I fondamenti dell’amore coniugale
Discettare in generale sul concetto di amore e sul suo modo di manifestarsi tra gli esseri umani non è cosa semplice
di Umberto Berardo
20 novembre 2018
Discettare in generale sul concetto di amore e sul suo modo di manifestarsi tra gli esseri umani non è cosa semplice soprattutto perché il posto che viene dato a questo aspetto del sentire umano non è sempre lo stesso nello spazio e nel tempo, avendo una natura culturale legata a forme di carattere sociale, economico, politico, psicologico, simbolico miranti prevalentemente a stabilire regole di comportamento a livello relazionale.
Se si riflette con attenzione, il sentimento dell’amore è paradossale essendo per molti allo stesso tempo assoluto e relativo, padroneggiato ed impenetrabile, tenero e spesso crudele, libero e subordinato a regole.
Le stesse religioni lo definiscono in modo diverso ed articolato, anche se tutte gli assegnano un posto di grande rilievo per l’esistenza nella convinzione che si tratti di un elemento irrinunciabile alla sua pienezza.
Quando si affronta poi la relazione tra amore e sessualità si apre una serie immensa di questioni sulle quali la complessità diventa sempre più intricata.
Della pluralità di manifestazioni del sentimento dell’amore il mondo greco era talmente certo che lo definiva con lemmi molto diversificati, come ad esempio eros, photos, philia, agape, himeros, in relazione alle modalità con cui esso si esprimeva.
Si tratta di una ricchezza di sfumature lessicali inesistenti in altre lingue.
Poiché l’amore rappresenta in ogni caso una delle esperienze più significative dell’esistenza, è bene approfondirne la riflessione sugli aspetti più qualificanti giacché essa ci aiuta a fissarne una rappresentazione personale ed a viverlo con consapevolezza e maturazione cognitiva.
Ovviamente il rapporto di amore tra le persone può avere diversi principi fondanti e modi diversificati di essere vissuto.
Di seguito focalizzeremo le nostre considerazioni su una delle sue forme espressive che è quella coniugale la quale nasce con il sentimento della compiacenza come attrazione per un’altra persona e si consolida con l’elemento della benevolenza quale capacità di volere e fare il bene dell’altro.
La riflessione crediamo abbia un suo senso per chi crede nella famiglia come struttura sociale e sul suo valore per la convivenza soprattutto in un momento in cui la sua crisi presenta a nostro avviso aspetti molto preoccupanti.
Lo faremo da un punto di vista cristiano nei cui principi ci riconosciamo ed abbiamo fondato la stessa esperienza personale di amore di coppia e di famiglia.
Il primo aspetto, cioè l’attrazione, è legato alla sensibilità ed agli affetti, fondati in genere sul fascino per la bellezza esteriore del corpo e poi per le qualità interiori di chi ci seduce, mentre il secondo, ovvero la dolcezza, è controllato dalla volontà e da scelte mature e dunque diventa l’elemento costitutivo e fondante per la creazione di una peculiare comunione di vita e di un progetto di esistenza condivisa.
L’innamoramento di solito parte da sentimenti che tuttavia sono stati d’animo soggettivi e talora vaghi come l’ammirazione ed il corteggiamento che possono originare l’amore, ma non ne sono il fondamento essenziale che risiede invece nella capacità di condividere principi e valori e nell’organizzare un progetto di vita comune.
Sarebbe un errore imperdonabile quello di pensare che un tale disegno possa avere la sua dimensione chiave soltanto nella sfera affettiva e non anche nella capacità e nella volontà reciproca di amarsi per condividere un’idea comune di esistenza pur nell’autonomia e nella libertà di ciascuno.
La contrazione di un matrimonio tra due persone, allora, diventa una scelta matura a nostro avviso solo quando la compiacenza diventa reciproca e riesce a favorire la mutua benevolenza quale capacità di volere il bene dell’altro.
L’attrazione fisica può anche venir meno, ma, se esiste la benevolenza e la si coltiva nel corso degli anni, se si consapevoli che la persona amata non si può avere, ma solo amare, è difficile che un progetto di vita in comune possa venir meno.
Nella storia dell’umanità il pensiero cristiano ha manifestato talora al riguardo anche delle idee discutibili in qualche modo legate altresì alle concezioni del tempo in cui venivano espresse, ma ha sicuramente avuto un ruolo importantissimo nel valorizzare l’amore tra un uomo ed una donna edificandolo su un sacramento nel cui rito la costruzione del matrimonio si fonda sulla richiesta di consapevolezza del sentimento dell’amore reciproco, ma anche della concezione volontaristica ed altruistica tipicamente cristiana appunto di decidere la condivisione completa di un progetto specifico di esistenza al punto da impegnarsi al rispetto reciproco ed alla fedeltà in tutto il corso della vita.
Tra i documenti della chiesa cattolica che hanno affrontato il tema che stiamo trattando ricordiamo soprattutto Gaudium et spes, Humanae vitae, Familiaris consortio.
Papa Francesco in un’udienza generale del 14 febbraio 2014 si chiedeva : “Cosa intendiamo per “amore”? Solo un sentimento, uno stato psicofisico? Certo, se è questo, non si può costruirci sopra qualcosa di solido. Ma se invece l’amore è una relazione, allora è una realtà che cresce, e possiamo anche dire a modo di esempio che si costruisce come una casa. E la casa si costruisce assieme, non da soli!”
Nell’esortazione apostolica “Amoris Laetizia” (La gioia dell’amore), un documento articolato di nove capitoli, lo stesso pontefice, oltre ad invitare al superamento di un individualismo esasperato che nella nostra società impedisce di donarsi all’altro con generosità e sottolineare la sacramentalità del matrimonio ed i principi dell’amore indissolubile, aperto alla trasmissione della vita ed all’educazione dei figli, rileva come la famiglia non può ridursi alla mononuclearità, ma ha necessità di aprirsi ad una rete di relazioni ampie che ovviamente vanno al di là della coppia.
La conclusione del papa é che “Nessuna famiglia è una realtà perfetta e confezionata una volta per sempre, ma richiede un graduale sviluppo della propria capacità di amare (…). Tutti siamo chiamati a tenere viva la tensione verso qualcosa che va oltre noi stessi e i nostri limiti, e ogni famiglia deve vivere in questo stimolo costante.”
Quella di papa Francesco, come si comprende facilmente, è una chiesa aperta al rispetto di altre forme di amore nel vissuto sociale, ma chiara nel delineare con forza i principi evangelici su cui si fonda la famiglia cristiana.
di Umberto Berardo