• 4 Gennaio 2021

EDIZIONE 1997 – LE IMPRESSIONI DEI MARCIATORI

 

IL RECITAL DIALETTALE DI PIERLUIGI GIORGIO E DI BENITO FARAONE CHIUDE IL “CAMMINA, MOLISE! ‘97”

Marciatori e cittadinanza, radunati nella palestra scoperta dell’edificio scolastico, sono stati rapiti dalla bravura dell’attore Pierluigi Giorgio e del cantastorie Benito Faraone, che hanno chiuso a notte fonda la manifestazione del “Cammina, Molise! ‘97” con un Recital di poesie, ballate e cantate dialettali della più nobile tradizione molisana (tra gli autori interpetrati figurano, oltre allo stesso P. Giorgio, Giose Rimanelli, Giuseppe Jovine, G. Eliseo, N. Iacobacci, Tabasso, Spensieri, Cirese ed altri).

L’esibizione dei due artisti molisani ha entusiasmato il pubblico presente, che ha apprezzato la bravura (notevole la chitarra e la voce di Benito ed appassionata, sentita sulla pelle, la “recita” di Pierluigi) ed ha colto il messaggio della preservazione di una cultura contadina, ancora fortunatamente radicata tra le popolazioni molisane, che riesce ancora ad aggregare ed ad educare.

La nostra Associazione e la vianova ringraziano Pierluigi Giorgio e Benito Faraone per quello che fanno per la nostra terra e li ringraziano anche per aver portato gratuitamente il loro spettacolo a Duronia per chiudere, nella maniera che volevamo, la nostra manifestazione.

Pierluigi Giorgio e Benito Faraone


DEDICATO AGLI AMICI DI “CAMMINA, MOLISE!”
TANTE COSE MI SONO MANCATE A ZI’ FELICE COLANTUONO, MASSARO DI ACQUEVIVE DI FROSOLONE, SCOMPARSO TEMPO FA E A ME STESSO, NATURALMENTE

Un passo dietro l’altro, un gesto lento dietro l’altro; un fazzoletto sulla fronte, sul collo, sul viso ad asciugare il sudore; un sorso d’acqua e un altro ancora…

Lo stupore bambino di uno sguardo ampio quanto un abbraccio, infinito e rosa quanto un tramonto e andare…

La collina è lì davanti agli occhi, ad impedire il cammino, ma fra pieghe e dossi in controluce, tra sole e ombra, netta una scia d’un verde più tenero, meno intenso che ai lati, sale diritta, ampia, come autostrada d’un tempo remoto, a testimoniare cadenze, vicende diverse.

>Un passo lento dietro l’altro, un pensiero dietro l’altro.

Ad ogni passo che affonda, un fremito vago, un contatto…con la terra, un dono avuto e ridato, un amplesso. Fermarsi. Interrogarla: aspettare. Parlarle di nuovo: ascoltare…

Camminare, e poi sdraiarsi, tuffarsi nei solchi, scoprirne le tracce: segni lasciati da antichi, lontanissimi amanti.

Affiatarsi…riaffiatarsi: come un intimo amico qui ancora una volta tornato. Pellegrino d’un tempo sospeso.

Accarezzare l’erba, verde ventre di morbido velluto ed attendere il battito dall’antico cuore – ritrovarlo – ascoltarne i fiati, il respiro – riscoprirlo -: l’eco della favola, il ritmo della storia, e la leggenda. Riconoscersi?

Essere favola, storia, e leggenda! Pellegrino in un tempo non suo.

E poi rinfilarsi le scarpe, lo zaino, il cappello, come un’armatura, come in un rito arcano e seguire quel soffio…

Un passo lento dietro l’altro, un pensiero dietro l’altro. Uomo ed amante.

Terra ed amante.

Ripercorrere il vecchio tracciato di un Sacro antico Bue, e ricalcarne le orme, consapevolmente; conoscere la partenza – non le tappe, i tempi, il percorso, le ragioni – inseguendo una nota che non è ancora suono, un’intuizione non ben definita.

Eccoti qui, terra di Arcane Primavere! Terra di Molise.

