• 30 Dicembre 2020

Mafalda, Mafaldine e La Molisana!

La storia dei nomi e delle ricette della pasta Italiana, appartiene alla storia d’Italia e come tale rimane

di Antonio D’Ambrosio

07 gennaio 2021

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Una storia, raccontata con un eccesso di sintesi e di enfasi, ha portato ad una sintassi traballante creando un ambiguo e intollerabile messaggio, coinvolgendo anche la stessa identità regionale. Lo stesso richiamo a Trilussa non ha aiutato, se non addirittura ha fatto aumentare una sensazione di qualunquismo: in pratica, Trilussa, come solo lui sapeva fare, dice che quando se magna siamo tutti d’accordo!!!

Il comunicato e l’azione dell’azienda, alle reazioni dell’opinione pubblica, social e stampa nazionale, credo che sia stato anche eccessiva, perché va oltre la giusta azione che gli si chiedeva, soddisfacendo a questo modo gli estremi. Ma è da capire e da apprezzare perché è netta e senza ambiguità.  

 La storia dei nomi e delle ricette della pasta Italiana, appartiene alla storia d’Italia e come tale rimane. A casa mia, le Mafaldine mia moglie le chiama Mafaldine, io, pasta riccia! Nel Molise poi abbiamo un bellissimo comune di nome Mafalda, con una straordinaria e numerosa comunità in Argentina, a Mar del Plata, che fa onore a questa Regione e non risente del peso di questo nome: Mafalda, tra l’altro, è l’unica figlia antifascista dei Savoia.

Quindi, non sono le parole tripolina, bengasine, ecc… a ledere oltremodo le sensibilità di molti, bensì la sua narrazione, o meglio la narrazione di un aspetto tristissimo ed inglorioso di un periodo storico degli italiani e dell’Italia. Cosa, sotto il profilo storico, evidentemente è sfuggita di mano a qualche iper moderno creativo del Marketing.

 Chi però si è’ avventurato ad identificare la famiglia Ferro come persone nostalgiche di un triste passato, o che si siano persi nella folle corsa del mercato, quindi del denaro, senza etica e principi, non sta in buona fede. Per la mia attività, prima da sindacalista della CGIL e poi nelle Istituzioni, sono testimone di un loro comportamento di rigore contrattuale con i lavoratori e di rispetto dei principi democratici e costituzionali, accompagnato da un profondo amore per la nostra e loro terra. Basti pensare all’immane sforzo economico, ma anche culturale e sociale, che stanno facendo ed hanno fatto per organizzare la filiera corta ed eliminare o abbassare i valori che, un’affermata letteratura, ritiene nocivi alla salute, in particolare i glifosati nella pasta ed altre sostanze chimiche.

 Però, la cosa peggiore di questa vicenda è un’altra ovvero, il ripetersi nei social, un po’ pappagallescamente, di un motto che si lega al passato, perché usato dall’infausto capo del ventennio: ”Non importa se si parla Bene o Male di un fatto o di una persona, purché. se ne parli “. In questo modo, quest’ultimi strateghi della comunicazione, pur dichiarandosi sostenitori dell’azienda contro gli attacchi di indecifrabili estremisti di tastiera (definiti spesso comunisti! sic!), attribuiscono alla Società, nonostante il loro chiaro ed inequivocabile comunicato stampa di dissociazione, la spregiudicata posizione di una geniale strategia di mercato. Cosa che sarebbe la posizione più odiosa e pregiudizievole che può essere considerata per la stessa azienda. In questo modo, Qualsiasi imbecillità di comunicazione può essere fatta passare per genialata. Le verità’, viene ribaltata: un metodo d’intendere la comunicazione che rappresenta una delle distorsioni presente nella società contemporanea, tanto cara alla classe politica. Con questo metodo si può sostener tutto e il contrario di tutto. Ovvero la verità annullata! 

Il lato oscuro della vicenda, lo rappresenta questa cultura.

(Foto: Mafalda, Le Mafaldine e il Logo della Molisana)

di Antonio D’Ambrosio – fb

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