• 30 Aprile 2019

Le Giornate Nazionali dei Castelli in Molise

Tutti gli appuntamenti per l’11 e 12 maggio prossimi 

di A.C. La Terra 

30 aprile 2019

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Per il 21mo anno di fila, il mese di maggio è sinonimo di turismo sostenibile e culturale con le Giornate Nazionali dei Castelli, organizzate da una Onlus milanese (a carattere scientifico, longeva ed assai qualificata) su tutto il territorio italiano insieme a centinaia di volontari tra docenti, architetti, restauratori, storici, appassionati, studenti e fotografi. Con oltre 20 siti principali (almeno uno per ciascuna regione italiana e vari siti collaterali come è il caso del Molise), la XXI° edizione delle Giornate Nazionali dei Castelli è fissata per l’11 e 12 maggio prossimi, un week end in cui oltre alle visite guidate tanti sono gli eventi gratuiti messi a disposizione con un grande lavoro lungo un anno intero. Il Molise è uno dei grandi protagonisti delle Giornate 2019 ed i soci dell’Istituto Italiano Castelli della sezione regionale hanno proposto un ricco programma che interessa ben 13 castelli e mette a sistema le due province della regione anche con l’organizzazione di tour turistici per chi viene da fuori regione.

Sito principale: Castello di Pescolanciano (IS)

Sabato 11 maggio 2019 – Ore 10,00: Giornata di studio sul castello d’Alessandro, concerto d’arpa eseguito dall’artista Tosca Tavaniello, inaugurazione del ‘Museo dei castelli nel castello’, visita guidata all’antica dimora. Visita del borgo di Pescolanciano.

STORIA – I d’Alessandro furono gli abitanti e i possessori più importanti del castello, ma tra le sue mura si alternarono, nel dominio di un vasto territorio altri illustri personaggi. Dal Catalogus Baronum sappiamo che, nella prima metà del XII secolo, intorno al 1140, Pesclum Lanzanum era tenuto in feudo dal barone nor- manno Berardo de Calvello (cioè di Carovilli) che teneva anche Vinealim, Pesclam Corvaram (Pescocorvaro presso Miranda), Cornaclinum (La Conocchia d’Isernia) e

lo stesso Carovilli per conto di Jollem di Castro Pineano che, a sua volta, era feudatario di Ugo II conte di Molise. Di Pescolanciano erano anche Teodino di Peschio che fu giustiziere ai tempi di Federico II, e Ruggero di Pescolanciano che, secondo il Capecelatro, fu mandato dallo stesso Federico a demolire le fortificazioni di Isernia e Carpinone. Il feudo passò ai d’Evoli che lo tennero fino all’arrivo degli Angioini, quando appartenne alla famiglia Carafa della Spina. Degli Spinelli che successero ai Carafa per pochi anni, nessuna traccia a Pescolanciano. Così pure di Andrea d’Evoli che vendette il Feudo a Rita de Baldassarre nel 1576, vedova di Giovanni Gerolamo d’Alessandro. Così con il figlio Fabio, che prese il titolo di duca nel 1594, Pescolanciano passò in mano ai i d’Alessandro, che ne furono feudatari fino all’eversione della feudalità continuando, comunque, a tenere la proprietà immobiliare fino ai nostri giorni con tutti i problemi delle divisioni ereditarie le quali si riflettono nella conservazione del castello che domina questa parte della valle del Trigno e del tratturo Castel di Sangro-Lucera. Qui visse il duca Giuseppe d’Alessandro, famoso per un suo volume dedicato all’arte del cavalcare, pubblicato nel 1723. Per un breve periodo, all’interno del castello fu impiantata una fabbrica di porcellane che, nel XVIII secolo, prima che un misterioso incendio la distruggesse, resero Pescolanciano in qualche modo importante. Nella cappella palatina completata nel 1628, oggi ancora decorata con marmi barocchi, si venera il corpo di S. Alessandro di Bergamo, trasla- to lì da Roma per interessamento del duca Fabio Jr., e patrono della famiglia. Questo castello appartiene, oggi, per oltre il sessanta per cento, alla Provincia di Isernia che l’ha acquistato negli ultimi anni del secolo scorso; per il resto, è parcellizzato fra i diversi eredi dei d’Alessandro.

