• 20 Novembre 2020

Il Molise non ce la fa più

La mancata riapertura dell’ospedale “Vietri” di Larino ha accentuato lo sfascio sanitario ai tempi di Covid

di Pasquale Di Lena

30 novembre 2020

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Venerdì sera la trasmissione di approfondimento di Rai 3, Titolo V, dopo due tentativi (falliti) di raccontare la sanità molisana, ha scelto di non iniziare neanche il discorso sulla pessima gestione dell’emergenza sanitaria nel Molise. Una gestione allo sfascio totale per colpa di chi è rimasto sordo alle ripetute sollecitazioni – avanzate da forum, comitati, associazioni, singoli cittadini, e, anche, 118 sindaci dei 136 attivi in Molise – di una riapertura dell’ospedale “Vietri” di Larino, quale sede Covid e Centro interregionale di ricerca per le malattie infettive.

 Una struttura di proprietà dell’Asrem/Regione, chiusa dal precedente governo regionale, dotata di sala rianimazione, camera iperbarica e camere attrezzate con erogatori di ossigeno. Una riapertura che, con pochi euro, poteva avvenire già nel periodo della prima fase della pandemia che stava interessando Il nostro Paese e il mondo intero e non aspettare i quattro mesi che servono per completare la Torre programmata nei pressi dell’ospedale Cardarelli di Campobasso.

 La Verità è che quelli che hanno lottato per la soluzione dell’ospedale Vietri non sono riusciti -respinti, come la gran parte dei molisani – da comportamenti lontani da ogni logica e senso di responsabilità; da rimbalzi di accuse; caos – a far sentire le proprie voci ed a far valere i tanti appelli di una soluzione, oltretutto la più facile, la più tempestiva e, soprattutto la più economica.

 Comportamenti, che hanno portato alla pesante, grave situazione che la sanità molisana vive.

Una situazione che penalizza duramente tutti i molisani e rende più difficile – nel momento in cui viene a mancare la risposta alla domanda della salute – le stesse prospettive che pur si erano manifestate con la presenza di turisti che hanno conosciuto il Molise quest’estate.

Vale ancor più la pena far presente che, con questo modo di procedere, c’è da essere preoccupati, anche e soprattutto, per l’imminente e complessa campagna di vaccinazione, che richiede competenze specifiche, sia sanitarie che organizzative.

A tale proposito vale, altresì, la pena di ricordare la centralità delle 13 Case della Salute, previste nella nostra Regione, tuttora rimaste sulla carta, che sono, invece, da aprire subito proprio per l’importanza e urgenza che esse rivestono con l’attribuzione di competenze specifiche in materia di vaccinazione e contrasto alla diffusione del virus. C’è da dire che l’apertura delle suddette fondamentali strutture consentirebbe di far partire la costruzione di una rete sociosanitaria territoriale simile a quella realizzate in altre Regioni.

La gravità della situazione, con sempre più ricoveri e, ciò che è peggio, sempre più morti, e la non attivazione di queste strutture sono la dimostrazione della mala politica e della cattiva gestione dell’emergenza sanitaria, e le conseguenze sono tante, non ultima quella di un attacco alla sanità pubblica, che, invece, si deve rafforzare.

di Pasquale Di Lena

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