I Penziere (10)
Riflessioni sull’attualità, da quella locale a quella internazionale
di Pasquale Di lena
08 gennaio 2021
1. Il sindaco di Larino chiede all’Asrem di alleggerire l’ospedale di Termoli di vaccini utilizzando l’ospedale locale, il Vietri, e lo fa – come c’è da credere – sapendo che all’Asrem non sanno che esiste una struttura enorme, nata come ospedale, da qualche anno vuota. E questo grazie ai governi del Paese che si sono succeduti, da quello di Monti in poi, tutti e soli preoccupati a tagliare le risorse per la sanità pubblica e metterle a disposizione del privato. Grazie, per onor del vero, anche al governo Di Laura Frattura della Regione Molise, che ha preceduto quello attuale e proceduto alla chiusura del Vietri. Sta qui, forse, la ragione che l’Asrem non sa che il Vietri c’è ed è a Larino, la città maltrattata e dimenticata, dentro un paesaggio che era unico prima della diffusione delle pale eoliche, poco lontane, tra Montorio e San Martino in Pensilisi. Un’offesa al paesaggio prim’ancora che all’ambiente, al cibo e all’agricoltura. La Struttura, un enorme quadrato, è posta all’inizio della contrada Carpineto, famosa per il suo sguardo sulle Piane di Larino – dette dall’illustre medico Don Beppe Battista, il “Pane di Larino” – e, ancor più, per il suo “Olio Gentile”, davvero speciale. Quel “Pane di Larino”, oggi tanto desiderato da chi vuole investire in pannelli solari a terra, che hanno il significato di furto di pane e di cibo oggi e domani, tutto a scapito delle nuove generazioni che si ritroveranno senza più terra da coltivare, ma solo a smaltire ferraglie e vetri consumati dal sole. C’è di più, furto della sola energia vitale per noi e gli animali, il cibo. Succede con il neoliberismo che pensa solo a come depredare e distruggere oggi, non sapendo che c’è anche il domani. Il fatto che quelli della Regione e dell’Asrem non sanno dell’esistenza del Vietri lo fa pensare anche che si sono adoperati e impegnati a costruirne uno a fianco al Cardarelli di Campobasso. Ed ecco che il Sindaco, quasi in silenzio per non disturbare, lo ricorda con una richiesta, approfittando del momento: la necessità di un deposito del vaccino e di un suo utilizzo. Ho appena finito di appuntare questa mia riflessione quando, aprendo la posta che mi arriva sul computer, leggo, dal comunicato stampa diffuso dall’ufficio comunicazione del Consiglio regionale, l’approvazione dell’ordine del Giorno “Mantenimento e operatività di tutti i reparti e servizi degli Ospedali di Termoli, Agnone, Isernia e Venafro e implementazione di servizi sanitari nella struttura dell’Ospedale Vietri d Larino tra cui un punto di primo intervento, la riattivazione della camera iperbarica, il potenziamento della riabilitazione e dell”’Hospice”, firmato dalla consigliera Aida Romagnuolo, di Casacalenda, e approvato all’unanimità dei presenti, compreso il presidente Toma, che è anche intervenuto per esprimere la sua posizione, non senza aver chiesto scusa – e un nostro pensiero – della non conoscenza di questa struttura e della perdita di soldi (tanti) e di tempo (tanto) con la costruzione di un’altra struttura che (forse!) aprirà ad Aprile. Non più come centro Covid – volendo credere che il vaccino distribuito anche presso l’ospedale di Larino debellerà laa pandemia – ma come scuola primaria di formazione morale, politica e programmatica, perché non si ripetano i tanti numerosi errori che i governi di questi primi anni del terzo millennio – politicamente inesistenti, solo autoreferenziali – sono stati costretti a commettere, riducendo a poca cosa il Molise, tanto da concentrarlo sempre più intorno ai centri commerciali di Campobasso, Termoli r Isernia, e, per questo, il conseguente abbandono del rimanente territorio e della gran parte dei 133 paesi rimasti, a partire da quelli interni e più piccoli, dove gli enormi pali del vento prenderanno posto. E, per di