta di un provvedimento l’uso dei blindati che hanno sbarrato la strada al popolo delle Carresi, sarebbe un errore doppiamente imperdonabile. Lo scontro non è tra cittadini e forse di polizia, tra le comunità di Carro e i gendarmi. Lo scontro vero è tra culture: da una parte c’è quella di uno Stato burocrate, incapace di discernere tra barbarie e tradizione, tra terrorismo e festa popolare, uno Stato alleato della potente lobby animalista, una camarilla integralista e trasversale che elegge rappresentanti nei Parlamenti di tutto il mondo e muove miliardi; dall’altra una minoranza senza risorse, strumenti e mezzi capaci di garantire alle comunità interessate la sopravvivenza culturale, storica e antropologica, una sopravvivenza identitaria intesa come il tratto distintivo di un popolo che nasce da un sedimento millenario di fede, folclore e storia.
La vera battaglia da combattere, quindi, è questa: affermare il diritto di una comunità ad esistere secondo il proprio tratto identitario. L’adeguamento delle tradizioni alle nuove sensibilità e alle nuove regole è una questione importante, ma non è quella decisiva. Occorre prima di tutto la consapevolezza di essere un popolo e come tale muoversi. Solo partendo dall’affermazione della propria identità si ottiene la forza necessaria per affrontare ogni questione. Questa forza è nelle mani del popolo. Solo del popolo che, purtroppo, è stato il grande assente di questi anni terribili. Mentre un mondo crollava, il popolo assisteva inerme, come rassegnato e vittima di un fatalismo giudicato ineluttabile. In questo il popolo ha una colpa immensa, nell’aver lasciato le Istituzioni locali sole a fronteggiare uno Stato di burocrati zelanti e tetragoni che progressivamente hanno avviato la distruzione (volontaria o meno, poco importa) del sedimento millenario in cui affondano le radici delle comunità che esprimono le Carresi. L’immagine dei blindati che sbarrano la strada benedetta della Carrese, è un sacrilegio che il popolo delle Carresi non doveva vedere e subire, una umiliazione che impone una immediata inversione di tendenza. Il popolo è chiamato a far sentire la propria voce, pena l’imposizione di nuove umiliazioni. Come fare, allora?
Io credo che sia venuto il tempo di organizzarsi, attraverso una struttura di lotta capace di mettere in campo azioni che coinvolgano il popolo, una struttura capace di disarticolare sul piano culturale le menzogne e le mistificazioni discriminatorie che stanno portando alla distruzione di un patrimonio unico al mondo. Penso ad una struttura di tipo “sindacale”, capace di creare un sostegno popolare in favore delle Carresi. Una struttura distinta dai livelli istituzionali e che faccia ricorso agli strumenti di lotta tipici delle minoranze: dalla disubbidienza civile, allo sciopero (lavorativo e fiscale), alla organizzazione di manifestazioni pubbliche o iniziative simboliche. Una struttura capace di rappresentare una controparte sostanziale e un contropotere culturale rispetto alla forza oscurantista di uno Stato che invece di difendere la Storia, la Tradizione e l’Identità dei popoli ne determina l’umiliazione e la distruzione.
Tecnicamente penso ad una associazione che coinvolga cittadini provenienti dai comuni legati a questa manifestazione. Ci sarà tempo e modo per pensare ai nomi, però intanto a me ne è venuto uno: “Unione Carresi”. Chi mi dà una mano?
di Corrado Sala – f