• 12 Febbraio 2021

Il nostro cane da pecora

La nicchia ecologica da cui proviene il nostro cane da pecora o mastino abruzzese dove ancora oggi moltissimi soggetti lavorano e vivono duramente

di Pasquale Luciani – fb

12 febbraio 2021

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Questo brano tratto dall’opera LA PASTORIZIA ABRUZZESE DALLE ORIGINI AGLI INIZI DEL ‘900 del D’ORAZIO,

Da esso si evince chiaramente la nicchia ecologica da cui proviene il nostro cane da pecora o mastino abruzzese dove ancora oggi moltissimi soggetti lavorano e vivono duramente.

“Piu spesso è ancora il lupo, il tradizionale nemico del pacifico armento. Il lupo si appressa alle mandrie cautamente, eludendo la vigilanza stanca dei mastini addormentati. Ai  primi gemiti del gregge aggredito i mastini si rizzano, si slanciano come frecce verso il luogo che il fiuto loro addita , abbaiando incessantemente: è il latrato speciale che indica il lupo, un latrato secco senza posa ,fittissimo che i mandriani riconoscono di primo acchito. I pastori sbucano a un tratto dalla capanna, vestiti come si trovano nei loro giacigli, muovono in gruppo alla volta della mandria assalita, brandendo tizzoni ardenti, pali e fiocine. E il loro compito si restringe ad aizzare i cani all’assalto, con le voci ei sibili che il gergo pastorale prescrive: Usssssss,te  qua qua qua qua qua Lio’  Usssss pigliaaa,ussss,repezza   Te’te’te’te’te’ te’ ..

In men che non si dica, i mastini circondano la belva, l’arrotano secondo la pittoresca espressione del linguaggio pastorale, le fanno attorno un circolo di voraci bocche latranti, abbaiando incessantemente, furibondi, inconciliabili, in un attimo di aggressione che raramente si risolve in una mischia. Nel  mezzo del circolo il lupo ringhia inviperito, dal pericolo imminente reso insieme smarrito e furente ,tiene a bada gli assalitori con la mostra assidua degli adunchi presàli, leva in alto la coda in atto di minaccia suprema ,gira intorno a se stesso ,sempre attento ad evitare i morsi dei  più pericolosi aggressori, sempre scrutando un punto debole che possa offrirgli un varco .Il suo occhio è tenacemente attento al collo degli assalitori, che egli addenterebbe tanto volentieri ,ove non fosse i larghi collari di ferro irti di pungiglioni acuminati e che talvolta, reso affatto cieco dall’ira ,addenta a onta dei pungiglioni, ferendosi sconciamente la bocca .Mail varco liberatore si apre ,al fine. E’ un cane giovane che ancora alle prime armi e al quale l’aspetto minaccioso della belva ha finito per incutere un moto di spavento; è una vecchia cagna cascante a cui la stanchezza dell’abbaiare ha reso rauca la voce. La povera bestia retrocede un momento, o si accosta al vicino compagno, come per chiedere coraggio.

È l’affare di un attimo: il lupo passa, sguscia come una folgore, s’addentra nel bosco al galoppo, null’altro ricordo portando o lasciando della scorreria compiuta, che qualche morso dato o ricevuto e una mezza serqua di pecore scannate”

di Pasquale Luciani – fb

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