più, senza alcuna contropartita per non alleggerire le tasche dei solerti installatori. Un atto di indirizzo, quello approvato dal Consiglio regionale, su iniziativa della consigliera Romagnuolo, che “impegna il Presidente della Regione ad un immediato ed urgentissimo interessamento a porre in atto presso le strutture competenti, presso il Ministero alla Salute, affinché tutti i reparti e servizi ospedalieri di Termoli, Agnone, Isernia e Venafro vengano mantenuti operativi , così come l’implementazione di servizi sanitari nella struttura dell’Ospedale Vietri di Larino, tra cui un punto di primo intervento, la riattivazione della camera iperbarica, il potenziamento della riabilitazione e dell’Hospice”. C’è da aggiungere – se la richiesta verrà accolta – anche di un “centro deposito e smistamento vaccino anticovid”. Qualcuno dirà che la richiesta del Sindaco di Larino è poca cosa di fronte all’ordine del giorno firmato dalla consigliera Romagnuolo, ma non è così. Per rimuovere una situazione stagnante, che rischia di diventare putrida, l’importante è il movimento, anche solo un semplice segnale. A proposito dell’ordine del giorno fatto proprio dal Consiglio regionale e trasformato in atto di indirizzo, c’è da chiedere alla Consigliera Romagnola se ha avuto il preventivo consenso del Direttore dell’Asrem e dello stesso Toma. E’ importante saperlo per poter continuare a sperare, visto che, lo scorso anno, due atti del Consiglio regionale, approvati a maggioranza, riguardanti proprio la trasformazione del Vietri in “Centro Covid e di ricerca interregionale per le malattie infettive”, sono stati bloccati dal No dei due soggetti sopramenzionati. Per quanto ci riguarda non possiamo fare altro che sperare.
2. Ieri sera seguendo sul tg2 delle 20.30 i video che arrivavano dalla Capitale dell’Impero, l’assalto al Parlamento americano, abbiamo provato una forte sensazione di smarrimento che si è ripetuta quando ho visto sfondare una finestra, sentito spari, visto il fumo dei lacrimogeni. Scene che mi hanno riportato indietro con la memoria, al settembre del 1973 e l’assalto alla Moneda, il palazzo presidenziale dove si era insediato Allende, il nuovo presidente eletto dal popolo cileno. Mi è tornato in mente il fascista Pinochet, al servizio degli interessi dell’Impero, la sua dittatura e i morti, i tanti morti, e, nel corso degli anni, la sottomissione dei popoli latino-americani fino alle elezioni di un altro militare, questa volta in Brasile, Bolsonaro e la conquista del polmone della terra, l’Amazzonia, ove gli alberi, al ritmo di tre campi di calcio al minuto, si trasformano in campi di soia. Mentre la televisione lasciava vedere il triste preoccupante spettacolo, realizzato e diretto dal presidente (non è ancora uscente), un megalomane che puzza di denaro e, mentre i cronisti raccontavano (alcuni con la paura per essere stati minacciati dai facinorosi armati), io pensavo all’implosione del sistema che non ha voluto prendere atto del suo fallimento, dichiarato con l’esplosione della crisi economica 2007/2008. Anzi ha voluto continuare portandoci, con la complicità di un virus, tutti nel baratro da dove possiamo uscire solo se uniamo le forze, ci abbracciamo, e insieme, abbiamo chiara l’idea di uno sviluppo diverso, che vede al centro il cibo, con i suoi profumi e i suoi sapori; la tavola che lo presenta e lo racconta; il suolo fertile che, con l’agricoltura e gli allevamenti nelle mani di donne e uomini, lo produce; il territorio che lo rappresenta con i suoi paesaggi, i suoi ambienti, le sue tradizioni, la sua storia e la sua cultura. Trump è, con le sue pretese di megalomane e la sua follia, la rappresentazione del sistema e gli avvenimenti di ieri a Washington il segnale di un primo sfaldamento, che rischia di colpire tutti se non ci attrezziamo e essere pronti ad allontanarci il prima possibile e il più lontano possibile.
di Pasquale Di lena