• 21 Marzo 2019

Devozione di San Giuseppe

La tradizione rivive a Petrella Tifernina

di Maria Teresa Di Lallo

21 marzo 2019

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Le tavolate di San Giuseppe sono una tradizione popolare ancora molto sentita in Molise. Consistono in alcune tavole imbandite di cibi di vario genere, con le 13 pietanze tipiche, offerte come ex voto a San Giuseppe durante i festeggiamenti del 19 marzo, festa del papà.

L’antica tradizione, in alcuni luoghi ancora presente, vuole che a queste tavolate partecipino le “tre persone, ossia la rappresentazione della Sacra Famiglia. Al centro della sala siedono San Giuseppe, Gesù Bambino e la Madonna . Le pietanze variano da paese a paese, ma viene ancora oggi rispettata l’usanza sia della cottura, che del condimento. In altri paesi sopravvivono ancora anche i Canti di San Giuseppe.

La preparazione dei piatti viene effettuata secondo precise consuetudini. Le tredici portate previste sono costituite prevalentemente da cibi poveri, come i legumi, e ingredienti semplici che si trovano in casa, il pane, la pasta, le verdure fatta eccezione per il pesce, il baccalà. Oltre ai dolci tipici che variano da paese a paese ma che vengono preparati sempre secondo antica ricetta. 

La tradizione è stata sempre viva a Petrella Tifernina, dove fino a qualche decennio fa, in paese, alcune famiglie preparavano le “pagnottelle” che venivano benedette in chiesa e poi distribuite gratuitamente, oltre ad approntare la Tavolata con le pietanze. In origine la tradizione voleva che queste case aprissero le porte per la giornata ed offrissero cibo a chi vi entrava, soprattutto ai più poveri. Naturalmente la giornata era dedicata alla preghiera ed il pranzo veniva offerto prima alle “tre persone” che rappresentavano la sacra famiglia, serviti da bambini vestiti di bianco e scalzi, in rappresentanza degli angeli, rigorosamente in silenzio. 

Dopo le pietanze venivano offerte al vicinato o alle persone più povere. E in queste case è ancora conservata o la statua o il quadro che veniva posto su un altare, davanti al quale si recitava il rosario. 

Fortunatamente ancora oggi la tradizione sopravvive. Si inizia con la novena di San Giuseppe in chiesa, celebrando San Giuseppe la domenica dopo il 19 marzo. I giorni per la preparazione sono tre, dal giovedì al sabato, il borgo storico è pervaso da profumi culinari che richiamano alla memoria proprio l’antica “devozione”.

Quest’anno la tradizione verrà celebrata domenica 24 marzo, dopo la messa e la processione con la statua del Santo, viene aperta la Sala Museale dove la ProLoco con la collaborazione di donne del posto, appronta l’altare ed il pranzo con le 13 pietanze. La sala è aperta a tutti coloro che vogliono celebrare o riscoprire la tradizione fino alla sera; concluso il pranzo, la sala viene allestita per coloro che vogliono entrare liberamente ad onorare la “devozione”. 

La preparazione delle pietanze inizia il giovedì per poi culminare nel pranzo della domenica. Consuetudine è quella di distribuire a tutte le famiglie del paese i dolci tipici, “screppelle e caragnole”, in onore del Santo. 

Il pranzo della domenica è dedicato agli anziani ma anche alle persone sole che per l’occasione hanno la possibilità di sentire il calore della compagnia.

Il pranzo conserva le antiche pietanze che si tramandano da generazioni, dai legumi ceci, fagioli, fave, alla pasta bianca e rossa con la mollica, alla verdura, al finocchio, al riso, al baccalà e cavolfiore fritti, alla frutta e dolci tipici. Da qualche anno sono stati coinvolti anche i ragazzi insieme ai loro catechisti, che per l’occasione hanno realizzato porta fiori, porta pane e quest’anno sono al lavoro per realizzare il “bastone di San Giuseppe” di pane da distribuire ai commensali.

Dopo il pranzo l’intera comunità, compresi i visitatori sono invitati ad intervenire per una preghiera davanti all’altare e per assaggiare le pietanze tradizionali.

L’usanza vede lo spiegamento di molte persone, di molto impegno, lavoro e fatica da parte loro, ma resta sempre molto forte la volontà di tenere viva questa tradizione, di volerla tramandare ai giovani per l’importanza sia della figura del Santo sia di ciò che rappresenta: un bagaglio culturale antico che ci parla delle nostre origini. Durante la preparazione ed il pranzo si riscopre ogni anno la gioia dello stare insieme e della convivialità.

di Maria Teresa Di Lallo

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