Lo spettacolo indecente sotto al palco
I racconti di Vincenzo Colledanchise hanno la maturità che solo il trascorrere del tempo può produrre
di Vincenzo Colledanchise
21 novembre 2018
Nei primi anni sessanta le feste in paese erano allietate dalle solite modeste orchestrine napoletane, che facevano esibire per i loro spettacoli delle ragazze scelte forse più la loro avvenenza che per le qualità canore.
Alle melodie partenopee cantate con più di una stonatura, le signorine sopperivano con movimenti sinuosi che finivano con conturbanti contorcimenti finali: la richiestissima “mossa”!
Per i giovanotti era il massimo dell’eccitazione. Per noi ragazzi, invece, quelle movenze venivano fraintese come esibizioni di donnine di facili costumi.
L’argomento ricorrente tra noi ragazzi, e tabù ossessivo, era sempre il sesso, quindi era naturale che guardassimo con avidità e desideri impuri quelle signorine.
Allora non imperando la pornografia, solo la fantasia poteva assolvere e dare qualche forma al sesso femminile a noi ragazzi.
Per soddisfare proibiti desideri si ricorreva a tutto, fino ad intrufolarsi sotto la cassa armonica per poter sbirciare da qualche fessura creata tra le tavole del palco le gambe delle cantanti.
Ma una sera, alla vigilia della festa patronale, sotto la cassa armonica, a causa della ressa, scoppio una gran rissa tra i ragazzi il cui frastuono coprì il canto melodioso della cantante di turno che, alquanto contrariata, proferì rabbiosamente in dialetto napoletano parole irripetibili al numeroso pubblico nascosto a spiarla indecorosamente, che si precipitò ad uscire senza vergogna da sotto il palco.
di Vincenzo Colledanchise