La Pagliara Maje Maje
Una tradizione che si ripete ogni anno in primavera a Fossalto
di Luciano Scarpitti
11 aprile 2019
A Fossalto la primavera si veste di erbe e fiori. La Pro Loco “Eugenio Cirese”, in collaborazione con il Comune di Fossalto e con la Rete Italiana di Cultura Popolare, con il patrocinio di Italia Nostra Sezione di Campobasso, ogni anno organizza il 1° maggio “La Pagliara Maje Maje” (la Pagliara maggio maggio). Si tratta di un antichissimo rito di origini incerte, forse introdotta in Molise dagli immigrati slavi, conservata, tuttavia, dai paesi non di origine slava, con il quale si celebra la Festa della Primavera, di buon auspicio in vista del raccolto che si otterrà dalla campagna nel periodo estivo. Un tempo doveva essere il simulacro di un dio della vegetazione di cui, al culmine della primavera, si celebrava la ricomparsa.
Erano giovani dei che periodicamente perivano e successivamente resuscitavano. Nelle loro vicende si rifletteva il ciclo annuale della scomparsa e del ritorno delle stagioni. I secchi d’acqua ed i fiori che piovono su di lui esprimono un augurio di fertilità.
Oggi gli abitanti di Fossalto hanno perduto il ricordo dei significati religiosi o magici che un tempo aveva la festa; la “Pagliara” fiorita vale come un generico augurio di buona fortuna attorno alla quale tutto il paese si ritrova unito. La “Pagliara” è fatta indossare ad un uomo, il quale la conduce per le vie del paese, dove, dalle finestre e dai balconi, accolta da frasi augurali, come “rascia, Maje” (abbondanza, Maggio!), si riversano numerosi secchi di acqua a scongiurare, evidentemente, tristi periodi di siccità.
Dopo 50 anni, durante i quali sono stati chiamati i suonatori di zampogna di Scapoli, in questa edizione la “Pagliara”, secondo l’antica tradizione, sarà di nuovo accompagnata, oltre che da un cantore, anche da un suonatore di “scupina” che è uno strumento musicale, realizzato appositamente, molto simile alla zampogna, ma composto di canne anziché di legno intagliato. Quando la “Pagliara ha terminato il giro del paese, la croce viene staccata e consegnata in omaggio al Sindaco, mentre il cono di erbe e fiori viene deposto nell’orto del prete. La festa si conclude con un pranzo a base di pane con pecorino e fave fresche e zuppa di legumi (lessima), accompagnati da un buon bicchiere di vino locale.
di Luciano Scarpitti