“Un altro Molise è possibile” presentato a Isernia
Ieri 9 luglio all’ex lavatoio d’Isernia, dalle ore 17,45, ha avuto luogo la presentazione del volume “Un altro Molise è possibile” pubblicato da IBC Edizioni di Campobasso, in collaborazione con la CGIL del Molise
da Redazione (il Bene Comune)
13 luglio 2021
Il libro contiene la presentazione di Monsignor Bregantini, Vescovo metropolita del Molise e il contributo di 22 specialisti che hanno proposto, ognuno nel settore della propria competenza, scenari di programmazione strategica capaci di mettere a frutto le vocazioni maggiormente conclamate della nostra regione: quelle territoriali di cui sentiamo dire (tante volte anche a sproposito) e quelle antropologiche che dovrebbero valorizzare la professionalità dei nostri giovani innanzitutto.
All’incontro era previsto l’intervento di Monsignor Giancarlo Bregantini che però ha dovuto assolvere a un impegno pastorale in Calabria, nella Locride e che ha fatto pervenire un messaggio di saluto e di scuse agli intervenuti.
L’iniziativa si è aperta con Celeste Caranci, coordinatore dello spazio comune “ex lavatoio” e conduttore dell’incontro, che ha riepilogato i temi d’impianto del volume collettaneo e ha sottolineato come esso delinei un modello di sviluppo per la nostra regione sostenibile dal punto di vista ambientale, solidale socialmente e orientato all’innovazione, che può costituire un importante elemento di stimolo e di approfondimento per la rete associativa che opera da tempo nella nostra regione per la tutela del territorio e della salute pubblica.
È intervenuto poi Antonio Ruggieri, direttore editoriale di IBC Edizioni, che ha voluto rimarcare in esordio il lungo e articolato lavoro editoriale svolto in piena pandemia per portare a termine il volume.
Ha detto poi che la crisi maggiormente impellente e drammatica del Molise è la “defuturizzazione”; un offuscamento della prospettiva che induce soprattutto i più giovani all’avvilimento e alla disillusione, facendogli scegliere la via comunque lacerante dell’emigrazione.
Il Molise perde 2.000 abitanti per ogni anno che passa ed è facile e drammatico nello stesso tempo comprendere come sarà ridotto nel giro solo di qualche decennio; “per scongiurare questa prospettiva nefasta non basteranno le chiacchiere autocelebrative di chi ci amministra”, ha concluso il direttore de “il Bene Comune”.
Si sono susseguiti poi una serie di interventi incentrati su questioni ambientali, alcune delle quali incombono da tempo nel venafrano innanzitutto e altre che si profilano come nuovi e incomprensibili disastri, favoriti da una classe dirigente insipiente e collusa.
Tiziano Di Clemente, segretario regionale del Partito Comunista dei Lavoratori, ha denunciato lo scandalo del cosiddetto “lotto zero”, il progetto di costruzione di un raccordo dal bivio di Pesche a quello di Miranda, che costerà la cifra spropositata di 176 milioni di euro e che provocherà un danno ambientale considerevole, a fronte di benefici risibili per la razionalizzazione della viabilità locale.
Ha comunicato che sono già partiti gli espropri dei terreni per l’avvio dei lavori e ha proposto di rilanciare la mobilitazione con un fronte ancora più ampio contro una “grande opera” dannosa e onerosa, i cui benefici economici sarebbero comunque a vantaggio di grandi imprese del nord.
È intervenuto poi Sergio Calce, segretario del USB del Molise, che ha dichiarato l’avversione della sua organizzazione al “lotto zero”, ammonendo che i finanziamenti per quella infrastruttura tutt’altro che essenziale, potrebbero essere destinati per l’assunzione dei tanti operatori sanitari che hanno lavorato con impegno e dedizione durante la pandemia e che sono stati licenziati.
Ha denunciato poi la totale latitanza della Regione Molise sul terreno della programmazione; “siamo una regione che naviga a vista il cui destino è quello di perdere l’autonomia amministrativa e di riunirsi con l’Abruzzo”, ha concluso il sindacalista.
