A Campobasso il cimitero dei negozi
Botteghe distrutte, 900 disoccupati. Uiltucs: “Fallimenti nemmeno tutti addebitabili alla proliferazione dei centri commerciali, ma anche all’invasione degli empori cinesi e alla deregolamentazione selvaggia del settore.”
di Stefania Potente (da primonumero.it)
19 ottobre 2018
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A Campobasso è stata decretata la morte del commercio: da via Cardarelli a via Garibaldi, da via XXIV Maggio fino a via Mazzini e via Veneto. Quelle che una volta erano strade piene di servizi e di negozi si stanno riducendo ad un deserto. Guarracino (Uiltucs): “Questo settore si è trasformato in una giungla per colpa della legge 32 del 2010 che ha autorizzato la proliferazione dei negozi e il fallimento delle botteghe”.
Edicole, bar, piccoli alimentari o negozi di abbigliamento. Perfino qualche supermercato o le profumerie. Le serrande sono tristemente abbassate. “Vendesi” oppure “affittasi locale commerciale”.
E’ impressionante vedere quanti locali commerciali sono in affitto, chiusi ormai da mesi, se non da anni. In attesa di nuovi titolari che però sembrano non arrivare mai. A Campobasso è stata decretata la morte del commercio. E’ diventata un ‘cimitero’ di negozi: da via Cardarelli a via Garibaldi, da via XXIV Maggio fino a via Mazzini e via Veneto. Quelle che una volta erano strade piene di servizi e di negozi si stanno riducendo ad un deserto. Vuote pure nelle ore preserali, quando il ‘giro’ per lo shopping e poi la ‘stesa’ per il corso erano quasi irrinunciabili. Tutto distrutto.
I pochi che provano ad aprire una nuova attività potrebbero essere considerati quasi degli eroi. Invece i negozianti storici provano a resistere grazie ad una clientela consolidata, ma anche loro vedono il futuro nero.
I residenti invece alzano le spalle sconfortati. Perché la presenza di quei negozi dava vivacità anche ai quartieri.
Secondo uno studio della Uiltucs, la crisi del commercio ha provocato 900 disoccupati nella sola Campobasso. Un dato emerso pure in consiglio comunale, citato da Francesco Pilone in occasione del dibattito sul Documento di programmazione (il Dup, ndr). In Molise parliamo invece di 2500 famiglie. Con costi sociali elevati. Perchè, dopo aver mandato in fumo i risparmi di una vita, per i titolari delle piccole attività non ci sono nemmeno gli ammortizzatori sociali.
Fallimenti nemmeno tutti addebitabili alla proliferazione dei centri commerciali, ma anche all’invasione degli empori cinesi e alla deregolamentazione selvaggia del settore.
Ne è convinto il segretario generale dell’organizzazione sindacale, Pasquale Guarracino: “Questa è la cronaca di una morte annunciata, sono i risultati di una legge sul commercio – la numero 32 del 2010 – sbagliata. Si è preferito deregolamentare tutto. E ora questo settore si è trasformato in una giungla dove ognuno può fare ciò che vuole”.
Da cosa è nata la crisi? Al primo posto il rappresentante sindacale mette la proliferazione del ‘made in China’: “Vendono di tutto per 365 giorni all’anno, sono sempre aperti, le loro feste non combaciano con le nostre. Sono iniziati a diventare i datori di lavori degli italiani che vengono sfruttati e hanno iniziato a fare le vertenze. Il problema è che questi negozi cambiano il nome della società e non si trovano più.
Una diffusione favorita dalla legge sul commercio che “permette di tutto”. E “questo oggi sta distruggendo la bottega rionale”, aggiunge Guarracino.
Per la Uiltucs è il momento di regolamentare i negozi cinesi, creare un registro con i titolari delle attività commerciali che chiudono “per capire se hanno bisogno di aiuto, altrimenti li perdiamo di vista, diventano invisibili”. Infine, pesa la concorrenza sleale: “A Campobasso non esistono i controlli da parte dell’Inps o dell’Ispettorato del lavoro nemmeno quando si denunciano determinate situazioni. E così succede che l’attività che ha aperto da poco assume persone con un contratto da 20 ore ma li fa lavorare per 50. In questo aumenta il gap con il centro commerciale o il piccolo esercizio che rispettano le regole”.
Il sindaco ha chiesto un intervento al governatore Donato Toma per modificare la legge regionale sul commercio e per l’Osservatorio regionale (previsto dalla stessa norma) che non è mai stato attivato. E in otto anni la crisi del settore è diventata irreversibile. Mentre Campobasso – che faceva del terziario un punto di forza e il motore della sua economia – è diventata una città moribonda.
di Stefania Potente (da primonumero.it)