20 anni di presenza missionaria a Chuknagar
16.02.2001-16.02.2021: quello, che appare impossibile, diventa possibile
di Francesco Manfredi Selvaggi (da ilbenecomune.it)
18 febbraio 2020
Il 16 Febbraio 2001 così trovo scritto nella pagina del mio diario: “Arrivo a Chuknagar e mi sistemo con le *mie masserizie* in quella che per tanti anni è stata la camera di Luigi. Si ricomincia daccapo. Alla mia età (61 suonati!) non è semplice ricominciare o prendere in mano una eredità costruita lentamente e pazientemente da altri. Ma quello, che appare impossibile, diventa possibile con l’aiuto del buon Dio”.
Oggi, 21 Febbraio 2021, a commento di questo lungo tratto della mia vita, non posso fare altro che affidarmi alle parole del Salmo: “Voglio cantare al Signore finché ho vita, cantare al mio Dio finché esisto. A lui sia gradito il mio canto; la mia gioia è nel Signore.” (Sl. 103,33-34).
L’eredità ricevuta 20 anni fa, a mia volta, l’ho ritrasmessa al mio confratello saveriano-bengalese P. Rocky Gomes nell’Ottobre del 2018. Io rimarrò al suo fianco con le forze che mi rimangono e finché il Signore me lo permetterà. Premetto una piccola parentesi per introdurmi ad un tentativo di valutazione di questi 20 anni vissuti all’insegna della evangelizzazione, intesa come immersione e testimonianza in mezzo al popolo dei fuoricasta, che qui a Chuknagar e dintorni vengono designati col titolo Das, che certo non è un complimento, perché il significato della parola in bengalese è “schiavo”!
Dopo i 4 anni (Dicembre 1995-Dicembre 1999), svolti come superiore regionale dei confratelli saveriani, chiesi ed ottenni dal mio successore nel servizio P. Lorenzo Valoti un anno sabbatico. Il primo intento era quello di concedermi una pausa di riposo dopo lo stress del superiorato. I 4 anni erano stati funestati dalla morte di 4 carissimi confratelli, uno all’anno, per malattia o incidenti stradali: tutti nel pieno delle forze, stroncati sul loro campo di lavoro. Il secondo intento era quello di aggiornare la mia attitudine missionaria per accogliere con rinnovato entusiasmo il 3° millennio.
Nel Gennaio del 2000 raggiunsi Manila, chiamata la “Vatican City” dell’Oriente e per 3 mesi e mezzo attesi ad un corso di aggiornamento all’E.A.P.I. (East Asian Pastoral Institute). Con me c’erano altri 60 religiosi e religiose, quasi tutti più giovani di me, provenienti dai più svariati paesi dell’Asia. Fu una pausa salutare ed arricchente. Volai quindi negli Stati Uniti per una visita ai miei primi cugini, paterni e materni, emigrati tutti in giovane età negli USA. Conclusi l’anno sabbatico nella casa saveriana di Tavernerio-Como con il corso dei 3 mesi di aggiornamento, da anni in vigore nella nostra congregazione, insieme ad una trentina di confratelli saveriani e sorelle saveriane. I 3 mesi trovarono uno splendido epilogo con il pellegrinaggio in Asia Minore sugli itinerari apostolici di S. Paolo.
Rientrato in Bangladesh nel Gennaio del 2001, il superiore P. Lorenzo Valoti mi chiese se ero disponibile ad andare a Chuknagar a sostituire P. Luigi Paggi, il fondatore di quella missione. Mi affidava un compito ben preciso. Dopo 20 anni di presenza saveriana a Chuknagar, un buon numero del popolo Das aveva chiesto di diventare discepolo di Gesù. Quindi la mia nuova missione sarebbe stata quella di iniziare il percorso catecumenale con loro. Si trattava di una impresa ardua, soprattutto perché nella storia cristiana del Bangladesh non c’era mai stato un percorso catecumenale a cui fare riferimento. Nelle missioni di Satkhira e Borodol, iniziate dai Padri Gesuiti, che venivano da Calcutta, i villaggi Rishi/Muci, che aderivano al Cristianesimo, venivano subito battezzati e successivamente istruiti nella fede.
Mi sarei dunque trovato ad inventare il bel tutto senza avere la possibilità di un confronto. Carico di entusiasmo e affidandomi alla luce e alla forza dello Spirito iniziavo questa nuova tappa della mia vita missionaria. Partito P. Luigi, incaricato della missione era P. Sergio Targa, 25 anni più giovane di me. Con lui avevo già condiviso 2 anni (1993-1995) nella missione di Bhoborpara, quando il vescovo Michael mi aveva affidato la responsabilità di quella parrocchia e c’eravamo trovati molto bene assieme.
Tutti i punti salienti e le varie tappe di questo cammino di 20 anni sono stati puntualmente riferiti con ampie relazioni, quasi tutte affidate ad internet. Mi rimane ancora un sogno da colmare, che è quello di portare le Suore di Madre Teresa di Calcutta a Chuknagar, come avevo fatto a suo tempo, più di 30 anni fa, per Borodol. Il primo passo era quello di comprare un pezzo di terreno per l’abitazione delle suore. Qui siamo già a buon punto. Un mio amico e compaesano di Duronia, emigrato in giovane età negli USA, che a più riprese ha aiutato la mia missione tra i Das, ma che non vuole che si dica il suo nome, ha finanziato il progetto.
Terminando questo breve excursus commemorativo, il mio primo grazie va a Dio Padre Misericordioso, che amorevolmente mi è stato vicino nei numerosi incidenti di percorso. Strettamente congiunto ad esso unisco il mio grade grazie ai numerosi amici e benefattori, che con la loro preghiera ed il loro aiuto hanno reso possibile la meravigliosa opera di evangelizzazione tra il popolo Das.
(Foto: Burulia 2002. In posa con il popolo Das dopo averli aiutati a riscattare il loro terreno da usurpatori musulmani.)
di p. Antonio Germano Das sx.