• 4 Marzo 2021

Cannistrà, borgo trasformato in bene comune

A pochi chilometri da Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, sorge il borgo Cannistrà, un esempio di progetto comune nato dai sogni dei suoi abitanti. Consapevolezza, arte, festival, eventi, installazioni e letteratura sono alcuni degli ingredienti che hanno permesso al borgo di cambiare completamente volto nell’arco degli ultimi dieci anni

di Elisa Cutuli (da italiachecambia.org)

5 marzo 2021

Back

I lettori di Italia che Cambia sono abituati a pensare al cambiamento come motore fondamentale per realizzare i propri sogni, nonostante i numerosi ostacoli incontrati sul percorso. Si agisce affinché quel “qualcosa” succeda, senza aspettare che sia qualcun altro a farlo per te. E sanno pure che di esempi virtuosi in merito ce ne sono davvero tanti sparsi sul territorio. Il borgo di Cannistrà, una piccola frazione del comune di Barcellona Pozzo di Gotto in provincia di Messina, è un ulteriore esempio.

Quasi dieci anni fa, in una sera di maggio del 2011, alcuni abitanti del borgo – in tutto poco meno di trecento – si sono riuniti dando vita a quel futuro e a quel sogno che da lì a poco sarebbe diventato realtà. Nasce così l’Associazione Culturale Cannistrà che sceglie di avviare un progetto comune – il Borgo Cannistrà appunto – un bene di tutti da valorizzare e abbellire partendo da azioni “semplici” come ripulire le strade e piantare i fiori. Si è restituita a ogni piccola parte del borgo l’antica bellezza. Il borgo è diventato casa comune, casa di tutti, un laboratorio di cittadinanza attiva. Un luogo in cui poter ricominciare a sognare e fare progetti. Un luogo in cui la consapevolezza delle tradizioni locali si combina con l’idea di tracciare nuove trame proiettate al futuro.

Oggi Cannistrà – punto di incontro per artisti, sede di festival, mostre e progetti vari – è molto diversa dalla Cannistrà del passato in cui regnavano spazzatura, degrado, scempio e frustrazione per un futuro difficile da immaginare, privo di sogni e speranze. I passi fatti in questi dieci anni sono davvero tanti. Il borgo e i suoi abitanti si sono aperti a novità e cambiamenti. La casa del pittore barcellonese Nino Leotti ad esempio, frequentata da artisti come Renato Guttuso e Giuseppe Migneco, si è trasformata in una miniera di progetti e iniziative. Cannistrà for Amref, Cannistrà sotto le stelle, Cannistr’arte Exposition, Cannistrà Classic Concert sono solo alcuni tra festival, esposizioni, concerti, spettacoli, estemporanee di pittura realizzati in questi anni.

L’obiettivo principale è la valorizzazione delle risorse umane e territoriali del paesino, la riscoperta delle radici per contribuire allo sviluppo comune. Il borgo si è trasformato in un museo a cielo aperto grazie anche a iniziative innovative come La Pianta Che Vorrei durante la quale ciascun visitatore ha piantato a Cannistrà una propria pianta del cuore, che ha portato con sé, come fosse in casa propria.

Le diverse edizioni di Palart hanno contribuito a cambiare il volto del borgo trasformando i semplici pali della luce elettrica comunale in opere d’arte. L’istallazione di Liliana Urso, The Time Dream, con i gradini maiolicati rientra nel processo di rivoluzione paesaggistica che caratterizza Cannistrà. Il contesto che circonda il borgo aiuta molto. Una cornice mozzafiato che si affaccia sul mar Tirreno con le isole Eolie all’orizzonte e intorno collinette di vigneti, uliveti, carrubi e abeti.

Sono in tanti gli artisti ad aver donato alla comunità la creazione di murales e istallazioni che continuano ad arricchire il museo aperto. L’intero borgo, esempio di land art, è diventato un’opera d’arte grazie al festival di street art “Nto menzu a na strada” a cui hanno aderito numerosi artisti. Gli abitanti di Cannistrà hanno imparato a conoscere il potere salvifico dell’arte e la sua capacità intrinseca di trasformare e creare cose straordinarie.

Nel 2020, infatti, il Festival Andrea Camilleri che si è svolto a Cannistrà ha rimarcato come l’arte sia la civiltà dei popoli. Tra i presenti anche il nostro amico Andrea Bartoli di Farm Cultural Park, un visionario che in tempi non sospetti ha deciso di ritornare a vivere a Favara, in provincia di Agrigento, e trasformare il paese noto a tutti per il degrado e la malavita in un polo internazionale di arte contemporanea.

Realizzare i proprio sogni è spesso impegnativo. Richiede coraggio, dedizione, impegno e costanza. Gli esempi come Cannistrà dimostrano che accettare l’immobilismo, il disfattismo e la logica del “niente si può fare” rende ancora più complicato il proprio vivere. Se agisci, le cose accadono, anche con qualche errore. Ma oltre gli errori resta l’orgoglio, l’energia e l’entusiasmo per aver realizzato qualcosa che fino a poco fa era solo un sogno.

 

di Elisa Cutuli (da italiachecambia.org)

Back