Ed eccomi ancora e di nuovo qui, uomo, vagabondo e amante: ti attraverso e riattraverso sfiorando un viso che sembra il mio; ti penetro sino a ficcarmi e crollare…e sognare: volti di uomini, contadini, guerrieri, pastori…

Ma anche contorni di paesi non più paesi, e di pastori non più guerrieri!…

Ti percorro e ripercorro – per quante e quante volte ancora? – sul filo di un impalpabile ricordo.

E non so più se sei un riflesso, una vaga sensazione della mente, soltanto un inganno.

Pierluigi Giorgio


CAMMINA, MOLISE!

Cari amici,

abbiamo partecipato alla recente edizione di “Cammina, Molise!”. Abbiamo aderito all’iniziativa per curiosità, per un generico interesse turistico-culturale, per il desiderio, forse un po’ puerile, di metterci alla prova. E così ci siamo trovate a camminare in luoghi di cui fino a pochi giorni prima non conoscevamo nemmeno il nome, immerse in una realtà a cui eravamo, per provenienza, del tutto estranee. Ma quasi subito l’esperienza ci ha coinvolto ed ha assunto significati che hanno trasceso e annullato qualsiasi aspetto folcloristico e sportivo.

Il camminare con la “mazza” in mano riproponeva comportamenti antichi, legati alla radice stessa dell’umanità, induceva a porsi in modo nuovo nei confronti dell’ambiente, ridava valore ad elementi oggi spesso dimenticati, come la lentezza, la fatica fisica, la semplicità e l’essenzialità dei gesti, del vestire, dei cibi. Inoltre, si camminava insieme, per cui la marcia stessa diventava atto di comunicazione, che rendeva facile lo scambio di una parola o di un sorriso con gli occasionali compagni a cui ci si trovava affiancati. E poi, il cammino non era fine a se stesso, ma aveva un senso, voleva essere una testimonianza: e le entrate in gruppo nei paesi, lungi dall’essere una parata scenografica, attestavano una presenza determinata e fattiva che intendeva tradursi in ambiti operativi ben più specifici. Così, scoprendo e dividendo con altri gli aspetti materiali ed i molteplici significati del cammino, abbiamo percorso e conosciuto il Molise, coi suoi monti dai profili dolci, rotti da strapiombi e da creste rocciose, coi suoi paesi sgranati sui crinali, coi suoi meravigliosi boschi di faggi e di abeti; e abbiamo conosciuto la sua gente, dura e tenace come la pietra e insieme tenera, ospitale, gentile. Per questo, abbiamo vissuto i quattro giorni di marcia come un’esperienza splendida e, a tratti, emozionante. Voglio quindi ringraziare coloro che hanno organizzato la manifestazione e ne hanno curato gli aspetti pratici e culturali: Giovanni, Rocco, Claudio, Alfredo, Odorino, Domenico, il Prof. Lucarelli, Santino, e gli altri che abbiamo visto variamente affaccendati attorno al folto gruppo dei marciatori e di cui non sappiamo il nome. Ringraziamo la nostra cara amica Angiolina Giuditta, che ci ha parlato dell’iniziativa e ci ha reso possibile la partecipazione. E ringraziamo tutte le “magliette verdi” con cui abbiamo condiviso il cammino, in particolare i ragazzi, infaticabili e sempre allegri.

L’alto Molise ci ha presentato una dolorosa storia di emigrazione, di solitudine, di abbandoni. Ma ci ha anche mostrato risorse intatte ed originali che attendono di essere adeguatamente valorizzate, nell’interesse non solo i Molisani, ma di tutta la comunità nazionale. Auguriamo che esso trovi le possibilità, le vie, i supporti per esprimerle al meglio senza snaturarle, promuovendo uno spirito equilibrato del territorio: e abbiamo visto che le capacità e le disponibilità umane per questo non mancano. Cammina, Molise!

