• 19 Febbraio 2020

Addio a Flavio Bucci

Il saluto di Elio Germano, di Stefano Sabelli e poi il racconto della sua ‘caduta’ con Domenico Iannacone in tv

di A.C.La Terra

19 febbraio 2020

Back 

“Ho scelto di non vedere lo sceneggiato (a proposito del film “Volevo nascondermi” sulla vita di Ligabue in concorso a Berlino), per non essere influenzato in nessun modo. Ma, parlando con la gente del posto, ho visto che si è attaccato alla memoria delle persone; tanto che molti citano come aneddoti veri della vita di Ligabue cose riprese da quello sceneggiato. Sono molto curioso di recuperare quello sceneggiato, perché Flavio Bucci è stato un attore straordinario”. (Elio Germano, La Repubblica, 18 febbraio 2020)

Con sgomento e dolore abbiamo appena appreso della scomparsa, la scorsa notte, di FLAVIO BUCCI. 

Al Teatro del Loto ci apprestavamo felici ad accogliere, insieme al Teatro Comunale Rossetti di Vasto, nel prossimo fine settimana, il suo ultimo lavoro teatrale. 

Un lavoro che raccontava con appassionata lucidità e bellezza l’ascesa professionale e le cadute e le risalite umane di un Grande Artista quale Flavio è stato.

A lui, che era d’origine della nostra terra, va il grande applauso che ci è restato soffocato nel cuore. (Stefano Sabelli – fb)

Fu anche un faccia a faccia tra molisani, quell’intervista che oggi ha il sapore di un testamento. Flavio Bucci, l’attore originario di Casacalenda morto sul litorale romano nella casa dove viveva da diversi anni, aveva affidato la sua storia di interprete di grandi successi e fama e ricchezza e di artista all’improvviso crepuscolare segnato da malattia, povertà, emarginazione a Domenico Iannacone, il giornalista originiario di Torella. Oggi quel confronto tra i due molisani resta un documento eccezionale: è lì, nei Dieci Comandamenti, che Bucci ripercorre insieme al giornalista conterraneo la sua vita per nulla ordinaria. La puntata era intitolata “La caduta” (qui il link di Rai Play con la trasmissione integrale): Iannacone portava il suo pubblico nella vita di chi per motivi diversi era precipitato in una realtà che non si sarebbe mai immaginato. E Flavio Bucci ne era diventato uno dei protagonisti.

Flavio Bucci era molto legato a Casacalenda, paese che qualche anno fa lo ha insignito della cittadinanza onoraria. Suo cugino è il giornalista della Tgr Rai Molise Sergio Bucci. In uno dei suoi ultimi viaggi in Molise venne insieme a un mostro sacro del palcoscenico come Gigi Proietti, insieme parteciparono a un evento all’università del Molise. L’attore è morto per un infarto proprio alla vigilia del suo ritorno in regione. Domenica prossima era atteso al teatro del Loto di Ferrazzano dove doveva andare in scena con il suo spettacolo “E pensare che ero partito così bene”, nel quale è lui stesso a raccontare la sua vita. A più persone nelle ultime ore aveva confidato di essere felicissimo di questo ritorno.

“Con sgomento e dolore abbiamo appena appreso della sua scomparsa – ha detto il direttore artistico del teatro, Stefano Sabelli -. Al Loto ci apprestavamo felici ad accogliere, insieme al Teatro Rossetti di Vasto, nel prossimo fine settimana, il suo ultimo lavoro teatrale. Un lavoro che raccontava con appassionata lucidità e bellezza l’ascesa professionale e le cadute e le risalite umane di un grande artista quale Flavio è stato. A lui, che era d’origine della nostra terra, va il grande applauso che ci è restato soffocato nel cuore. A tutti i parenti e gli amici il nostro abbraccio commosso per la scomparsa di un grande attore e di un grande uomo”.

Bucci è noto al grande pubblico per il personaggio di Antonio Ligabue nell’omonimo sceneggiato televisivo degli anni Settanta e decine di film tra cui Il Marchese del Grillo. Si forma professionalmente presso la scuola di recitazione del Teatro Stabile di Torino. Solo nel 1968 si trasferisce a Roma, dove Ruggero Jacobbi gli offre un ruolo ne “L’arcitreno” di Silvano Ambrogi, cui seguiranno “Peet Gynt” (1968), “Amleto” (1969), “Tre scimmie in un bicchiere” e “Il principe” (1970). Il debutto cinematografico arriva già dal 1972, grazie alla pellicola di Elio Petri La classe operaia va in Paradiso con Gian Maria Volontè, Mariangela Melato, Luigi Diberti e Salvo Randone. Ma non sarà l’unica collaborazione con Petri che infatti lo dirigerà anche ne La proprietà non è più un furto (1973) con Ugo Tognazzi.

Prenderà poi parte a pellicole come: L’amante dell’Orsa Maggiore (1972), I giorni della chimera (1975), L’ultimo treno della notte (1975) e la miniserie Il lungo viaggio (1975) di Franco Giraldi. Vincitore del Nastro d’Argento come miglior attore per il ruolo di protagonista in Ligabue (1977), recita anche in altre opere televisive come Circuito chiuso (1978), I problemi di Don Isidoro (1978, con Claudio Gora) e la miniserie Martin Eden (1979). In seguito a Dove volano i corvi d’argento (1977), sarà diretto da Dario Argento nell’horror stregonesco Suspiria (1977). Spesso diretto da Eriprando Visconti e Giuliano Montaldo – e si ricorda di quest’ultimo la pellicola con Burt Lancaster Il giorno prima (1986) -, nel 1978, è ancora a teatro con un fantastico “Don Chisciotte” diretto da Armando Pugliese, ma sarà ancora cinema con Gegè Bellavita (1978), Ammazzare il tempo (1979) e Uomini e no (1980).

Complessivamente Bucci ha recitato in un centinaio di film partecipando a pellicole importanti anche negli ultimi anni della sua carriera: era ad esempio nel cast de Il Divo del regista premio oscar Paolo Sorrentino. Alcune curiosità su di lui: ha doppiato John Travolta in “La febbre del sabato sera” e “Grease” e Sylvester Stallone in vari film. Fu tra i produttori di Ecce Bombo di Nanni Moretti.

Negli anni del declino ha più volte raccontato di aver sperperato tutti i suoi guadagni in vodka e cocaina. Una vita non comune o forse sì per un artista che ha lasciato il segno nella televisione italiana.  (da Riservato.net)

di A.C.La Terra

Back