Oltre le mura
Una nuova avventura per detenuti, iniziata da un paio di settimane presso il Centro di Educazione Ambientale (CEA) Le Fantine
di Anna Di Gregorio (da lafonte.tv)
15 settembre 2021
Continuiamo il nostro viaggio per condividere con chi vive “fuori”, “al di là delle sbarre”, quella che è la nostra vita. Vi chiederete come venga impiegato il tempo, e soprattutto se abbiamo il “grande” desiderio di “rimetterci in gioco”. Ebbene sì. Oggi vi racconteremo questa nuova avventura, iniziata da un paio di settimane presso il Centro di Educazione Ambientale (CEA) Le Fantine.
Siamo inseriti nel progetto A.A.A. Biodiversità Cercasi proposto da Ambiente Basso Molise. Abbiamo conosciuto il CEA Le Fantine che è un presidio culturale impegnato a migliorare la qualità ambientale e culturale dei territori. È una struttura ricettiva all’interno di una area naturale protetta, un luogo storico e culturale di pregio: il bosco Le Fantine che conserva numerose specie arboree ormai rare, come il cerro, il farnetto, il frassino meridionale.
Il CEA Le Fantine propone turismo educativo, naturalistico, storico e culturale, offre soggiorni e percorsi didattici di valorizzazione ambientale e di riscoperta culturale per far crescere nei giovani l’importanza dei valori che i nostri territori conservano.
Innumerevoli le emozioni provate nello stare all’aperto, a contatto con una natura meravigliosa colpita però da uno degli incendi più devastanti che si sia verificato a Campomarino. Non ci siamo persi d’animo, anzi abbiamo cercato di pulire e raccogliere le sterpaglie: lavorare con la forza delle braccia e vedere che il territorio circostante cambia volto non ha prezzo. Offre un senso di libertà, un’emozione che avevamo dimenticato! Momento atteso con tanta gioia, ma anche con un po’ di timore: assaporare la libertà, poterla respirare, poterla quasi toccare.
È il punto di svolta, è il primo contatto con l’esterno. Sentirsi bene con se stessi non ha prezzo, ci si sente come dei bimbi che si affacciano al mondo. Riappropriarsi di spazi, di pause più o meno lunghe, è stato come tornare a vivere. Assaporare la bellezza di quella vita che per troppo tempo è rimasta sospesa… Anche se immersi in un bosco bellissimo, la sensazione che si prova è quella di percorrere un sentiero di montagna, per arrivare in cima. La vetta è, per noi, la riconquista della libertà. È come se ci fossimo messi nuovamente in “cammino”, lungo la “strada” della nostra vita. Immersi in questa meravigliosa natura abbiamo la possibilità di misurarci con noi stessi, con le nostre forze, ma anche con le nostre fragilità. Nelle nostre vite ci sono stati momenti in cui ci siamo dovuti fermare, uno stop non deciso da noi, ma che ci ha aiutato a fare i conti con il nostro bagaglio personale. In questi giorni ci muoviamo a piedi: può sembrare scontato o banale, ma per chi ha avuto spazi ristretti per molti anni, adesso è possibile sentire il meraviglioso profumo di libertà.
Stiamo riportando alla luce tanti piccoli sentieri nel bosco Le Fantine. Tutto sembra fissato, le nostre giornate, il nostro lavoro, ma è veramente così? Per noi è una strada nuova, sconosciuta, che ci sta riportando in superficie. È come se per un lunghissimo tempo fossimo stati sott’acqua ed ora riemergiamo piano piano.
Lungo questo nuovo cammino ci troveremo spesso davanti a bivi, a scelte. Dovremo dar fondo alla nostra fantasia, creatività, inventiva; dovremo tornare ad avere fiducia in noi stessi, nelle nostre risorse e capacità. E poi occorre una bussola, un punto di riferimento esterno, ma più intimo di noi stessi: dobbiamo trovare i nostri punti di riferimento, il nostro Nord.
La natura in questi giorni ci sta rivelando i suoi segreti. Stiamo riscoprendo anche la bellezza del silenzio. Questa natura è densa di voci, di messaggi, di codici nascosti alla fretta e alla superficialità e aperti allo sguardo di chi li vuole cogliere nel profondo. Il silenzio alimenta la calma, la pazienza, la mitezza: insinua in noi lo spirito delle Beatitudini. In questa natura stiamo riacquistando il gusto delle parole: esse vanno riscoperte, curate. Avere compagni che camminano con noi significa condividere un pezzo di vita, godere delle stesse sensazioni, amare le stesse sfumature, provare le proprie forze, la stessa pazienza e la stessa fedeltà. Perché il cammino richiede anche fedeltà: esso nasce da un patto, un’alleanza a cui bisogna essere fedeli, senza venir meno, senza arrendersi, senza mai pensare di avere raggiunto il fondo, perché oltre ogni limite c’è ancora l’incrollabile resistenza ed energia dell’uomo.
La nuova strada che abbiamo cominciato a percorrere è esigente e amica insieme, maestra e sorella, guida e compagna. Ci saranno momenti di stanchezza, di noia. È proprio in questi momenti che si deve avere ben chiaro l’obiettivo finale: la libertà, prima interiore e poi anche esteriore. Tutto questo deve aiutarci a prendere decisioni sane per far fronte agli ostacoli che la vita ci porrà davanti.
La strada che stiamo percorrendo diviene allora il luogo del dono reciproco. Dono diffuso, non disperso, a chi lo vuol raccogliere e portare.
di Anna Di Gregorio (da lafonte.tv)