Con molta amicizia

Francesca Fonio e Lucia Ubezio – Novara


CONSIDERAZIONI D’AUTUNNO

I marciatori (chiamiamoli così anche se il termine mi sembra improprio e riduttivo) cominciarono a salire l’impervia stradina che porta a Duronia disponendosi in fila indiana lungo il colle scosceso. Le loro figure che si stagliavano contro il cielo infuocato del tramonto, il paesaggio di rocce e il clima di festa che si andava preparando creavano un’atmosfera suggestiva.

Finalmente eravamo a Duronia dopo quattro giorni che non esito a definire di impegno e di sudore soprattutto per chi, come il sottoscritto, aveva scelto gli itinerari più difficoltosi, ma escursionisticamente parlando, più interessanti.

Il piccolo paese ci aspettava per tributarci l’accoglienza riservata all’ospite di riguardo, ma anche all’amico che si rivede dopo tanto tempo: una festa tutta per noi con tanto di dolci, canti e balli fino a notte inoltrata.

Ora, a distanza di tempo, quando le sensazioni svaporano ed i ricordi si sedimentano nella memoria, provo a dare un ordine agli aspetti più significativi di questa esperienza vissuta nell’Alto Molise tra il 10 e il 13 agosto 1997.

Assimilare questa esperienza ad un “trekking” non mi piace, perché questo termine non serve a dare l’idea delle molteplici iniziative ed attività, alle quali abbiamo partecipato lungo tutto il percorso. D’altra parte tra noi non mancavano escursionisti, camminatori indefessi ed aspiranti atleti: li riconoscevi dall’abbigliamento e trofei d’alloro.

Si è trattato, senza dubbio, di un turismo alternativo alla vacanza “tutto compreso”, che ci ha permesso di venire a contatto con la gente di queste parti fuorida schemi e stereotipi. Ci è stata offerta la possibilità, grazie all’accorta regia del “Cammina, Molise! ‘97” (non vorrei per questo scadere nel tono encomiastico e celebrativo) di accostarci alla cultura della montagna, che è qualcosa di più profondo del folklore ad uso delle patinate riviste.

Veramente il folklore quando si traduce in splendidi manicaretti, indimenticabile, per esempio la “pezzata” di Capracotta, non solo merita una speciale considerazione, ma anche una sosta in più.

La cultura però va ben oltre il palato ed esige sensibilità e attenzione; senza queste predisposizioni nell’animo difficilmente si coglie il travaglio alla loro terra, ma che avvertono la crisi della loro economia tradizionale legata alla pastorizia ed all’agricoltura.

Sono rimasto impressionato da un paese come Salcito, ormai ridotto a poche centinaia di abitanti e dalle parole del Sindaco di Pietrabbondante sul fenomeno dell’emigrazione, che è il peggiore dei flagelli perché sottrae energie vitali ed ostacola la ripresa produttiva e la stessa continuità culturale.

Allora resto perplesso davanti alle iniziative agrituristiche di Staffoli e di Colle dell’Orso a Frosolone: rappresentano un’inversione di tendenza rispetto al passato, sono unintelligente connubio tra ambiente e modernità e tradizione oppure sono modeste risposte economiche ad una situazione che avrebbero bisogno di altre ben altre iniziative?

Questo interrogativo (inquietante?) mi ha un po’ accompagnato per tutto l’itinerario stemperandosi quando l’attonita meraviglia prendeva il sopravvento alla vista della Morgia Quadra di Frosolone, dei carpini bianchi di Colle Meluccio ed alla memoria dei resti sanniti di Vastogirardi.

Alla conclusione di questo viaggio “fatto più con la testa e con il cuore che con le gambe” mi è rimasta la voglia di tornare nel Molise, per conoscere meglio questa regione, alla quale sono legato più per ricordi d’infanzia che per approfondire frequentazioni. Perciò già comincio a pensare alla prossima edizione del “Cammina, Molise!” per viverla più intensamente come momento d’incontro con la realtà locale, senza peraltro dimenticare gli aspetti lucidi (in questo settore l’organizzazione dovrebbe migliorare solo un tantino) e le preziose ed interessanti spiegazioni di docenti e studiosi nel modo della cultura geografica e storico/archeologica.

Silvio Vitone


UN INCONTRO CASUALE

Ecco come un incontro casuale movimenta quattro giorni di una estate che altrimenti avrei passato in città.

