• 16 Gennaio 2019

Oratino e la sua “Via Crucis”

Una domanda a Mons. Bregantini

di Giovanni Mascia – fb

16 gennaio 2019

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Otto anni fa è stata rimossa la via Crucis scolpita da Renato Chiocchio per la chiesa del suo paese, Oratino, sostituita con pannelli di gesso colorato prodotti in serie.

Nessuna risposta ha avuto la protesta inoltrata prontamente da oltre centocinquanta cittadini al Parroco, all’Arcivescovo e alla Soprintendenza del Molise..Stesso esito per le successive richieste avanzate dal sindaco al Vescovo e alla Soprintendenza. Infruttuosi pure i tentativi esperiti da una delegazione presso l’Arcivescovo di Campobasso. 

Il silenzio davanti alle richieste di chiarimenti si commenta da solo, specie nei responsabili degli organi di tutela delle opere d’arte. Ma sorprende in particolare proprio in mons. Bregantini, il quale, come è noto, ha fatto del culto della bellezza un punto di forza della sua azione pastorale, che lo ha portato alla ribalta nazionale al festival di Sanremo di qualche anno fa. Bellezza come ordine e legalità. 

Diversamente: “È come se la bruttezza dei luoghi esprimesse tragicamente quel desiderio di violazione che c’è nel cuore del mafioso. E, infatti, i paesi più brutti e trascurati sono quelli segnati dalla mafia. La trascuratezza diffusa diventa, allora, il primo punto su cui far leva per opporsi alla intimidazione, alla violenza”. Sono parole sue, del vescovo che, prima di Campobasso, aveva retto per anni la diocesi di Locri, parole poi confluite nel libro “Non possiamo tacere”, redatto assieme a Chiara Santomiero con il sottotitolo “Le parole e la bellezza per vincere la mafia”. Anche di recente il presule ha indicato nella cultura del bello il modo migliore di combattere la mafia. Lo ha fatto, qualche mese fa, in una lectio magistralis su Bibbia e archeologia, tenuta presso l’Università di Calabria. 

Tutto giusto e condivisibile, sia chiaro. 

E ugualmente chiara vuole essere la domanda che ci permettiamo di rivolgergli: come si concilia la cultura del bello e della bellezza, da lui propugnata (e apprezzata nella tradizione artistica di Oratino), con i pannelli seriali di gesso dipinto, che proprio a Oratino sono stati preferiti alle sculture di Renato Chiocchio? 

(La foto è tratta dal periodico “Messaggero Oratinese”, Pasqua 2015)

Per maggiori dettagli sulla vicenda:

di Giovanni Mascia – fb

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