Castel San Vincenzo, l’Abbazia e le vestigia medievali
Viaggio negli “Angoli del Molise” più interessanti
di Mariateresa Di Lallo e Tina Piano
29 aprile 2019
Castel San Vincenzo è un comune italiano di 501 abitanti della provincia di Isernia. Arroccato su creste rocciose, Castel San Vincenzo è nato dall’unione di due antichi borghi e conserva quasi intatte nell’abitato le tracce del Medioevo. Al comune di Castel San Vincenzo appartiene inoltre la frazione de La Cartiera, così denominata per la presenza effettiva, nel secolo scorso, di una cartiera.
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Sul suo territorio si trova la famosa abbazia di San Vincenzo al Volturno, è una storica abbazia benedettina di cui si hanno notizie in un documento molto antico, un codice miniato noto come Chronicon Vulturnens, conservato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana.
Il territorio conserva le tracce di un villaggio agricolo di epoca tardo-romana e di un oratorio dedicato a San Vincenzo risalente al periodo tra il V e il VI secolo. La fondazione risalirebbe, secondo il Chronicon, all’inizio dell’VIII secolo e sarebbe dovuta a tre nobili beneventani, Paldo, Taso e Tato, e alla loro ricerca di un luogo in cui dedicarsi alla vita ascetica. L’area prescelta era stata frequentata in età tardoromana come mostrano i resti di una chiesa e di un’area sepolcrale di V-VI secolo d.C.
Non vi è prova certa che Carlo Magno ne fu ospite è certo che il monastero fu al centro di uno scontro aspro tra monaci longobardi fedeli al proprio duca e monaci favorevoli invece ai franchi, fino a quando l’intervento diretto di Carlomagno fece prevalere questi ultimi che, forti del suo sostegno, s’impegnarono nel potenziamento del cenobio e nella costruzione di una grande chiesa. Il sovrano elargì numerose concessioni all’abbazia, facendola diventare una delle più importanti del sud Italia longobardo.
Nell’848 l’abbazia fu danneggiata da un terremoto. Dodici anni dopo fu ricattata da Sawdān, emiro di Bari, a cui fu versato un ingente tributo per non subire un saccheggio.
Nell’881 alcuni Saraceni al soldo del duca Atanasio II di Napoli, grazie al tradimento della servitù dei monaci, depredarono e bruciarono il cenobio. I superstiti fuggirono a Capua; ritornarono a costruire l’abbazia nel 914, riuscendovi solo alla fine del secolo grazie all’appoggio diretto degli imperatori Ottone II e Ottone III. I monaci tentarono di costruire nell’Alta Valle del Volturno una podestà attraverso l’amministrazione della giustizia e la riscossione dei tributi.
Il monastero fu costruito entro un recinto fortificato di cui sono visibili alcuni resti, insieme a quelli pertinenti ad una torre di difesa a sud-est.
All’opposto estremo di questo lato sono visibili resti di una torre di controllo a nord-ovest, e un muro di recinzione. La basilica appare oggi nella forma accolta in seguito alle ricostruzioni degli anni ’60, e proprio davanti l’ingresso si trovano delle tracce dell’atrio, scoperto con gli scavi degli anni ’90.
Oltre all’abbazia, il complesso di San Vincenzo si divide in una Basilica e in una cripta separata. In origine i tre edifici erano collegati da mura.
E’ possibile ricostruire un percorso virtuale attraverso le rovine: La Chiesa Sud, la Chiesa Nord o di Epifanio, la Cripta di Epifanio, Il Vestibolo, la Sala dei Profeti, il Refettorio, il Lavatorium, le Cucine, il corridoio ovest, il Loggiato, le officine, la Basilica di San Vincenzo Maggiore, La cappella di Santa Restituta, Il complesso, noto come “Abbazia Nuova.
di Mariateresa Di Lallo e Tina Piano*
*Di Lallo -giornalista, ricercatrice ed esperta di tradizioni popolari del Molise
*Piano -ideatrice del progetto e marketing – Terminus