Certamente la spinta ad unirmi a questa iniziativa è stata data dall’interesse che nutro per tutta la natura, ma ben presto ciò che mi ha affascinato è stato decisamente lo spirito di queste persone che mi hanno trasmesso l’amore che nutrono per la loro terra.

Come non sentirsi coinvolti dal senso di ospitalità che emanava da ogni paese che attraversavamo e come non provare l’emozione di essere lì a testimoniare l’importanza di riaffermare la loro cultura e le loro tradizioni?

Forse vivere in una città così eterogenea come è Roma fa perdere la cognizione di territori dove invece ancora è presente il senso della solidarietà e dell’orgoglio delle proprie origini.

L’idea di ricalcare a piedi strade tracciate nel passato, che oggi forse troppo frettolosamente si percorrono in macchina, mi ha dato la possibilità di riflettere come in nome del progresso, purtroppo, si possono livellare situazioni storico-ambientali togliendo vivacità allo spirito delle diversità regionali.

Vedere come in Molise ci sia ancora questa purezza incontaminata, dove al turismo di massa si preferisce aspettare un’oculata pianificazione di tutela ambientale, ci fa capire come ci sia la possibilità di far sviluppare un turismo “altro” che servirà a farci sentire ancora capaci di trovare in noi stessi antiche memorie.

Un semplice grazie non basta a comunicare ai promotori di questa lodevole iniziativa l’ammirazione per essere riusciti a portarla a termine solo con la tenacia e con l’aiuto delle proprie forze.

Stefania Zibellini – Roma


SOFFOCATI DALLO SMOG

Soffocati dallo smog e dall’asfalto della nostra splendida città e un pò oppressi dal rumore e dal tran tran quotidiano a cui siamo costretti, ricordiamo con timida nostalgia il silenzio e la pace di una splendida passeggiata che abbiamo fatto questa estate attraverso i vecchi sentieri e le mulattiere del Molise, alla ricerca di quei posti, che la vita moderna e la tecnologia ci hanno fatto dimenticare, e di quelle salutari passeggiate, a cui non siamo più abituati, grazie ai (siano benedetti, per carità!) mezzi di trasporto, da cui è oggi impossibile separarsi.

Certo ci rimane difficile pensare, chiusi tra le mura delle nostre camerette, che noi possiamo avere avuto la “scellerata” idea di sorbirci una camminata di oltre un centinaio di chilometri, quando non abbiamo voglia di fare neppure cento metri per arrivare a comprare il pane dal fornaio all’angolo. Eppure c’era qualcosa in quei giorni che ci spingeva a non desistere da quella “dolce” fatica, che ci rendeva orgogliosi e soddisfatti di noi stessi, e che ci faceva sentire parte integrante della natura.

Si, non c’è che dire, conserviamo un bellissimo ricordo di quella passeggiata estiva attraverso i verdi e freschi boschi e le calde e assolate strade di campagna. Eravamo un gruppo di oltre cento persone, dove ognuno poteva trovare il suo spazio e la sua compagnia, e dove non esistevano differenze sociali o di età. Si scherzava con tutti e di tutti, senza offese o pregiudizi, e ci si ritrovava alle soste a condividere le gioie e i dolori (soprattutto i primi giorni) di quella passeggiata. La sera ognuno a modo suo trovava il modo di rilassarsi e di divertirsi. Noi più giovani, ad esempio, dormivamo in una palestra, dove potevamo sfogarci in lunghe partite di pallavolo fino a notte tarda, con il disappunto (beh, può succedere!!) di chi proprio non ce la faceva a stare in piedi.

È stata veramente una bella esperienza, che credo tutti dovremmo provare, se non altro per “disintossicarci” un po’ dallo smog delle città a cui siamo “assuefatti”, ma che non ci fa certo bene. Purtroppo non tutto è stato rose e fiori per evidenti problemi di organizzazione a cui è difficile far fronte. Il gruppo era, infatti, diviso in due alberghi (eccetto noi giovani che abbiamo scelto di dormire in palestra), e i pullman erano costretti a fare più viaggi quando dovevamo compiere lunghi spostamenti. Ma non è certo facile organizzare un gruppo così grande. Non sono certo queste, comunque, le cose che compromettono la buona riuscita di una splendida iniziativa come questa.

