• 26 Gennaio 2021

Tra Sentimento di Nostalgia o nuove analisi?

Serve un partito Cattolico in Italia?

di  Antonio D’Ambrosio (da IntraVedere anno II n. 1 Gennaio 2021)

26 gennaio 2020

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Occorre interrogarsi sulla coerenza tra l’essere cattolici e i bisogni della società’ odierna.

In Italia c’è bisogno di un partito Cattolico?

L’impegno dei cattolici in politica è uno dei temi più ricorrenti del dibattito nazionale. Dalla fine della prima Repubblica, che ha visto la morte dei partiti, la questione ritorna a fare capolino in cenacoli e dibattiti nazionali.

Ciò accade perché, oggettivamente nella società contemporanea si sente la mancanza, non già di un partito confessionale, ma di strutture organizzate, capaci di avere un pensiero sociale ed economico coerente con il Vangelo e la stessa dottrina sociale della Chiesa.

 Ripercorrendo alcuni aspetti della storia recente della Chiesa, in merito alla politica ed ai partiti d’ispirazione cattolica, la questione, sotto il profilo strettamente dottrinale è stata risolta dallo stesso Concilio Vaticano quando ha affermato che la “Chiesa, in ragione del suo ufficio e della sua competenza, in nessuna maniera si confonde con la comunità politica e non è legata ad alcun sistema politico” (GS 76).

Questa esplicita posizione conciliare, spesso ribadita da Paolo VI e da tutti gli altri Papi che si sono avvicendati al soglio di Pietro, ha posto definitivamente fine, almeno sul piano teorico, al collateralismo tra comunità Cristiana e partiti politici. Bisognò arrivare all’incontro di Moro e Berlinguer per riscontrare un unico tentativo fatto in Italia, che considerò un percorso che avrebbe portato, in parte, alla risoluzione conciliare.  

I due grandi partiti di massa italiani, la DC ed il PCI, legati da una visione sociale che si dibatteva tra socialismo e dottrina sociale della Chiesa, nonché dalla difesa ed applicazione della Costituzione, tentarono di porre in atto un profondo ammodernamento del pensiero sociale, istituzionale ed economico della nazione.  L’ossimoro delle “convergenze parallele “immaginate dall’onorevole Moro che coinvolse il PCI di Berlinguer, com’è noto, finì nel sangue. Seguirà un breve e deludente percorso d’instabili governi, e una progressiva degenerazione dei partiti politici che mani pulite spazzerà via dal panorama nazionale. Da qui, prenderà vita una transizione, lunga e complessa, non ancora terminata.  

 In questo percorso, seguendo anche i recenti dibattiti, si ha l’impressione che l’idea della nascita di un partito dei cattolici parta sempre dai presupposti del passato, ovvero di essere strutturalmente collegato al collateralismo, difetto che è lungi dal voler morire e che non vede coinvolti solo i laici. La metodologia applicata nel passato e che è ancora praticata oggi, per la riaggregazione della rappresentanza politica dei cattolici, è sempre quella: Le gerarchie ecclesiastiche sono i punti di riferimento, seguono gli appelli al mondo cattolico, agli intellettuali e agli uomini icone, con visibilità mass-mediatica, un convegno, interviste alle televisioni, stampa, ecc… e poi il nulla.

In questo modo, si continua a dare l’impressione che molti cattolici, in merito a questo oggettivo vuoto politico, sono spinti più da un sentimento di nostalgia che per nuove analisi.

Facendoci assistere a un’anacronistica e spasmodica ricerca di un ruolo nella società contemporanea, pensando ad un passato che non tornerà più. Il voler riperpetuare vecchi fasti nell’attuale contesto globalizzato, con vecchie analisi sociali, sintetizzate da stantii slogan di un sistema politico anchilosato, per lo più usando un linguaggio politichese ed un lessico consunto, non se ne sente proprio il bisogno. A sostegno di questi tentativi neo-restauratrici, che vanno rubricate nell’alveo del tatticismo o opportunismo politico, sono stati coniati slogan o pseudo analisi come: il vuoto politico al centro degli schieramenti dei partiti; posizionamento al centro; occupare il centro; moderati di centro ecc….

In questo variegato mondo ci sono anche tentativi fatti da altri gruppi che sostengono anch’essi di fare riferimento alle radici cattoliche. 

Questi però hanno un approccio alla questione più di tipo reazionario e oppositivo alla stessa storia della Chiesa, all’insegnamento del Vangelo e in particolare a tutto il pontificato di Papa Francesco.