È toccato a Paolo De Chiara, giornalista inchiestista d’Isernia e direttore di WordNews, che ha elencato una serie circostanziata di intrusioni della malavita organizzata nel tessuto economico e sociale molisano. “Nella nostra regione la comunicazione non è libera e indipendente, al servizio dei cittadini; è asservita invece alla politica che la controlla. Invece che cane da guardia del cittadino, nel Molise la stampa è il megafono di chi governa”, ha detto sconsolatamente De Chiara.
Dalla platea è intervenuto poi Nicola Formichelli, che ha rimarcato come le questioni messe in luce sono annose e radicate nella nostra condizione e che la responsabilità in definitiva è dei molisani che continuano ad affidarsi a una classe dirigente del tutto inadeguata.
Hanno preso la parola a seguire due rappresentanti dell’associazione “Città Nuova” di Venafro: prima Gian Marco Di Cicco che ha ribadito come la gravissima situazione ambientale venafrana sia ormai conclamata e documentata e richiede scelte di programmazione territoriale radicali e decise che però non possiamo aspettarci dall’attuale classe dirigente.
Gli ha fatto seguito Alessandro Imbriglia che ha invitato i presenti a prendere parte alla carovana per la salute dei territori che si concluderà a Napoli contro il G20 che si svolgerà nel capoluogo campano e che lunedì 12 luglio farà tappa a Venafro.
È intervenuto poi Andrea Di Rollo, presidente del circolo isernino di Legambiente. Ha denunciato che nonostante gli sforzi messi in opera per mettere a disposizione gratuitamente professionalità e competenze dell’Amministrazione comunale per tutelare l’ambiente e la salute dei cittadini, ha dovuto registrare la totale indisponibilità degli amministratori locali che non si sono addirittura degnati di rispondere alle numerose pec inviategli.
Ha preso poi la parola Franco Avicolli, fine intellettuale e giornalista, collaboratore del Sole 24 ore, direttore dell’ufficio di cultura italiana a Città del Messico negli anni passati e grande esperto di cultura latino americana.
Spiazzando l’uditorio, ha denunciato che l’odonomastica (il complesso della denominazione delle strade di una città) d’Isernia denuncia una narrazione della sua storia locale che ha esorcizzato e occultato la cultura popolare, i suoi artefici e le sue produzioni. “A Isernia non esiste una via delle cipolle, non c’è una via dei contadini o dei maniscalchi, ma esistono strade e piazze intitolate a gerarchi fascisti”, ha denunciato con veemenza, ammonendo che queste non sono questioni di contorno e scarso significato, ma sono i segni incontrovertibili di un’egemonia culturale conservatrice e antipopolare da combattere e sconfiggere.
L’incontro è stato chiuso da Paolo De Socio, segretario generale della CGIL del Molise, che ha rintracciato la genesi del volume di cui è stato detto in un libro precedente, anch’esso pubblicato dalle Edizioni Il Bene Comune, intitolato “Dalla crisi a una nuova qualità dello sviluppo”, frutto di un intenso sforzo di stimolo e di proposta della CGIL del Molise.
De Socio ha stigmatizzato la latitanza della Regione sui temi centrali della programmazione territoriale e ha auspicato la costruzione di un blocco sociale progressista, una sorta di rinnovato “fronte popolare” capace di disegnare la fisionomia, le azioni e i protagonisti di un altro Molise, ormai diventato indispensabile, per immaginare il futuro della nostra piccola comunità minacciata su più fronti.
Dopo un’articolata disamina delle questioni e delle vertenze aperte nello scenario regionale, De Socio ha annunciato che la campagna di presentazione di “Un altro Molise è possibile” sarà di lunga durata e che toccherà tutti e 136 i comuni Molisani, in modo da stimolare motivare la partecipazione dei cittadini, dei giovani soprattutto, alla vita pubblica.
da Redazione (il Bene Comune)