I paesi che abbiamo attraversato ci hanno prestato una bella accoglienza, offrendoci spesso da mangiare e da bere, e facendoci assaggiare le specialità dei luoghi (come la pecora cotta di Capracotta). Siamo rimasti forse un pò delusi dall’accoglienza del nostro paese, da cui ci aspettavamo di più, visto quello che ci hanno riservato gli altri. “Tutto” quello che abbiamo avuto è stata una splendida accoglienza organizzata da un comitato di volontari, costituito dai cittadini del paese, ma non abbiamo notato l’accoglienza dell’amministrazione comunale.

Abbiamo notato anche che i nostri splendidi luoghi sono poco conosciuti e poco sfruttati; non esiste, infatti, una seria struttura organizzata per il turismo, che rende possibile anche a chi non ha casa di visitare i nostri bei luoghi. Questo ci fa riflettere, e crediamo che siano iniziative come quella a cui abbiamo partecipato che possano un pò risollevare questi nostri paesi, che stanno per questo lentamente morendo, e che stanno facendo perdere tutte le tradizioni del luogo.

Crediamo sia giusto cercare di riavvicinare i giovani a questi luoghi di origine, a cui ci sentiamo poco legati perché forse ci offrono poco. Da piccolo ricordo feste nelle contrade del paese, tornei e partite di calcio. Oggi il paese non offre più niente, e non c’è più una valida collaborazione tra i cittadini. Ma crediamo che le cose lentamente cambieranno. Speriamo che parteciperà sempre più gente a queste iniziative, che ci riavvicinano alla natura e a quei luoghi, che meritano di essere ammirati e vissuti.

Ugo Santilli – Roma


LA RAGAZZA VENUTA DAL CANADA

L’inizio di questo felicissimo viaggio è cominciato una mattina a Duronia.

Salendo sul pullman si sente una chitarra con tanti ragazzi intornoe delle voci bellissime, piene d’emozioni, che mostrano un pensiero soprattutto: la felicità di essere fuori città nella libertà della campagna.

Dove si trova l’eco che chiama, chiama, chiama i nomi della gente.

Un’aria sottile di può sentire.

Sono felice di vedere tutti questi paesi che riflettono la calma della vita. Il tempo si calma lentamente. Con gli amici iniziamo una camminata nei tempi passati dove incontriamo l’antichità e le vere tradizioni.

Quattro giorni di vacanza per “scoprire”. Una camminata dura che dà la tentazione di salire sul pullman: “Abbiamo bisogno di usare la perseveranza per superare camminando terreni aspri, disabitati”.

Il primo giorno abbiamo avuto bel tempo. Abbiamo camminato con tranquillità sulla strada che sale da Frosolone verso la montagna. A Colle dell’Orso c’è stata la sosta per il pranzo. Qui da un ristorante locale, tra le altre cose, è stato offerto lo “squattone”, un piatto originario di Torella, Fossalto, Duronia, Frosolone e di tanti altri paesi montani molisani.

Il secondo giorno è stato l’inizio della vera camminata. Salire la montagna e dirigersi verso Vastogirardi e poi verso Capracotta, il paese più alto del Molise, da dove si scorge il panorama delle alte montagne abruzzesi. Che impressione per una ragazza canadese!

Era sempre belo essere accompagnati dai cavalieri, quando si entrava per la sosta nei paesi.

La terza giornata è sembrata la più facile e la più divertente, forse perché a questo punto ci siamo abituati a stare insieme. Colazione, pranzo e cena: era sempre festa. Persone che parlavano ad alta voce, musica e tanto cibo. La cosa più apprezzata era il pullmino che ci seguiva col compito di rifornirci d’acqua.

Agnone ci ha accolto con tanto affetto e tutte le persone si sentivano partecipi di quella festa. Per questo Giovanni, l’organizzatore, ha ringraziato tutti con tanta emozione.

