Educazione affettiva e sessuale
L’argomento dell’affettività e della sessualità in questi giorni sembra sui media un campo minato soprattutto in relazione al Ddl Zan sul quale, particolarmente in relazione all’art.1, non mancano
di Umberto Berardo
30 giugno 2021
Non solo quelle di cronaca, ma tutte le prime pagine dei giornali si riempiono di titoli sul tema della violenza sulla donna unicamente quando ci sono episodi che interessano persone molto conosciute o che si concludono addirittura con omicidi.
Siamo ancora davanti ad un’informazione per curiosi mentre l’argomento avrebbe bisogno soprattutto di un taglio non di natura esclusivamente cronachistica ma sociale e culturale.
Quello dell’affettività e della sessualità in questi giorni sembra sui media un campo minato soprattutto in relazione al Ddl Zan sul quale, particolarmente in relazione all’art.1, non mancano perplessità e suggerimenti di modifica.
Io cercherò di entrare nel tema seguendo un taglio prevalentemente educativo e culturale.
Nel nostro Paese, in famiglia come a scuola, parlare di emozioni, piacere, affettività, sesso, se non è un tabù, è oggetto di animate discussioni e rappresenta una materia problematica in relazione alla definizione di progetti educativi.
Non so quanti si stiano in qualche modo occupando di suggerire alle famiglie le tecniche più adeguate per affrontare questioni legate a tali aspetti della personalità.
A scuola ci preoccupiamo prevalentemente di promuovere abilità dimenticando di curare la formazione dei sentimenti.
Altrove l’educazione affettiva e sessuale nelle scuole è una realtà.
Negli U.S.A. molti Stati organizzano in merito corsi non obbligatori attraverso sistemi d’informazione completa o orientati alla sola astinenza prematrimoniale.
In Europa, a partire dalla Svezia, che ha fatto da apripista dal 1956, l’educazione sessuale è parte dei programmi scolastici in quasi tutti i Paesi.
In Italia si è tentato di legiferare al riguardo nel 1975, 1991 e 2013, ma senza approdare ad alcun risultato in una discussione incomprensibile se tale tipo di materia sia compito dello Stato o peculiarità della famiglia; dunque oggi ci si affida a corsi attivati sporadicamente dai singoli istituti scolastici.
L’atteggiamento cauto di molti adulti deriva dalla preoccupazione di una seduzione possibile sui giovani da parte dei piaceri prematuri del sesso e dal rischio di vivere la sessualità in maniera puramente occasionale e fuori da un rapporto di amore.
È noto a tutti che l’esperienza sessuale dei ragazzi é sempre più precoce e spesso vissuta molto male perché il più delle volte legata a informazioni insufficienti o superficiali nell’espressione dell’emotività e dell’erotismo.
Essa nella nostra società si lega purtroppo anche a logiche di consumismo perché il sesso fa vendere e l’erotizzazione si usa perfino nella pubblicità con immagini a sfondo sensuale.
Il pericolo è che già gli adolescenti si avvicinino ad esperienze sessuali senza informazioni adeguate o seguendo messaggi dei media, della TV, del cinema o di internet finalizzati all’espressione di un erotismo in termini estremi quale quello legato alla pornografia, alla perversione, alla depravazione o a ideali stereotipati o fittizi quale ad esempio quello di un’espressione talora unica e massima della propria fisicità.
Sappiamo bene come il sexting, che interessa sempre più anche ragazzini in fase preadolescenziale, spesso conduca a comportamenti davvero imprudenti giacché video e foto finiti in rete possono generare il fenomeno del reveng porn destinato spesso a creare tragedie.
Il 2 aprile 2019 finalmente la Camera dei deputati all’unanimità ha definito con chiarezza il reato di reveng porn fissando nel disegno di legge pene severe per lo stesso.
Se secondo i dati dell’Unesco il 60% dei giovani non ha acquisito dati chiari e articolati per prevenire la diffusione dell’HIV, di altre malattie o di gravidanze indesiderate, dovremmo convincerci che l’ignoranza può essere solo foriera di rischi legati alla salute e alla serenità nell’espressione dell’attività sessuale.
Il primo preconcetto da sfatare è quello di chi immagina l’educazione affettiva e sessuale legata unicamente all’età adolescenziale, mentre essa è da considerare un’attività di formazione che interessa tutte le fasi della vita in rapporto alle quali l’espressione della sessualità ha modalità e sistemi diversificati; tra l’altro una preparazione permanente è utile ai genitori nelle loro relazioni educative con i figli.
