Castelpetroso congiunge gotico e rinascimento, valli di Biferno e Volturno
Il santuario della Madonna Addolorata è un forte elemento di catalizzazione delle comunità. Tutto qui si fonde, a cominciare dagli stili architettonici. Anche il culto è a metà tra popolare con i pellegrinaggi ed ufficiale, cioè ecclesiastico
di Francesco Manfredi Selvaggi (da ilbenecomune.it)
17 giugno 2020
C’è santuario e santuario, non tutte le chiese che vengono denominate così sono indubitabilmente dei santuari. È perché per essere tali vi dovrebbe essere stato in quel sito un fatto miracoloso o vi deve essere conservata una importante reliquia, ma il più delle volte si attribuisce questo nome ad ogni edificio di culto meta di pellegrinaggi. È un santuario vero e proprio quello di Castelpetroso che è stato insignito pure del titolo di Basilica Minore. Qui è avvenuta alla fine del XIX secolo l’apparizione della Madonna Addolorata a tre ragazzini del posto e ad Ella sono attribuiti diversi miracoli.
Uno di questi è quello della guarigione di un giovane bolognese i cui genitori per la grazia ricevuta si adoperarono nella raccolta dei fondi per la costruzione della struttura religiosa. Il progetto è opera di un architetto di quelle parti che venne calato in questo sito, scelto quasi in un catalogo di tipologie architettoniche senza alcun riferimento alla realtà locale; i suoi riferimenti stilistici sono quelli dell’arte gotica, in facciata, e rinascimentale, la cupola, un esempio di quella corrente artistica che si chiama eclettismo storicistico. L’importante era che il fabbricato fosse magnificente, se non appariscente.
È perché l’edificare una superba “casa” per la Madre di Dio, la cui casa in verità era semplice, costituiva un atto di venerazione. Va fatto rilevare che per onorare degnamente la Madonna le chiese devono essere splendide, sia quando costruite ex-novo, cioè nell’epoca moderna, sia in passato e l’esempio è la chiesa di Canneto, un altro importante santuario, che è un pregevole manufatto di epoca medioevale in stile romanico. In entrambe le località, Castelpetroso e Roccavivara, tali chiese sono visitate tanto dai fedeli quanto dai turisti attratti dalla loro bellezza.
Si ha, perciò, affollamento di persone che non favorisce, di certo, il raccoglimento nella preghiera. Esse non ispirano quel sentimento di intimità che invece si prova nelle umili e solitarie chiese campestri, ma è lo scotto da pagare alla celebrità del sito. Il punto in cui sorge il santuario dell’Addolorata sembra di per sé vocato per la fondazione di un’opera di grande richiamo posto com’è su un valico, a cavallo tra i bacini del Biferno e del Volturno, fiumi che sversano, rispettivamente, nell’Adriatico e nel Tirreno, quindi nei 2 mari opposti.
Il santuario anche per la sua imponenza è un elemento antropico che sottolinea le valenze naturali di questo passo che separa le piane di Boiano e di Pettoranello di essere un fulcro visivo, un “emergenza” morfologica, un riferimento paesaggistico per credenti e non credenti. Va, poi, aggiunto che il luogo, non idoneo per l’attività agricola ma solo per il pascolo delle capre, tanto è magro e sassoso (“petroso”, appunto) il suolo, si pone in contrasto con gli spazi di vita ordinari delle comunità, una specie di extraterritorialità che porta ad avvertirlo, usando un termine in voga oggi, come un non-luogo.
La sua estraneità alla quotidianità ovvero la distanza dall’esperienza esistenziale della popolazione ben si presta a collocarvi, nell’immaginazione, lo svolgimento di fatti particolari, non usuali, e ciò, visto laicamente, è il presupposto per il verificarsi proprio lì di avvenimenti ultraterreni. La comparsa della Madonna ai tre pastorelli, in verità, è avvenuta un poco più in alto di dove, invece, è stato eretto il santuario e quindi non proprio nella sella che distingue le due vallate contrapposte, la quale avrebbe assicurato una maggiore visibilità all’opera.
La Cappella dell’Apparizione è attaccata ad una fonte da cui sgorga copiosa l’acqua e l’acqua è fonte di vita come lo è la divinità. Le due realtà culturali, la cappella e il santuario, sono collegate da una Via Crucis che si sviluppa lungo un percorso in forte pendenza attraverso il quale si ripercorrono le tappe, le Stazioni, della Passione; è un andare con fatica nel quale, ai fini della purificazione, si rivive, lo stabilì la Controriforma, il calvario di Cristo, una sorta di catarsi come nel teatro greco e non di semplice commemorazione secondo la pratica protestante.
È da aggiungere che non si tratta, quelli destinati alla Via Crucis, in quanto spazio della sacra rappresentazione, di percorrenze autonome, staccate da quelle d’uso comune. Si è parlato di quanto c’è alle spalle del santuario adesso, vediamo cosa lo precede: vi è anche qui un andamento cerimoniale che prende avvio dalle colonne con sovrapposte statue che seguono l’ingresso in quello che possiamo definire il recinto sacro, il temenos dei greci.
Il largo spazio antistante la chiesa è un piazzale ben più ampio di un sagrato, perimetrato di recente (e perciò sgombro dai bus) per merito di una donazione proveniente da oltreoceano, un tempo gli emigranti e, quindi, ben diverso dal giardino che precede la facciata di S. Maria di Canneto: mentre il primo è destinato all’accoglienza di un gran numero di persone, il secondo rappresenta un momento di raccoglimento per contemplare il mistero mariano.
Per quanto riguarda Canneto è opportuna una digressione per evidenziare che esso, da un lato, è l’unico santuario nel Molise che sta in pianura, mentre tutti gli altri sono in altura, a cominciare da quelli sannitici, e, dall’altro lato, che è un luogo di culto antico risalendo al medioevo, a differenza di Castelpetroso che ha “appena” poco più di un secolo (ancora più recente è quello della Madonna delle Stelle a S. Angelo Limosano e recentissimo quello di S. Giuseppe Moscati a Forlì dl Sannio) il quale, peraltro rivela la tendenza in alto, trattandosi di un medico, a voler indicare ai cristiani modelli di santità contemporanei.
A Castelpetroso è stata costruita una grande casa del Pellegrino dalla forma gradonata che apparirà quando verrà impiantata vegetazione sulle terrazze presenti ai vari piani un qualcosa che assomiglia ad un basamento su cui si poggia il santuario. Va detto che in questo caso i pellegrinaggi hanno il santuario quale meta finale in questo esso si differenzia dal vicinissimo edificio religioso di S. Angelo in Grotte il quale costituisce una tappa del cammino che compiono i pellegrini nel dirigersi verso Montesantangelo ripercorrendo la fuga del diavolo inseguito dall’Arcangelo che lo scaccia nelle cavità sotterranee, una di queste è la chiesa rupestre molisana, fino a farlo sprofondare negli inferi nella località pugliese.
È la Via Micaelica cui rivaleggia il tratturo Pescasseroli-Candela che è tangente al santuario della Madonna Addolorata. Rimanendo nei paraggi si ricorda che il comune di Castelpetroso confina con quello di Roccamadolfi in cui vi è il santuario, però urbano di S. Liberato.
di Francesco Manfredi Selvaggi (da ilbenecomune.it)