Arrivati a Villa Canale, ho scoperto che Nino Ricci (un autore famoso in Canada, per aver scritto la “Vita dei Santi”, libro dedicato agli emigrati Italo-Canadesi) era originario di questo piccolo centro molisano.

L’ultimo giorno era proprio il più triste: tra poche ore sarebbe tutto finito! La volontà di superare gli ultimi ostacoli tutti insieme era fortissima. La sfida per finire la camminata, iniziando con l’attraversamentodel bosco d’Agnone per finire con la scalata della roccia di San Tommaso a Duronia, era eccitante. Alla fine l’entusiasmo della gente che aspettava alla meta i marciatori ha fatto scattare una mollache ha dato tanto coraggio ai partecipanti per correre verso la “fine”. La popolazione di Duronia ci ha accolto incutendoci tanta fierezza!

Al monte mi hai accolto e protetta per farmi tornare alla natura a suggerire che le umili cose sono spesso le più preziose.

Grazie a tutti per questa bella esperienza.

Sonia Di Placido, figlia di emigranti Torellesi in Canada


LA BONTÀ, L’AMICIZIA, LA VOGLIA DI CAMMINARE…

Gentile Coordinatore,

voglio scriverle, anche se un po’ in ritardo, qualcosa sulla camminata.

Ho partecipato alla marcia “Cammina, Molise!” 1997 perché ne sono venuta a conoscenza tramite amiche che vi hanno preso parte lo scorso anno.

Il programma mi è sembrato bello ed ambizioso: ”Quanti chilometri si devono fare a piedi!” dicevo e vi ho aderito subito e con entusiasmo. Volevo mettermi alla prova e volevo conoscere meglio la mia Regione. Occasione migliore non mi poteva capitare!

Insieme a me sono venute due colleghe di Novara a cui ne avevo parlato, ma molto sulle generali, sapendone poco anch’io, in un precedente incontro. Anch’esse hanno aderito subito all’iniziativa avendo intenzione, e proprio in quel modo, di conoscere le regioni d’Italia.

Nonostante il desiderio di esserci, un po’ di perplessità da parte di noi tre c’era,, ma soprattutto da parte mia, perché non sapevo come le colleghe del “Nord”, avrebbero vissuto la realtà molisana.

E così la domenica mattina siamo partite con l’invocazione: “Iddio ce la mandi buona!”. Arrivate e Frosolone ed avuti i primi contatti con gli organizzatori, le perplessità sono cominciate a diminuire. Poi la gentilezza per sistemare la macchina, la semplicità delle direttive, la maglietta verde, il cappellino e l’entusiasmo di tutta la comitiva hanno fugato le residue (perplessità).

Poi si è iniziato il cammino e tutto è continuato al bello: i panorami, le montagne, le “frasche acque”, gli animali, il tempo. Ma la cosa più bella è stata il poter camminare con persone che la pensano come te, felici di poter trascorrere nel verde e nella semplicità giornate bellissime.

Quanti pensieri mi venivano in mente! La bontà, l’amicizia, la voglia di camminare il mondo. Tutto in quell’ambiente mi sembrava facile e realizzabile. Perché ci affanniamo tanto quando poi ci vuole così poco per vivere sereni e soddisfatti.

Che piacere ricordare la solerzia di tutti gli addetti alla riuscita della marcia, la rapidità “dell’acquaiolo” che col andirivieni era sempre pronto a rifornirci di acqua, e la pazienza dei conducenti dei pullman di fronte ai nostri continui saliscendi. E l’incontro coi Comuni, il suono delle campane, la disponibilità delle guide ed i cibi genuini offerteci alla fine delle tappe. La pasta e fagioli, la pezzata, i dolci, il pane e olio, i latticini di montagna mi danno sempre gioia. E la celebrazione della Messa al termine della salita ha chiuso nel modo più suggestivo il lungo percorso. Quante volte durante la marcia e tuttora penso: “che soddisfazione avere organizzata e vedere ben riuscita una simile organizzazione!”.

Grazie Presidente ed arrivederci alla prossima marcia e perché no anche prima.

Angiolina Giuditta – Termoli