• 8 Settembre 2021

Ripartiamo dalle ceneri 

Lettera aperta a quanti vogliono competenza e pulizia

di Antonio Di Lalla (da lafonte.tv)

8 settembre 2021

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Sono anni che i nostri amministratori regionali giocano col fuoco. Hanno bruciato la speranza della ricostruzione delle zone terremotate, la possibilità di sviluppo delle aree interne, l’opportunità di fare del villaggio provvisorio di San Giuliano di Puglia un centro di formazione artigianale per immigrati richiedenti asilo, la salvaguardia dell’ambiente devastato da torri eoliche sempre più impattanti, come quelle previste nei dintorni di Campomarino con pale fino a duecento metri di altezza, e da fotovoltaico che occuperà centinaia di ettari di terreno agricolo fertile. E la lista potrebbe continuare ma è inutile perché la loro inettitudine e la dannosità dell’operato sono sotto gli occhi di tutti coloro che vogliono vedere. Lo stesso presidente Toma ha brigato per metà mandato per farsi nominare commissario straordinario per la sanità e ora impiegherà l’altra metà per individuare cosa farsene dei pieni poteri, oltre ad accontentare gli amici. Troppi interessi ruotano intorno alla sanità perché possa diventare funzionale alla salute dei cittadini. Noi continueremo ad oltranza a pretendere che si scommetta sulla medicina territoriale. Basta con la medicina ospedalocentrica che divora quasi tutte le risorse, vogliamo che i nosocomi diventino il punto finale per la cura, non l’unica possibilità per i malati.

Dove non sono riusciti gli amministratori hanno provveduto i piromani distruggendo decine di ettari di bosco e danneggiandone irrimediabilmente per anni la flora e la fauna, né ci consola il fatto che è accaduto anche in altre parti d’Italia e del mondo. Questo metodo delinquenziale di aprire varchi a possibilità economiche di sfruttare diversamente i terreni incendiati è ripugnante e va perseguito duramente. ma uno Stato che non riesce a far fronte agli incendi per scarsità di mezzi non è da meno dei criminali. Quando la smetteremo di spendere denaro in armamenti, sempre più inutili e distruttivi, per occuparci della salvaguardia dell’ambiente, investendo seriamente sulla protezione e lo sviluppo paesaggistico? Quella destraccia che, venti anni fa, si allineò con le grandi potenze nelle cosiddette missioni di pace o umanitarie – neppure il coraggio di chiamare la guerra col suo nome – e ora versa lacrime di coccodrillo per l’Afghanistan, sta ancora impunemente al governo. Hanno distrutto vite, culture e colture per inseguire la follia assassina di una politica che anziché badare al bene comune provvede solo a distruggere a beneficio, poi, degli appalti per la ricostruzione.

Ripartiamo dalle ceneri. Certamente non saranno mai utilizzate da chi governa per cospargersi il capo in segno di pentimento per gli errori commessi. Se li hanno fatti in buona fede vuol dire che non sono capaci di governare e dunque prima se ne vanno a casa e meglio è, se invece in mala fede allora, in quanto delinquenti, devono lasciare subito per evitare altri danni. La cenere invece era utilizzata positivamente dai contadini come fertilizzante in mancanza dei vari concimi e dalle massaie come liscivia per lavare i panni. Due modelli paradigmatici per dare una svolta a una politica che ha ridotto in cenere il Molise. Da militanti ci hanno ridotti a militonti! Se nella nostra regione non usciamo da questa logica di destra e di sinistra, con i soliti figuri interscambiabili, che fa la corte all’imprenditore nonché politico Patriciello e alla sua potenza di fuoco elettorale per convolarci a nozze e impossessarsi del Molise, non cambierà mai nulla. Alle scorse elezioni ci hanno provato sull’onda dell’indignazione nazionale e collettiva i Cinque Stelle, purtroppo senza il risultato sperato. Non sapremo mai se sarebbero stati migliori o peggiori perché le buone intenzioni non bastano di fronte alla prova dei fatti e oggi la spinta propulsiva si è affievolita se non spenta. A livello nazionale la presenza dei parlamentari della regione purtroppo è pressoché insignificante. A cominciare dalla sanità.

Interpreti del nuovo – scollegandosi totalmente dagli attuali partiti, tutti compromessi, sia di destra che di sinistra, peggio ancora quelli che si fingono di centro – potrebbero essere il mondo delle associazioni, del volontariato, dei gruppi di base e di tutti quelli che non si sono compromessi con la nefasta gestione del potere che ci ha ridotti in queste condizioni, nonostante il forte rischio di autoreferenzialità che li attraversa. Qualcosa di nuovo sta nascendo, nell’aria si respira la voglia di pulizia e di rinnovamento. Il cammino è lungo perché non siamo abituati a costruire dal basso, a eliminare le spigolosità in vista del bene comune, a non ritenerci i primi della classe, a isolare gli intrusi che partecipano per conto terzi e quelli che sono sempre pronti a vendersi per un piatto di lenticchie, ma il tempo depone a nostro vantaggio perché la legislatura è ancora lunga e nessuno riuscirà a sbullonare prima della fine del mandato quelli attualmente avvitati agli scranni della regione.

Intanto un primo segnale – non di poco conto – potrebbe partire dai paesi chiamati al voto all’inizio di ottobre. Pretendiamo, come cittadini elettori, competenza e pulizia e così quella cenere, in cui hanno ridotto la nostra realtà, comincerà ad essere fertilizzante e liscivia in vista dei primi frutti nuovi

di Antonio Di Lalla (da lafonte.tv)

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