Finora solo dichiarazioni d’intenti
In Regione nulla si muove sul piano della programmazione reale nei singoli campi che riguardano il miglioramento della qualità della vita dei cittadini
di Umberto Berardo
4 dicembre 2018
Chi segue le nostre riflessioni sulla realtà molisana sa che sulla giunta regionale a guida Donato Toma abbiamo sospeso ogni considerazione per consentire alla stessa un adeguato rodaggio nell’attività legislativa ed amministrativa.
Dopo alcuni mesi dall’insediamento, a parte i buoni propositi e gli annunci propagandistici degli interventi necessari da mettere in campo, nulla si muove sul piano della programmazione reale nei singoli campi che riguardano il miglioramento della qualità della vita dei cittadini.
Sul piano economico, a parte i consueti pannicelli caldi della cassa integrazione in deroga rinnovata per sei mesi agli ex dipendenti GAM, non esiste al momento uno sbocco concreto di rilancio delle tante aziende chiuse che hanno determinato la definizione di un’area di crisi complessa su cui tuttora non ci sembra d’intravvedere almeno la possibilità di ritorno al lavoro per le tante migliaia di operatori che lo hanno perso in questi anni per le lunghe e gravi carenze nell’analisi politica delle cause che hanno determinato tale condizione.
Ancora adesso non esiste neppure un piano articolato e fattibile a breve di rilancio dell’attività agricola e zootecnica che noi pensiamo possano essere davvero i settori economici trainanti di una regione che ha in essi la sua vocazione fondamentale, ma che non è stata fin qui capace di esprimere se non poche eccellenze in prodotti abbastanza limitati; occorrerebbe allora allargare le produzioni sulle richieste fondamentali dell’alimentazione con beni autentici e genuini senza rincorrere gli specchietti per le allodole di aziende alimentari esterne che vorrebbero spostare le culture su prodotti industrializzati di nicchia.
Nonostante le dichiarazioni ottimistiche del Tavolo Tecnico, per la sanità sappiamo tutti che le difficoltà di accesso ai Livelli Essenziali di Assistenza diventano sempre più insormontabili perché, a parte i decessi già verificatisi per problemi legati a patologie tempo dipendenti, ormai i tempi di attesa anche per le normali diagnosi sono insostenibili e si torna ai viaggi esterni della speranza anche per un banalissimo ago aspirato tiroideo eco guidato.
La medicina territoriale non ha visto alcun potenziamento di rilievo e, mancando reparti e personale specializzato h24, ci sono perfino incognite sugli annunci fatti di recente da Toma al “San Francesco Caracciolo” di Agnone sul pronto soccorso e sul reparto di dialisi
Si attende da mesi la nomina del commissario ad acta che continua ad essere rinviata per ragioni che nessuna mente ragionevole riesce a capire, mentre le istituzioni locali ed i cittadini non sono in grado di mettere in campo alcun atto eclatante in grado di attivare le decisioni politiche in merito.
A parte le toppe qui e là apportate per sedare la rabbia degli automobilisti, la situazione della percorribilità delle strade provinciali, in particolar modo nelle aree interne, è assolutamente inaccettabile ed in alcuni casi addirittura pericolosa, mentre nessuno sembra in grado di pretendere finanziamenti immediati dal governo nazionale quantomeno per la messa in sicurezza dei tratti più disastrati.
La banda larga, promessa a più riprese da tutte le ultime giunte regionali, è ormai una chimera e lascia gran parte del territorio ad un sistema di comunicazioni lente ed obsolete.
Il sistema scolastico in tutti i suoi ordini vive difficoltà che vanno dalle molte strutture ancora insicure ad una rete dei servizi che, spesso per un’assurda forma di campanilismo e di contrasti tra le amministrazioni comunali, non riesce ancora a darsi una piena razionalità di carattere logistico e funzionale alle necessità delle famiglie.
La difesa dell’ambiente e del territorio langue paurosamente al punto che le frane, in assenza di una forestazione adeguata di talune aree, stanno devastando non solo le vie di comunicazione, ma anche molta parte dei terreni coltivabili.
Abbiamo scritto fino alla noia che l’affidamento della promozione culturale regionale ad un ente come la Fondazione Molise Cultura è stato un errore marchiano non solo nell’idea che esso potesse sostituire l’Assessorato alla Cultura, ma soprattutto nella concezione che la cultura, ridotta ad eventi urbano centrici, potesse essere concepita, secondo l’immaginazione di molti, non come un fenomeno di massa ma unicamente di elite.
Aver ricostruito il relativo Assessorato è solo un primo passo non certo sufficiente ad invertire la tendenza.
Recentemente a Termoli si è tenuta una manifestazione pomposamente denominata “Stati Generali del Turismo e della Cultura” mutuata tra l’altro da esperienze già promosse altrove.
Ancora una volta, nonostante gli osanna della maggior parte della stampa locale la quale sembra aver perso il mordente critico che soprattutto talune firme giornalistiche ed alcuni cosiddetti opinionisti sembravano avere un tempo, abbiamo assistito unicamente alle ennesime dichiarazioni d’intenti che rimandano, secondo le consuete logiche assertive e propagandistiche delle classi dirigenti molisane, ad un piano strategico di là da venire affidato all’agenzia Sviluppo Italia piuttosto che, ad esempio, all’UNIMOL ed ai tanti giovani ricercatori molisani che dovrebbero essere, insieme agli addetti, alle associazioni ed al mondo del volontariato che già operano nel settore, gli assi portanti di una pianificazione del turismo e della cultura nella regione.
Nel Molise non si è certo all’anno zero nei tentativi di una sua progettazione di futuro.
C’è l’università e ci sono molteplici esperienze concrete di programmazione culturale, economica, sanitaria, sociale nelle quali esiste una ricchezza di idee provenienti da singoli, da comitati e da associazioni.
L’invito del vescovo De Luca a creare sinergie ci sembra quanto mai opportuno.
Tanti ormai purtroppo sono i giovani che emigrano per studiare o per lavorare.
È sufficiente dare uno sguardo al crollo del valore degli immobili, non solo nei piccoli borghi ma anche nelle città, per capire che la situazione che stiamo vivendo è davvero problematica e lascia pochi spazi alla speranza.
Sono in molti a sostenere che il Molise viva una fase di agonia; la giunta regionale dunque metta insieme tutta la creatività e la capacità operativa delle intelligenze in campo e, oltre ai proclami, produca finalmente atti politici concreti ed esecutivi, perché di essi e solo di essi abbiamo bisogno per riuscire a dare speranza ad una regione davvero sulla via di un profondo stato comatoso.
di Umberto Berardo