• 22 Febbraio 2021

Cenni storici su Duronia

Uno dei paesi molisani più colpiti dal fenomeno dell’emigrazione

di A. C. La Terra

26 febbraio 2021

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L’attuale centro di Duronia arroccato su una roccia, sorge sull’antico tratturo Lucera – Castel di Sangro a 918 m s.l.m. e con superficie di 22,24 km². Confina con Torella del Sannio, Molise, Frosolone, Civitanova del Sannio, Bagnoli del Trigno, Pietracupa.

Il suo agro è stupendo: è disseminato di costruzioni rurali, alcune ancora in attività, altre oramai abbandonate ma ancora denotanti le tipiche caratteristiche delle dimore rurali sette/ottocentesche. Il centro abitato conserva nel nucleo più antico, la Terra, caratteristiche prettamente medievali. Paese di emigrazione, dal censimento del 1950 ha perso più di 2000 abitanti, partiti per il lavoro all’estero ma anche in tante città italiane, tra le quali Roma in particolare. È passato da 2600 abitanti a circa 400 attuali. Il paese ha risentito le conseguenze dell’emigrazione, sia a livello degli affetti sia a livello strutturale, con il fenomeno del degrado del patrimonio edilizio e l’abbandono delle terre.

Duronia si rianima d’estate, allorché si festeggia San Rocco e vengono organizzate vivaci sagre paesane. In prossimità dei tratturi, a Duronia, a Chiauci, a Civitanova sono ancora visibili i resti di fortificazioni sannitiche, che esercitano un grande fascino sui visitatori. A ricordo delle spedizioni stagionali della transumanza si organizzano, ogni anno, passeggiate a piedi sui percorsi tratturali. A Duronia è nata la manifestazione turistica e socio-culturale “cammina, Molise!”, che, ininterrottamente ogni anno, dal 1995 porta migliaia di marciatori, provenienti dall’Italia e dall’estero, a conoscere i paesi molisani ed i loro territori. 

“Il nome antico del Comune era Civitavecchia, e cioè “Civitae veteris” nel secolo XIV – “Civitatis vetule” nel latino curiale – “Civitavetula” nel secolo XVI. Fra il 1755 e il 1760, quando furono scoperte nel suo agro pregevoli tombe, e non poche iscrizioni lapidarie e monete attestanti la remota preesistenza di un cospicuo centro urbano, si confermò nei cultori di patrie memorie il convincimento che ivi sorgesse la “Duronia” dei Sanniti, che Livio dice espugnata dal console Lucio Papirio Cursore, console romano, nell’anno di Roma 459 (293 a.C.).

E perché sarebbe stata proprio Duronia e non altra delle tante città sannitiche, delle quali invano le tracce e le venerande reliquie? Il motivo fu che l’agro del Comune è percorso dal torrente Durone, nel cui nome parve ravvisarsi la ricordanza e quasi l’eco perpetuata del nome dell’antica città. Il Garucci era di opinione che il presente abitato fosse invece l’erede del superbo “Bovianum vetus”, come Pietrabbondante di “Aquilonia”, dalla milizia linteata. Sennonché, per le reliquie tornate alla luce, e per il Durone il cui nome pur qualcosa ha da ricordare, il consiglio comunale chiese, nel 1875, ottenendolo, il permesso di mutare il nome di Civitavecchia per quello di Duronia, per effetto del quale il piccolo comune molisano ha raggiunto il duplice scopo di rivendicare un’agnazione che l’onora e di sopprimere l’omonimia di Civitavecchia laziale.

L’antico abitato è sulla vetta di un monte, le cui falde occidue hanno a saldo rinforzo i cosiddetti “Morconi di Lauro”, superbi ed eretti macigni alla cui sommità si adergono i “Morconi di S.Tommaso”, che fanno scolta alla chiesa parrocchiale. La memoria più remota che si abbia di Duronia n’è data da un diploma del 1270 col quale Carlo I d’Angiò assegnava la metà del feudo di Civitavecchia a Raimondo Cantelmo, figlio di Bertrando signore di Roccavivara. Questo diploma, naturalmente, non esclude che Duronia preesistesse fin dai tempi longobardi, se si tenga conto che esisteva la vicina Civitanova: la quale, evidentemente, venne così chiamata in contrapposto della Civitavecchia, il cui nome attesta di per sé l’entità più antica.

Nel 1276 il feudo, nella sua integrità, passò a Gentile della Posta, del quale fu successore il figlio Bartolomeo. Sul finire del regno di Carlo II d’Angiò, e cioè nei primordi del secolo XIV, era feudataria di Civitavecchia Isabella Filangerio, della mobilissima prosapia venuta nel Reame coi normanni, e che aveva preso il nome da Angerio (signore d’Angers) prode cavaliere crociato.

La famiglia Filangerio (Filii Angerii), poi Filangeri, chiarissima nel sacerdozio e nelle armi, e dalla quale uscì nei tempi recenti il sommo autore della “Scienza della Legislazione”, Gaetano Filangieri (1752-1788), godeva di nobiltà in Napoli nei seggi di Nido e Capuana, e conseguì nel 1444 l’abito di Malta. Nel 1307 Isabella Filangerio assegnò alla propria figlia Isabella Ianvilla, in dotario, la metà dei corpi feudali di Civitavecchia, in occasione delle sue nozze con Roffredo [o Loffredo] Filomarino del Giglio, patrizio napoletano. Civitavecchia per questo motivo passò in dominio dell’illustre casato dei Filomarino, sorrentino in origine, che ascese in fastigio nel secolo XIII ed iscritto nel Seggio di Dalla fine del secolo XIV fino alla metà del secolo successivo Civitavecchia fu pertinenza della Contea di Montàgano [in antico Montàvano], avendo per signori feudali gli stessi titolari che in questa si successero. Nel 1450, alla morte di Francesco di Montagano, Civitavecchia venne data in feudo alla famiglia Piscitelli da Ferrante I d’Aragona. Questo casato, insieme a quello dei d’Alagno (d’Alagna), tenne in feudo Civitavecchia per un periodo ultrasecolare. Nella prima metà del secolo XVII Civitavecchia divenne feudo dei Della Marra, signori di Macchia d’Isernia.

Ultima famiglia feudale, con possesso in data anteriore al 1648, fu quella dei D’Alessandro, baroni e poi duchi di Pescolanciano.” (Masciotta G.B.)

Erano provenienti da Duronia alcuni dei lavoratori italiani scomparsi nel Disastro di Monongah, avvenuto negli Stati Uniti d’America il 6 dicembre 1907. Delle vittime, centosettantuno erano italiani arrivati da diverse regioni meridionali.

di A. C. La Terra

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