ARCHITETTURA. L’attuale abitato di Pescolanciano si pone sopra la fascia del tratturo Castel di Sangro-Lucera, mentre l’antico centro urbano di PesclumLanzanum, aggrappato al grande masso che regge il castello, lo sfiora sul lato nordorientale. Il fortilizio è, infatti, poggiato su un grande masso (Pesco) al limite del centro antico. Non esiste un’analisi critica dell’impianto, che non dovrebbe essere anteriore al X secolo, in relazione alla sua funzione nell’ambito dell’incastellamento longobardo. Il castello è stato più volte trasformato nel tempo, ma l’assenza di torri circo- lari fa ritenere che in epoca angioina, sebbene esistente, non abbia ricevuto modifiche particolarmente significative. Invece è probabile che con il passaggio del feudo al dominio dei Carafa della Spina, il complesso sia stato trasformato con il miglioramento e il rafforzamento strutturale effettuato per consentire una sopraelevazione dell’impianto originario. Furono costruiti, infatti, nel piano più basso, i locali seminterrati per le cantine e i magazzini, il primo e il secondo piano riservati al signore, il terzo, destinato alla servitù. Lungo questo piano fu creato il camminamento di ronda in aggetto sui beccatelli che sorreggevano le mensole per la caditoie, la cui archeggiatura si legge ancora bene sulle cortine di sud-ovest. Ai d’Alessandro che ne furono baroni dal 1594, vanno riferite le trasformazioni più significative per ridurlo a residenza fortificata, necessaria per il controllo non più militare del vasto

territorio di cui erano feudatari. Fu aperto un nuovo ingresso al castello al quale si accedeva da un ponte levatoio che fu terminato nel 1691; una bertesca forniva un’ulteriore protezione al portone d’ingresso. L’accesso al cortile esterno, in cui erano le pertinenze del castello (le scuderie, i magazzini, la legnaia), fu munito di una guardiola; alcuni anni dopo furono aggiunti i locali per l’archivio, l’ufficio per l’erario e la rimessa delle carrozze. Durante la ristrutturazione, il lato meridionale del fortilizio fu abbellito da un loggiato di quindici fornici ad arco ribassato, costruito sull’antico camminamento di ronda. L’ultimo intervento abbastanza consistente avvenuto sul castello si ebbe dopo il terremoto del 1805, quando crollarono le pareti relative al portale d’ingresso. Il loro restauro fu completato nel 1849 sotto il duca Giovanni Maria d’Alessandro. Il manufatto si presenta oggi con una struttura quadrangolare aggregata ad un mastio con scarpa che costituisce il nucleo originario dell’impianto.

Eventi collaterali

Visite guidate gratuite ad ingresso libero alle seguenti strutture fortificate:

Campobasso – Castello Monforte

12 maggio ore 10.00/13.00 | 16.00/18.00 – Info 327.4992312

Termoli (CB) –  Castello Svevo

11 maggio, dalle 10,00 alle 12,00 e dalle 16,00 alle 19,00 – 12 maggio, dalle 10,00 alle 12,00 e dalle 16,00 alle 20,00.

– Info 340.2208261

Tufara (CB) – Fortezza

11 e 12 maggio ore 10.00/13.00 – Info 377.2391390

Riccia (CB) – Torre

Domenica 12 maggio visita guidata ore 10.00/ 12.00 e 15.00/19.00 – Info 331.4263958

Macchia Valfortore (CB) – Palazzo Baronale

12 maggio ore 10.00/13.00 – 17.00/20.00 – Info 320.4309112

Castropignano (CB) – Castello d’Evoli

12 maggio ore 10.00 /13.00 – 15.00 -17.00 – Info 335.8072840

Colletorto (CB) – Torre Angioina

11 maggio ore 17.00/19.00 – Info 338.4503773

Fornelli (IS) – Borgo murato

12 maggio ore 16.00/19.00 – Info 329.5653577

Macchiagodena (IS) – Castello

11 e 12 maggio ore 10.00/13.00 – Info 334.6211963

Pescolanciano – Castello d’Alessandro

11 maggio ore 16.00/17.00/18.00 (un gruppo ogni ora)

12 maggio: ore 10.00/11.00 /12.00 – (un gruppo ogni ora) – Info 329.1266952

Civitacampomarano (CB) – Castello Angioino (statale)

12 maggio – Apertura gratuita del castello: ore 10-13/17-20

Info 389.2191032

Gambatesa (CB) – Castello di Capua (statale)

11 maggio – Ingresso gratuito

Visite guidate gratuite ore10.00/11.00/12.00 (un gruppo ogni ora) Info 327.8538671

Venafro (IS) – Castello Pandone (statale)

Domenica 12 maggio: Apertura gratuita ore 9.00/19.00

Visite guidate gratuite ore 15/17 Info 389.2191032

Curiosità

Nel Palazzo Baronale Gambacorta di Macchia Valfortore si può visitare

il Museo Civico di Storia Naturale della Valle del Fortore.

A Civitacampomarano, la Street Art è di casa: ci si può divertire visitando il borgo arricchito da splendidi murales.

A Riccia, è possibile visitare il Laboratorio Museale di antichi mestieri A Venafro: c’è la possibilità di visitare il Museo Nazionale presente al- l’interno del Castello Pandone

A Termoli: nel Castello Svevo mostra dedicata all’arrivo da Costantino- poli delle reliquie di San Timoteo, discepolo di San Paolo, con documentazione della IV crociata. Oltre al castello, si potranno visitare la Cattedrale, dove si trovano le reliquie di San Timoteo e il borgo antico.

di A.C. La Terra 

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