Queste organizzazioni o partiti politici in nuce, benché affermano di richiamarsi ai valori del cattolicesimo, mostrando ed abusando anche sui loro simboli questa appartenenza, rivendicano la rappresentanza politica del mondo cattolico, con azioni identitarie, sovraniste che privilegiano l’esclusione dell’altro, del fratello, spesso identificato con il povero, con l’ultimo o con un colore della pelle. Azioni in netta contraddizione col Vangelo. Frange più estreme, addirittura si qualificano come gli artefici del nuovo cattolicesimo accusando gli altri, in particolare il Papa, di essere degli anticristi.

Questi frammentati aspetti del mondo cattolico, mostrano apertamente non solo uno smarrimento etico, ma anche un’assenza di unità teologica tra i cattolici. Quest’ultima questione è sicuramente uno degli elementi d’incertezza della riuscita di un qualsiasi progetto della nascita di una loro rappresentanza politica.

LO STUPORE VERSO PAPA FRANCESCO 

E’ evidentemente perciò, tra i tanti motivi di valutazione degli insuccessi della creazione di un partito cattolico, che non si è ancora riflettuto o non ci si è interrogati abbastanza sulla coerenza tra l’essere cattolici e i bisogni della società odierna. Probabilmente, molti di essi sono più concentrati ad un obiettivo minimalista della rappresentanza politica nelle istituzioni, che sul bisogno di una nuova e stravolgente progetto di evangelizzazione. Ovvero non hanno valutato sufficientemente di quanto bisogno c’è nella società contemporanea e nella politica dell’irrompere del pensiero cristiano e di quanta cristianità ci sia nelle tematiche sociali e di quanto queste siano necessarie nella società contemporanea. Queste azioni, sia quelle che guardano con moderazione al loro ruolo politico che i tradizionalisti o i restauratori anticonciliari, sono iniziative indubbiamente minimalistiche, ancorché confuse, rispetto alla grandiosità del progetto da costruire.

Un progetto, che non può riguardare solo l’Italia o l’Europa, ma bensì, come ci dice Papa Francesco nelle sue due encicliche, Laudato si e Fratelli tutti, la sfida che hanno i cattolici difronte è più alta e radicale.

Radicale, perché il neo liberismo con i suoi insostenibili squilibri sociali ed economici, con l’intensivo sfruttamento del pianeta, pone temi sensibili ed universali come quelli della giustizia sociale, dell’economia, dell’ambiente e non sono risolvibili Facendoci assistere a un’anacronistica e spasmodica ricerca di un ruolo nella società contemporanea, pensando ad un passato che non tornerà più. 

In definitiva, non è più il tempo di ragionare e dividersi tra i cattolici del sociale e i cattolici della morale, come accadeva e sta accadendo oggi. Il problema riguarda l’intera umanità, dove il mercato globale e il neo liberismo hanno fatto aumentare la povertà: i ricchi sempre più ricchi e il resto dell’umanità è sempre più povera e quest’ultimi, sono considerati solo come consumatori e merce nello stesso tempo.

Difronte a tali stravolgimenti epocale, che riguarda l’intera umanità, per i cattolici la strada anche in politica è quella di prendere, con determinazione, la Croce per una nuova evangelizzazione. Gli esempi nella Chiesa non mancano, basti pensare e guardare alla vita dei Santi. Dal loro insegnamento si potrà trarre l’indicazione, il coraggio ed il messaggio per il nuovo cammino che i cattolici possono coerentemente intraprendere.

Questo nuovo cammino va percorso non da soli ma insieme a quella ricca umanità ancora presente nelle società contemporanee; alle giovani generazioni; alle sensibilità dei cattolici e dei non credenti delle associazioni e del vasto mondo della solidarietà e del volontariato. Qui emerge un mondo nuovo, da mettere insieme per ricostruire i nuovi paradigmi sociali economici e politici per la ricerca del bene comune.

Essere da guida e da testimonianza in questo smarrimento epocale e dare risposte a queste nuove sfide dei popoli, ai nuovi sviluppi dell’umanità dentro il cammino della storia, c’è anche la risposta alla domanda iniziale.

D’altronde, la scelta di questo percorso è già iniziata ed è l’essenza stessa del pontificato di Papa Francesco, nonché il motivo dello stupore che si nota, nell’attuale società, verso il suo pontificato. 

di  Antonio D’Ambrosio (da IntraVedere anno II n.1 Gennaio 2021)

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