• 9 Ottobre 2020

“La Casa Italica”

La Casa piu’ moderna del Molise sta nella Sepino antica

di Franco Valente – fb

10 ottobre 2020

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Quanto segue è ovviamente il mio personale punto di vista.

Come si fa a stabilire se una casa sia bella o brutta nessuno lo sa.

Però questa di Sepino permette di fare qualche ragionamento che aiuta a trovare una soluzione.

A volte la valutazione della bellezza dipende da condizioni soggettive. Se hai il mal di denti o, senza soldi, devi pagare una bolletta la valutazione è ben diversa da quella di chi sta bene in salute e non ha problemi economici.

Ma esiste un criterio scientifico per stabilire dove sta la linea di separazione tra un oggetto bello e uno brutto?

Sulla questione sono stati versati fiumi di inchiostro.

Nel 1896 l’architetto americano Louis H. Sullivan propose un principio da rispettare nell’architettura moderna: “La forma deve seguire la funzione”.

Nell’antica Sepino, alla metà del Settecento, la famiglia Maglieri fece una casa che è l’applicazione integrale della formula di Sullivan.

Ma Sullivan non era ancora nato.

Rocchi di colonne e pietre squadrate provenienti da monumenti romani, rimessi insieme come fanno i bambini con i blocchetti di plastica recuperati dalla scatola delle costruzioni, sono diventati una cosa che non ha nulla della classicità antica degli edifici da cui sono stati consapevolmente prelevati.

Senza entrare, dall’esterno, si riconoscono tutte le funzioni interne.

Sulla sinistra un portale squadrato è l’apertura della stalla. Si capisce perché al piano superiore si apre una finestra che è senza davanzale. Permette al contadino di tirare in alto le balle di fieno da sistemare in corrispondenza della cateratta che sta sulla mangiatoia.

A fianco una colonna regge lo spigolo di un portichetto che serve a riparare gli attrezzi, ma anche chi li usa, davanti alla porta della cantina. Un blocco monolitico funge da piano di appoggio per le piccole lavorazioni domestiche.

Al centro del prospetto una solenne scalinata appare come la rampa di un tempio italico, con gli scalini che sembrano fatti per uomini dalla statura gigantesca, con la pedata eguale all’alzata, come fossero i climates del vicino teatro all’aperto da cui presumibilmente provengono.

Sotto di essa la stalluccia per i polli fa angolo con il deposito degli attrezzi per i lavori nei campi.

Al piano superiore si riconoscono le funzioni della vita quotidiana. La parte centrale riservata al riposo. Vi si può accedere dal ballatoio, ma anche da dentro. Direttamente dalla grande cucina. 

Di questa si comprende la funzione dalla forma di un corpo di fabbrica esterno che, essendo semicircolare, rivela essere la pancia del forno.

In questo modo le pareti della camera da letto da una parte sono protette dalla cucina e dall’altra dal fienile.

Le porte, poi, esclusa quella della camera da letto, hanno un buco all’altezza del pavimento. Così i gatti possono entrare ed uscire con comodo.

Qualcuno la chiama architettura organica. Altri la definiscono architettura spontanea.

Sicuramente nel nostro caso è un’architettura che racconta la storia passata di chi l’ha abitata.

Se mi chiedessero come definirla, io la chiamerei “Casa italica”.

Oggi, purtroppo, è solo un reperto da museo.

di Franco Valente – fb

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