Un percorso formativo che guidi al riconoscimento di pulsioni emotive, desideri, piaceri, rispetto di sé e degli altri, gioia dell’incontro, innamoramento, amore maturo e riproduzione sono i temi di cui occuparsi all’interno delle famiglie e nei percorsi didattici a scuola che vanno strutturati coinvolgendo docenti, alunni e genitori.
Si tratta di un processo che deve avere una sua laicità legata all’illustrazione dei diversi principi etici condivisi che sottendono il fenomeno, all’informazione sulla sostanza dell’affettività e della sessualità e delle sue modalità espressive sicure attraverso scelte libere e responsabili nonché conseguenti alla formazione acquisita e capaci di generare convinzioni, atteggiamenti, pratiche e comportamenti liberi e maturi nelle relazioni fondate sul rispetto reciproco dove l’altro non può essere mai strumento e possesso per l’esercizio mercificato o imposto del proprio piacere sessuale.
Un’educazione in tal senso valida e rispettosa deve orientare tutti a saper distinguere tra le identità sessuali o di genere, da definire scientificamente con grande chiarezza, e le anomalie comportamentali frutto di vizi e degenerazioni.
Ferma in tale direzione dev’essere la condanna delle violenze sessuali, degli stupri, dei femminicidi, della pedofilia, della pedopornografia, delle tante forme di depravazione e perversione che sono la negazione non solo di un corretto rapporto sessuale, ma anche di un’antropologia fondata sulla sacralità di una considerazione alta della dignità e della libertà altrui.
Un’educazione sessuale autentica non può fondarsi sulla ricerca di emozioni- shock con l’altro che diventa solo l’oggetto su cui riversare le proprie pulsioni, ma un percorso di maturazione capace di associare l’idea dell’eros a quella della relazione affettiva con chi si istaura un legame di comunicazione, di reciprocità e di amore che abbia continuità nel tempo.
Oltre a un’informazione utile al corretto esercizio della propria sessualità occorre che nella vita si apprenda e si pratichi il rispetto dell’identità e delle differenze sessuali superando con razionalità ogni reazione di natura omofobica.
È evidente che in un progetto educativo di tipo scolastico ci si deve affidare a un’attività di natura scientifica e dunque lontana dalla tendenza alle sottomissioni di tipo ideologico.
L’equipe relativa alla sua conduzione non può che essere costituita da formatori in grado di garantire un’attività di ricerca, d’informazione e di confronto critico su aspetti scientifici, etici, medici e relazionali.
A tutti si richiede un impegno che si muova tra le pieghe di un’estrema delicatezza soprattutto nella richiesta di soluzione a problemi concreti che ovviamente non è opportuno che si affrontino all’interno di un’attività collegiale o di gruppo ma in ambiti del tutto riservati.
Attraverso la ricerca e la formazione sarà ognuno in piena libertà e spirito critico a decidere se l’espressione della sessualità dev’essere assolutamente libera purché consensuale o legata unicamente nell’amore alla persona con cui si sceglie di condividere tutta la vita.
La disciplina dell’età del consenso è molto diversa nella legislazione dei singoli Paesi dove si va dagli undici anni della Nigeria ai ventuno del Bahrain, mentre in molte nazioni le relazioni sessuali tra persone non sposate sono considerate illegali a prescindere dall’età.
Secondo quanto stabilito dal codice penale in Italia l’età del consenso è fissata, pur con alcune variabili, ai quattordici anni che è tra i limiti più bassi al mondo a fronte della media mondiale dei sedici anni.
Freud ci ha insegnato che la libido è un’energia che può assumere diverse forme e direzioni.
La mia convinzione è che la sessualità debba avere un valore fortemente affettivo e progettuale collegato ad un forte legame di amore dove il vissuto del proprio io sia collegato alla relazione come esperienza di condivisione di ogni aspetto della propria vita con quella dell’altro.
In buona sostanza sarebbe opportuno che l’affettività e la sessualità vadano presentate sempre nella loro bellezza per ciò che realmente sono in un vissuto che non è quello narcisistico del “mordi e fuggi”, ma in un profondo legame di relazione condivisa con qualcuno che si ama.
di Umberto Berardo